Sara Minciaroni e Sara Cipriani
Portano le carte gli amministratori, ma non sferrano attacchi. Mettono nero su bianco i fatti e lasciano che tutti siano liberi di farsi un'idea propria sulla querelle del momento: Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Spiegano anche che quella non di partecipare alla “assemblea cittadina” di lunedì scorso è stata una scelta precisa. Quella di rispettare il ruolo delle istituzioni e “non farsi dettare l’agenda dal privato”, oltre che il non volersi esporre probabilmente ad un “linciaggio” mediatico da chi avrebbe scandito il ritmo della discussione. “Se ci avessero invitato ad un confronto pubblico in un modo diverso e non attraverso i giornali saremmo andati senza problemi” hanno spiegato questa mattina gli assessori alla cultura di Regione e Comune Fabrizio Bracco e Andrea Cernicchi.
La Regione ha sempre sostenuto il Festival. Il nome di Arianna Ciccone nel discorso dell'assessore Fabrizio Bracco non viene mai nemmeno espressamente fatto. Non scende mai sul personale in tutta la parte in cui snocciola dati, cifre ed episodi in cui viene ricostruita la storia dei finanziamenti alla manifestazione. “Che il festival del giornalismo fosse un valore e che abbia ottenuto grandi successi, che sia stato ben organizzato e ben condotto – spiega Bracco – lo abbiamo sempre detto e non ci piove Ma che sia stato trascurato dalla Regione questo non è vero”. Un Bracco un po’ ingessato insomma che però non trascura mai di ricordare quanto il Festival sia importante per la città e per la regione auspicando una “ricucitura” con gli organizzatori. “Forse non andremo a cena insieme ma ciò non toglie che il sostegno al Festival dagli enti non verrà meno”.
Un paio di sassolini – Solo sul finale lascia i panni istituzionali e avverte: “Adesso mi tolgo un sassolino personale”. Di essere “accusato” di utilizzare il “metodo del ricatto” l'assessore proprio non ci sta: “Sfido chiunque a dire se nella mia carriera ho mai usato il metodo del ricatto o dei favori in cambio dei favori. Chi pensa al ricatto pensa al mondo come diviso tra amici e nemici e favori per favori. Chi chiede rispetto deve essere rispettoso degli altri”.
Il secondo sassolino l’assessore Bracco se lo teneva nelle scarpe già da un anno. O almeno da quando il logo della Regione Umbria non compare più tra quelli degli sponsor del Festival, nonostante i contributi. “Eppure siamo il primo finanziatore”.
“Vi preghiamo di rimanere”- L’assessore alla cultura del Comune di Perugia usa toni più emotivi e racconta come la città di Perugia abbia accolto “una napoletana e un inglese con una grande idea. Sostenendoli. Perché siamo la città che accoglie per tradizione politica e sociale. E così abbiamo accolto le loro idee, la loro passione e di loro gran cuore”. “Oggi sono preoccupato perché proprio nelle ore in cui viene valutata la candidatura di PerugiAssisi 2019 questa vicenda diventa una vetrina negativa per ‘le istituzioni cattive che tagliano i finanziamenti e si negano al telefono’ e invece siamo preoccupati che il Festival vada via, abbiamo enorme stima per gli organizzatori, per il lavoro che hanno fatto in questi anni”. A Cernicchi non va giù che Perugia sia stata portata alla ribalta della cronaca nazionale per colpe che non si sente di aver commesso. Rivendica inoltre, con forza, che il dovere di un Comune è anche quello di seguire tutta una serie di iniziative che vivono in città e che la fanno vivere. Per cui da un bilancio pari a zero (questo l'importo a disposizione del Municipio in fatto di cultura) con quanto si recupera dai fondi europei e grazie agli sforzi di alcuni sponsor si devono trovare risorse per quante più espressioni culturali possibili. Per il festival fin qui ci sono stati 20mila euro l'anno, per il 2014 Palazzo dei Priori si è impegnato per 40mila, il doppio. “Mi rivolgo agli organizzatori pregandoli di ritornare sui loro passi – spiega – ma se 200mila euro dal pubblico non bastano allora veramente la nostra terra di più non può dare”.
La scelta politica e le risorse – Enti costretti a tirare una coperta che risulta sempre troppo corta a fronte di una costellazione di eventi di cui l’Umbria è ricca che la rendono una terra “di alta qualità sociale e piena di vitalità culturale”, sostiene Bracco. Non che il valore del Festival non venga riconosciuto, questo è ovvio, gli stessi Bracco e Cernicchi la pongono nella terna delle “venerabili” del capoluogo con Umbria Jazz e la Sagra Musicale Umbra ma non dimentichiamo che la creatura “Ciccone-Potter” è già la più finanziata dal pubblico sia esso Regione, Comune o Camera di Commercio. Per non parlare dei grandi sponsor privati, in particolar modo quelli bancari, che, esprimendo interesse per il territorio, con il territorio di confrontano e ne raccolgono “orientamenti”.
