“I salti quantici della tecnologia ci mettono a confronto costantemente con l’abisso tra ciò che è reale e ciò che è meno reale”.
Così definisce Oneohtrix Point Never, al secolo Daniel Lopatin– guru internazionale della musica elettronica contemporanea- la nuova sensazione che pervade i suoi lavori: la facilità e l’euforia che ne derivano, ma al contempo anche la noia nebulosa di un facsimile di vita surrogato e disincarnato. E si badi bene, Lopatin parla di “ciò che è meno reale”, ma non del tutto irreale.
Quasi si volesse ammettere che ci sia una sorta di resurrezione del vero, oltre ogni fisica quantica.
In tutto questo ragionamento, che può sembrare patrimonio di conoscenza per smanettoni contemporanei, si inserisce invece una variabile inaspettata che nel concerto del 3 luglio al Teatro Romano non era per nulla scontata, soprattutto per il tipo di pubblico presente.
Oneohtrix Point Never– Daniel Lopatin, è apparso come un ammanuense del XIII° Secolo che in assenza di un linguaggio codificato e comprensibile erga omnes, cerca di trasmettere tutte le informazioni possibili anche con l’aiuto della miniatura, costruendo un suo linguaggio specifico.
Un genio medievale, a cui interessa diffondere, con il massimo della empatia possibile, un messaggio di condivisione e di conoscenza che susciti curiosità e faccia scoccare scintille di illuminazione, possibilmente quantiche. Suono e immagine del resto sono all’origine della vita, prima ancora che arrivi la parola.
“Lopatin ha trovato un modo per rendere l’esperienza frammentata della nostra epoca attuale non solo bella, ma anche vera”, racconta il critico Simon Reynolds confermando una certa tendenza alla ricerca di ciò che desideriamo percepire come reale.
Lopatin costruisce un concerto per Spoleto, non forzando suono e immagini per piegarle al suo concetto di verità, ma cercando invece di compiere un atto filosofico simile a quello degli Ermetisti di Hermes Trismegisto: “È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica.”
Ed il Teatro Romano era senza dubbio una cosa unica nella serata del 3 luglio. Tanto negli applausi come altrettanto nella fascinazione per una musica elettronica che aveva una sua “armonia del comporre” ben delineata.
Classe 1982, tra i più influenti musicisti elettronici dei nostri giorni, il produttore statunitense in dieci anni ha costruito la sua reputazione scrivendo composizioni elettroniche elegiache e ultraterrene. A Brooklyn, nell’epicentro della scena indipendente americana, in pochi anni è diventato un punto di riferimento trasversale per molte band, non solo nell’ambito dell’elettronica.
Agli appassionati del genere non sfuggono le sue collaborazioni con nomi quali FKA Twigs, Caroline Polachek, Arca, Rosalía, Charli XCX, Anohni, Nine Inch Nails, i registi Josh e Benny Safdie e The Weeknd con cui lavora per After Hours e Dawn FM .
Proiettati sullo sfondo del Teatro Romano, i visual dell’artista digitale Freeka Tet (assieme ad animazioni digitali realizzate dal video-artista Nate Boyce) accompagnano la musica di OPN e conducono il pubblico attraverso un surreale spettacolo di marionette. Il tutto condito da frammenti di immagini cartoon e riferimenti alla cultura pop: un collage che riflette in modo sorprendente il vortice di suoni della musica “armonica” di Oneohtrix Point Never.
OPN è talmente conosciuto ed apprezzato in ambito internazionale che ieri sera al Romano, ha fatta la sua comparsa improvvisa uno dei giganti della musica degli ultimi 60 anni, Giorgio Moroder.
Raccontare chi è il celeberrimo produttore discografico, compositore e Disc Jockey italiano, richiederebbe un articolo di almeno una decina di pagine. Vi rimandiamo alla scheda sintetica della sua biografia –CLICCA QUI- rammentandovi i 3 premi Oscar vinti. Nel 1979 per la migliore colonna sonora col film Fuga di Mezzanotte e altri due alla migliore canzone (nel 1984 per Flashdance e nel 1987 per Take my breath away.
Seduti in platea anche Alessandro Baricco e la direttrice Monique Veaute. Ma il vero mentore della apprezzata serata di musica contemporanea, è il Consulente Musicale del Festival, Marco Ferullo, a cui si deve sin dalla prima edizione una attenta ricerca verso la sezione della Musica Elettronica.
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)