Quando un collega chiede a Giorgio Ferrara qual è il weekend più difficile del Festival, il Direttore Artistico risponde deciso, “quello che sta per arrivare”. Sembrerebbe una affermazione ovvia, se non fosse che il secondo weekend di cui oggi in conferenza stampa settimanale si relaziona l’andamento, ha fatto contare quasi 30mila presenze nei sistemi di mobilità alternativa cittadina. Considerando che nel primo fine settimana si era arrivati a 25mila e che già in quel caso la cifra era superiore alla corrispondente dello scorso anno, si può ben dire che anche questa seconda settimana di Spoleto62 ha segnato numeri decisamente interessanti. Talmente interessanti, che per la prima volta (se non ci inganniamo) da quando è entrata in funzione la Mobilità Alternativa, i parcheggi di servizio sono rimasti chiusi in più di una occasione (per qualche breve intervallo di tempo) perchè al completo.
Anche se, come per i precedenti incontri, Ferrara, il sindaco e presidente della Fondazione, Umberto de Augustinis e il vice presidente Dario Pompili, non accennano a cifre precise che vengono invece rimandate alla conferenza stampa di chiusura di domenica 14 luglio, la netta sensazione per chiunque sia venuto in contatto con la manifestazione, sia come spettatore che come semplice turista o cittadino del territorio, è stata quella di essersi ritrovati in una delle grandi città internazionali d’Europa.
Decine di lingue diverse parlate, teatri presi d’assalto, code al botteghino, tanti giovani nelle principali piazze dello struscio, in testa piazza del Mercato, ormai luogo di culto della città sia durante il Festival che nel corso dell’anno.
Giorgio Ferrara poi aggiunge un aneddoto che somiglia un pò alla famosa teoria berlusconiana anti-spread, “ho tentato di andare al ristorante e non ho trovato posto”. E per fortuna che non abbiamo aeroporti, altrimenti nemmeno si volava. “Vedrete, incasseremo di più…”, la butta li Ferrara che di solito sui vaticini o ci azzecca o ci va sempre vicinissimo.
Ma, al netto degli aneddoti, nella settimana dal 1 al 7 luglio, gli spettacoli andati in scena a Spoleto hanno superato di molto ogni più rosea prospettiva di successo.
In testa il Jean Paul Gaultier Fashion Freak Show (CLICCA QUI), ancora oggi motivo di apprezzamento per qualità artistica e grande impiego di mezzi tecnici, come spesso non se ne vede in Italia ed anche in Europa, pari forse al solo concerto di Prince a Umbria Jazz nel 2011.
Cinque repliche tutte soldout nonostante un prezzo non proprio popolare. Ma anche Esodo di Emma Dante, Ode to The Master del Dutch National Ballett, e Coltelli nelle galline con Eva Riccobono, campioni di gradimento. Capitolo a parte il concerto di Vinicio Capossela (CLICCA QUI), un momento poetico e musicale di grande spessore che ha aperto una nuova pagina nella programmazione festivaliera.
In settimana poi ancora presenze importanti per gli spettacoli di lunga programmazione come Berlin Kabarett con Marisa Berenson o La Ballata della Zerlina, con Adriana Asti e Lucinda Childs. Concerti di Mezzogiorno ed eventi collaterali sempre molto seguiti, come ad esempio gli appuntamenti di Spoleto Segreta e Sotterranea, Paolo Mieli e l’Elogio dell’Oblio, Il Festival dietro le Quinte, il concerto della Banda dell’Esercito, e l’appuntamento su Don Sturzo “Appello ai liberi e forti”.
Intanto, mentre scriviamo, è già lunga la fila davanti al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti ( c’erano ragazzi seduti sulla scalinata già alle 18 di oggi pomeriggio) per il concerto di Mahmood, spostato da Piazza Duomo al Nuovo in virtù dell’allerta meteo-giallo della Protezione Civile che dava in arrivo sull’Umbria una perturbazione che sta procurando danni enormi sulla costa mediterranea.
Un provvedimento prudenziale ed anche un pò risolutore, vista l’impossibilità (in caso di maltempo) di trovare una nuova data con l’artista vincitore di Sanremo e che ha comportato la chiusura anticipata a ieri della vendita dei biglietti e qualche centinaio di ragazzi rimasti senza possibilità di godersi lo spettacolo, e vista anche una prevendita ferma a circa 800 biglietti. In una Piazza Duomo senza sedie, sarebbe stato un colpo d’occhio poco piacevole.
Il programma dell’ultima settimana, illustrato da Giorgio Ferrara, riserva ancora appuntamenti di grande interesse. Primo tra tutti Bauhaus 1913-1933: il cantiere della modernità, con l’attesa per il Balletto Triadico di Oskar Schlemmer e per Quadri di un’ esposizione di Wassily Kandisky e Modest Musorgsky. “Una chicca…”, la definisce un compiaciuto sindaco Umberto de Augustinis.
A seguire il duo Stefano Bollani – Hamilton De Holanda, un duo stellare di musicisti, nati con il jazz (Bollani) e con la tradizione popolare del Choro (De Holanda), che ai concerti insieme non si limitano mai ad un programma predefinito, ma che riescono sempre a coinvolgere il pubblico sia emozionalmente che sull’onda dei ricordi o anche per una semplice “rivoluzione” musicale. Non è raro vedere Bollani suonare di tutto, seggiolino del pianoforte incluso.
Giallo, ma a lieto fine, l’annullamento di una delle repliche dello spettacolo di Corrado Augias su Lucrezia Borgia. Il consigliere della Fondazione Festival verrà ad onorare l’impegno con Spoleto, ma con una gamba ingessata. Augias infatti si rotta una caviglia ed è questo il motivo per cui non può oggettivamente mettere in scena le due repliche previste inizialmente.
Sul Concerto in Piazza, non ci sono molte altre cose da aggiungere se non che le musiche di Verdi, la direzione di Daniele Gatti e coro e orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, hanno esercitato una attrazione irresistibile sul pubblico festivaliero, tant’è che lo stesso era pressochè al completo sin dai primi giorni di apertura.
Si parla da giorni di una possibile parata di personaggi illustri al Concerto Finale di Spoleto62 e tra questi anche del politico sulla cresta dell’onda (senza gommone), ovvero il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini.
Sia Ferrara che de Augustinis confermano un certo trambusto nelle loro segreterie, ma non si sognano di dire a causa di chi, come e perchè.
Una mezza conferma che riporterebbe in Piazza Duomo quelle presenze “di rito” che all’apertura del Festival erano completamente sparite.
Salvo allerta gialle della Protezione Civile, o sbarchi improvvisi.
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Foto repertorio TO