Centomila euro all’anno dalla Regione – Questa è la cifra che il Festival ha ricevuto di media dalla Regione dell’ Umbria. “Nel triennio 2010-2013 siamo la terza regione tra quelle non a statuto speciale con la più alta spesa pro capite per la cultura”, questo ci tiene a ricordarlo Fabrizio Bracco sottolineando la trasparenza con cui vengono dati i contributi, ai quali vanno sempre e comunque aggiunti gli usi gratuiti di alcuni servizi, come l'utilizzo delle sale durante le giornate del festival, che hanno un valore di oltre 20 mila euro nelle ultime 5 edizioni del Festival. E sottolinea come nei conti Ciccone e Potter ci si sia dimenticati dei 15 mila euro ricevuti attraverso Apt (Azienda di Promozione Turismo) o dei 20mila messi a disposizione da UmbriaSì per un panel sull'editoria del Turismo, settore il cui assessorato è sempre in capo a Fabrizio Bracco. “I due anni con i finanziamenti più alti – spiega Bracco – sono il 2010 e 2011 con rispettivamente 129 e 119mila euro, presentati in giunta dal sottoscritto. Il problema si è presentato nel 2012 – solo 60mila euro, se non si conta APT – un caso eccezionale perché all'appello manca l'importo che doveva essere deciso in fase di assestamento di bilancio, fondi che furono convogliati sull’emergenza di Umbria Mobilità”. Di fronte a questa “mancanza” la Regione si era impegnata ad un “risarcimento nell'anno successivo. Ossia il 2013, anno per il quale sono già stai versati 60mila euro e al consuntivo non si è ancora arrivati.
La Presidente aveva messo sul piatto 120 mila euro. A seguito di un incontro congiunto con il Comune, assessorato alla cultura e organizzatori, circa una settimana prima dell'ormai noto annuncio, la Presidente Marini si era impegnata per un incremento (nell'ambito delle possibilità), arrivando a considerare una cifra certa di circa 120 mila euro, “la delibera era pronta per la giunta, prima che il caso si creasse e non siamo certo corsi ai ripari mossi “dalle urla”. “La delibera è li congelata fino a quando la situazione non si sarà chiarita, ci facciano sapere per quanto tempo dobbiamo tenerla congelata” chiude l'assessore Bracco.
L’ arte è un romanzo – Anche questa vicenda rischia di diventarlo se la pace non sarà presto fatta. In realtà il capoverso trae spunto dal titolo di una mostra esposta a Palazzo della Penna e inserita nel programma dell'IJF13, che è stata polemicamente tirata in ballo proprio dalla Ciccone. E' l'assessore Cernicchi a fare chiarezza in merito alla dichiarazione sul finanziamento alla mostra, rilasciata dalla organizzatrice ad un quotidiano locale. “La mostra non è costata 190mila euro, ma 148 ed è stata sponsorizzata privatamente per un complessivo di 90mila euro. Il resto l'ha messo il Comune”. In quell'occasione, giusto per sputare sul piatto dove uno mangia, “Il filo di Arianna” (Srl di cui la Ciccone è amministratore) aveva curato il servizio di ufficio stampa per un compenso di ulteriori 5 mila euro. Al di là dell'errore sull'importo, la considerazione che ha destato indignazione è stato l'entrare nel merito dell'evento, come se quella mostra, rispetto al festival, non fosse “altrettanto meritevole”. “La mostra di Palazzo della Penna – ha detto Cernicchi – ha rappresentato il tentativo di dare una risposta alle esigenze di cultura contemporanea da più parti sollevate, senza dimenticare – ha ricordato l'assessore – che con da quell'iniziativa è partito l'input per fornire lavoro a tredici persone, con un sistema che non ha comportato nessun aggravio economico per l'amministrazione pubblica”.
La partecipazione – E tra le domande e le riflessioni dei tanti giornalisti, patron, imprenditori e cittadini che hanno gremito Sala Fiume a Palazzo Donini, questa mattina è uscita anche qualche suggerimento interessante, che stupisce non sia già stato messo in campo negli anni precendenti: accesso ai bandi europei per ottenere ulteriori finanziamenti e una partecipazione al “board” da parte della Pubblica Amministrazione regionale. Così, tanto per “metterci il cappello” e non restare di edizione in edizione con il fiato sospeso, alla mercé di un'azienda privata, che mette in campo un buon prodotto, di proprietà privata, di cui determina il valore e che posiziona sul mercato a disposizione del migliore offerente. Perchè la partecipazione pubblica c'è, ma a fondo perduto, se non si lega ad un ritorno “vincolato”.
Questo è di fatto il nodo della questione. Quel nodo che nei prossimi giorni, potranno sciogliere – bontà loro – solo gli organizzatori dell'IJF-forse14. E tra un “ripensateci” dell'assessore Cernicchi e un “I soldi sono a disposizione” dell'assessore Bracco, suona inaudito che le sorti di uno dei principali eventi legati alla città di Perugia e per estensione all'Umbria tutta, siano così fragili da stare nelle mani di due soli cittadini.
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