Si è tenuto oggi l’incontro con la stampa locale di Spoleto, voluto dalla Direttrice Artistica del Festival dei Due Mondi, Monique Veaute, per riallacciare i rapporti con gli operatori della informazione dopo il cambio di gestione con Giorgio Ferrara, avvenuto a settembre 2020.
Un incontro per certi versi atteso perchè scevro dalle formalità di rito come quelle dell’appuntamento in programma per il 9 aprile prossimo, data in cui si dovrebbe tenere la presentazione ufficiale del Festival ( probabilmente su Zoom) con la stampa nazionale e internazionale e con il riconfermato Ministro, Dario Franceschini.
La Veaute, nell’incontro odierno era affiancata dal neo- consigliere per la musica e coordinatore comunicazione, editoria, stampa del Festival Marco Ferullo e dal Direttore Generale, Paola Macchi.
Nel ribadire il ruolo della stampa locale, come veicolo quotidiano di informazione durante lo svolgimento del Festival, ma anche come termometro della società spoletina a cui la Veaute ha più volte detto di dare grandissima importanza, l’incontro odierno ha aggiunto qualche significativo dettaglio in più sull’organizzazione generale della manifestazione.
Resta top secret il programma (a parte ciò di cui è già stato dato annuncio nei mesi scorsi) soprattutto perchè per ammissione della stessa direttrice artistica “esiste il programma 1, il programma 2 e probabilmente anche il 3”. Il tutto cercando di sdrammatizzare il rischio di eventuali impedimenti causa pandemia.
Assoluta novità, anche se qualche accenno era stato fatto in un incontro precedente proprio a seguito di una domanda di Tuttoggi, la Veaute rende concreto il contatto con Umbria Jazz per stilare un programma comune con la kermesse di patron Carlo Pagnotta.
“Ci siamo sentiti con il Sig. Pagnotta e appena lui avrà definito il programma di UJ ci metteremo d’accordo per fare qualcosa in esclusiva a Spoleto. Siamo due eccellenze, non solo dell’Umbria, ma nazionali e internazionali. E’ un modo reciproco di riconoscerci”.
Un proposito che sicuramente farà storcere il naso ai soliti ossequianti del rito menottiano, ma che per quanto ci riguarda ha quel tanto di saggezza che ovvierà con intelligenza anche alla perniciosa abitudine di sovrapporre le date di programmazione delle due manifestazioni.
Ci mette poi “il carico” anche Marco Ferullo che, in una conversazione a fine incontro, svelerà la sua formazione musicale legata anche alla musica elettronica contemporanea, materia prossimamente protagonista nel programma festivaliero.
Non sono lontanissimi gli anni in cui al Conservatorio di musica “F.Morlacchi” di Perugia veniva messa in piedi una rassegna di grandissimo spessore culturale, “Segnali” in cui sono stati ospitati protagonisti mondiali del genere come Nicholas Isherwood, Alvin Curran, Francoise Barrière e Patrizio Fariselli (ex-Area), con qualche omaggio al Festival stesso e con una lungimiranza creativa in campo musicale poi emulata a fine gestione Ferrara con la contemporaneità delle opere di Silvia Colasanti.
La Direttrice Artistica dedica anche due parole al teatro, svelando che la Rocca Albornoziana diventerà la sede ufficiale della residenza artistica estiva dei giovani allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, che come sempre si dedicherà ad un fitto programma di ricerca e pratica sui testi classici e non del panorama teatrale internazionale.
Così come la collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria porterà a rivedere l’indirizzo artistico sul teatro che non sarà più prevalentemente di sperimentazione e fuori dal testo, ma invece molto più legato agli stilemi classici della messa in scena attoriale. Non un vero passo indietro, ma un modo distante dal periodo ferrariano di scegliere i protagonisti di questo settore.
Spiega Monique Veaute, “Dal momento che si allestisce uno spazio come Piazza del Duomo, non si capisce perchè vi si fa solo un concerto. E allora li faremo il concerto di apertura con musica francese diretta da Ivan Fisher e il concerto finale con Antonio Pappano e prossimamente vorrei fare anche il balletto li. La situazione è ottimale per la danza, e inviteremo coreografi di fama internazionale. Riutilizzeremo il complesso di San Nicolò, San Simone, e Sant’Eufemia, il Teatro Romano, Palazzo Collicola etc. Ma il Vescovo non vuole che si utilizzino le chiese e quindi dobbiamo per forza tenere in considerazione solo gli spazi di proprietà comunale.
“Teniamo molto e stiamo facendo una battaglia per l’Auditorium della Stella– annuncia la Direttrice Artistica- uno spazio bellissimo ma in cattive condizioni, di grande capacità artistica, e su questo abbiamo fatto un progetto magnifico che lo trasformerà in qualcosa di simile al Théâtre des Bouffes du Nord diretto da Peter Brook.
Ci sarà una gradinata di 150 posti, camerini e una via attrezzata per le informazioni. In futuro sarà un posto anche per la città e non solo per noi. Il Festival investe direttamente su questo 100mila euro circa. Ci sono attrezzature più professionali poi che compreremo con l’intenzione di ammortizzare le spese su più anni, invece che noleggiarle come si faceva prima, come i tappeti per la danza.”
Paola Macchi aggiunge poi un chiarimento di non poco conto sul progetto organizzativo generale del Festival. “Quello che Monique ha raccontato è un programma con orizzonte quinquennale dal punto di vista artistico, ed esiste anche un progetto gestionale che parte con la prima edizione del Festival (guidato dalla Veaute ndr.) ma che una prospettiva di progettualità quinquennale in particolare su due temi attuali: la sostenibilità e la coesione sociale.
Sono i due ambiti su cui stiamo focalizzando la nostra attenzione, sia da un punto di vista artistico (si scelgono dunque tematiche attinenti) sia con una rete di partenariato con chi ha sensibilità per questi temi. E’ nostra intenzione mettere adottare pratiche virtuose. Stiamo stilando anche un protocollo d’intesa con il Comune su questi aspetti
Saremo attenti all’utilizzo di materiali riciclabili, abbandoneremo la plastica ( come quella dei badge) etc. è nostro dovere avere una cura su questi temi.
Aumenteremo le sinergie con il territorio, creeremo dei rapporti forti con le realtà locali anche dal punto di vista delle promozioni ed è una cosa in cui crediamo molto, come le collaborazioni con le realtà locali.
Aggiunge Monique Veaute, in chiusura, “Il Festival è nel dna della città e c’è una vicinanza legata ai 63 anni di storia della manifestazione. Più generazioni sono venute a contatto con il Festival”.
E sulla enorme quantità di materiale storico ben conservata nel deposito di San Nicolò la Direttrice Artistica ribadisce l’intenzione di andare avanti con il progetto del Museo Storico del Festival.
Il Festival dunque cambia pelle e diventa di fatto una di Società Benefit.
Le Società Benefit qualificano aziende che danno alla propria strategia nuovo imprinting nell’oggetto sociale. Nell’esercizio dell’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, (anche se non è il caso specifico del Festival) l’azienda ha una o più finalità di beneficio comune e opera in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori, ambiente, beni, attività culturali, sociali, enti, associazioni e altri portatori di interesse.
Alla fine tra le tante vite di una manifestazione antica come il Due Mondi, ma in costante evoluzione, c’è anche questa novità. Dunque il cuore batte ancora, e il malato moribondo del 2008 sembra essere sempre un più un lontano ricordo, una immagine sbiadita e consunta.