Spoleto

Festival di Spoleto, la passione coraggiosa di Isabella Ferrari e Silvia Colasanti per il mito di “Arianna, Fedra, Didone”

In Piazza Duomo non è una novità sentir risuonare le note scritte da Silvia Colasanti.

Negli ultimi 3 anni è stata intensa la frequentazione con Spoleto di questa straordinaria, giovane, compositrice che ha una vera passione per il mito e i personaggi della letteratura classica.

Sono state sue, due importanti alzate di sipario per la prima della manifestazione menottiana, Minotauro e Proserpine.

Ma ancora prima, nel 2017, proprio nell’anno successivo a quello del terromoto, in Piazza Duomo il pubblico ascoltò per la prima volta una sua composizione originale, “Requiem. Stringeranno nei pugni una cometa”

Fu un vero successo, ma sopratutto il pubblico di apppassionati ha iniziato a prendere confidenza con le partiture della Colasanti che scrive musica non chiudendosi solo sullo sviluppo del tema musicale ma lavorando molto anche in relazione ai testi o al libretto. E nel caso di questo ultimo capitolo, con la complicità del fido René de Ceccatty.

Arianna- Fedra- Didone, tre monodrammi per Attrice, Coro femminile e Orchestra su testo tratto dalle Epistulae Heroidum di Ovidio. eseguito ieri, 22 agosto, in Piazza Duomo ne è un esempio evidente e al contempo riuscito.

Protagonisti Isabella Ferrari, l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Roberto Abbado, e L’ International Opera Choir diretto da Gea Garatti

Isabella Ferrari, la passionale

Isabella Ferrari si presenta in scena con un vaporoso rosa-Valentino che non lascia spazio a divagazioni sul tema principale della serata: il Mito e le donne.

Racconta l’attrice in una sua recente intervista, prima dello spettacolo, “Arianna è la più giovane, la più istintiva, la vedo come l’onda che si infrange sulle rocce. Fedra è il fuoco, l’illecito, è l’amore che brucia. Didone è una regina, una donna di potere. A me piace tanto Fedra”.

E la Ferrari mantiene la parola. La sua lettura è evidente, colma di sfumature che non allontonano dal singolo personaggio, ma lo affiancano come se si trattasse del racconto di una persona di famiglia.

E’ indubbio che, proprio come annunciato nell’intervista, la lettura più coinvolgente della serata è stata proprio quella di Fedra che innamorata del figliastro Ippolito, scrive una lettera seduttiva per indurlo a cedere ad un amore impossibile e incestuoso.

La voce, il timbro espressivo di Isabella Ferrari (all’inizio dello spettacolo forse tradita da una amplificazione non al massimo delle possibilità tecniche, ma poi migliorata nel corso della serata), non ha una quantità di scale tra alti e bassi che la rendono magnetica, sempre e comunque.

Ma proprio per questo lo sforzo dell’attrice, a suo merito, è quello di riempire di un sentimento forte e solidale la parola scritta che si fa carne per suo tramite.

Un sentimento pari al Gefühl tedesco e che non può mai essere un sentimentalismo, una sdolcinatura letteraria, una romanticheria insomma, ma è un trasporto carnale, una empatia totale con il protagonista della parola scritta.

Ed è per questo che la prova di Isabella Ferrari è stata molto applaudita da un pubblico eterogeneo e molto giovane, presente in Piazza Duomo. Che non si dica, ancora una volta, che la letteratura classica è un lagna, visto che piace a moltissimi giovani che vi trovano anche ispirazione.

La musica di Silvia Colasanti

Se Fedra è l’eroina di Isabella Ferrari, a noi giornalisti di campagna è sembrato che il maggiore coinvolgimento di Silvia Colasanti sia stato invece nella scrittura dei brani per la lettura di Didone e della stessa Fedra.

E questo non perchè Arianna sia un personaggio minore o con poca empatia, ma perchè di fatto amando Teseo che aveva ucciso (grazie alla sua matassa di filo), il Minotauro e che l’abbandona fuggendo per mare, il suo tema musicale era innegabilmente legato alla memoria dell’opera Minotauro andata in scena al Teatro Nuovo nel 2018.

Le note di apertura erano inequivocabili.

Ma la maturità descrittiva della Colasanti raggiunge dei momenti di Gefühl, proprio con Fedra e nel finale con Didone, dove l’Orchestra Giovanile Italiana, magistralmente diretta da Abbado, sprigiona momenti di puro lirismo alternati a durezze e asprezze di sottofondo, dissonanze strumentali che non collidono tra loro.

Magnifici gli ingressi dell’International Opera Choir che canta i testi delle lettere in latino.

Silvia Colasanti costruisce, nota dopo nota, un nuovo capitolo del suo amore per il mito classico, rendendolo al contempo moderno, attuale e pieno di passione coraggiosa..

Una passione che lancia un messaggio chiaro su come non confondere il sentimento con la violenza.

Come nel caso della regale Didone, una donna che sceglie di morire per sua stessa mano con la spada dell’amato Enea che l’abbandona per una nuova avventura in mare. Pur sempre una scelta.

La reazione di Piazza Duomo e del web

A Piazza Duomo sono calorosi e prolungati gli applausi per questo nuovo capitolo di un Festival, nell’ultimo anno di direzione artistica di Giorgio Ferrara, che torna ad accogliere molti giovani tra il pubblico.

In epoca di Pandemia, un segnale di grande incoraggiamento, che Silvia Colasanti, Isabella Ferrari, l’Orchestra Giovanile Italiana e L’ International Opera Choir diretto da Gea Garatti rendono concreto.

Talmente concreto che non c’è migliore descrizione di ciò che accaduto in Piazza Duomo di quello che scrive in un commento alla serata, sulla pagina ufficiale di Facebook del Festival, una appassionata spettatrice e che riportiamo testualmente:

Chi mi ha tradita mi sembrava degno e affidabile”. La modernità dei grandi autori del passato. Donne del mito. Donne di sempre. Tre monologhi tratti dalle Epistulae Heroidum di Ovidio, recitati da Isabella Ferrari con vigore e senza alcuna indulgenza romantica dentro il liquido amniotico della musica scritta da Silvia Colasanti.

Ero là, catturata per un’ora dallo streaming nel teatro stupendo della Piazza del Duomo a Spoleto. (Marta Pirozzi)

Che sia un nuovo inizio dunque!

Foto: Festival dei Due Mondi-AGF