Dove si andasse a parare con la 61^ edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto lo si era capito già dalle anticipazioni offerte alla stampa dal Direttore Artistico del Festival, Giorgio Ferrara, lo scorso 2 aprile in occasione del Concerto di Pasqua al Teatro Nuovo.
L’opera inaugurale Minotauro, affidata dal Festival alla magistrale sapienza musicale di Silvia Colasanti ma ancor più il libretto dell’opera, tratto dal racconto di Friedrich Dürrenmatt e modellato in modo tale che il mito del Minotauro si trasformi in una ricerca interiore, quasi un “dramma umano”, è stata la spia di un fil rouge che ha legato l’intera programmazione del 2018. Suggello alla chiusura di Spoleto61 in chiave spirituale e psicologica, l’oratorio Jeanne D’Arc au Bucher con la voce recitante di Marion Cotillard e la musica di Arthur Honegger che non lascia spazi al dubbio.
Non c’è infatti spettacolo, tra quelli presentati oggi a Roma nell’Auditorium del Maxxi, che non abbia in sè un rimando, un filo conduttore, una drammaturgia che faccia pensare alla più dura delle ricerche interiori, quasi si dovesse scavare in questa edizione, oltre il proprio corpo materiale alla ricerca di quelle impronte profonde dello spirito che sono preesistenti ma ormai appannate, sbiadite, da quello che il compianto Gillo Dorfles definiva efficacemente Horror Pleni. In sintesi, “il troppo di tutto”.
Lo stesso manifesto di Spoleto61 è l’immagine riflessa del programma, un volto, “Giulio Cesare” svela Ferrara, immortalato a filo d’acqua da Fabrizio Ferri in una sorta di affioramento della identità, come da un liquido amniotico da cui tutti proveniamo, e che Antonella Russo, in una nota a commento dell’immgine, descrive così “ Io sono Tranquillità, Pacificazione, Armonia”.
E se il rito collettivo della presentazione non fosse già abbondantemente segnato di simboli intimisti, non appena Giorgio Ferrara inizia la sua presentazione, quest’anno seduto in perfetta solitudine davanti alla platea, le luci del Maxxi si abbassano ulteriormente, con grande scorno dei tecnici video e dei fotografi presenti che hanno faticato non poco a tirare fuori delle immagini decenti. E così dalla messa in scena classica al lettino dello psicanalista, il passo è breve.
Su una cosa però Ferrara non cede di un millimetro, aldilà della introspezione animica, ed è la conta dei numeri della manifestazione e il riconoscimento del merito, il suo, che lo porta a dire con enfasi sin dalle prime battute, “Il Festival dei Due Mondi di Spoleto ha varcato la soglia dei 60 anni e oggi vive una fase di nuovo splendore, confermata da risultati qualitativi e numeri di grande soddisfazione. Una sfida vinta, che ci fa guardare al triennio che sta per avere inizio con sempre maggior fiducia e ci spinge a proseguire il nostro percorso nelle Arti con la consapevolezza di chi crede nel coraggio e nell’efficacia della cultura.”
Ed aggiunge, “Vorrei sottolineare per prima cosa lo spazio che Spoleto dà ai giovani talenti, che da noi lavorano al fianco di grandi artisti. Eppoi gli importanti allestimenti operistici che, con le tournée internazionali, tengono alta l’attenzione su Spoleto per tutto l’arco dell’anno, assicurando un ritorno economico che dà forza al budget del Festival”. Il tutto in attesa del nuovo ministro della cultura che tarda ad arrivare. E con lui il governo intero.
Oltre le anticipazioni già note e per le quali vi rimandiamo al link sopra, oggi a Roma sono state annunciate alcune novità di tutto rispetto. Innanzitutto il completamento del classico programma di danza al Teatro Romano che vedrà arrivare, oltre l’attesa Lucinda Childs Dance Company (indiscrezioni dicono che la compagnia si scioglierà dopo questa ultima tournée celebrativa), la Compagnie Jean Claude Gallotta con My Ladies Rock. Il pioniere della danza francese in un excursus coreografico per le donne del rock e con la loro musica. Un punto di vista sul genere musicale di ampio respiro e molto nuovo. Anche qui non sfugge la ricerca della identità attraverso un genere musicale monopolizzato dagli ormoni maschili.
Torna poi a Spoleto John Neumeier ed il suo Hamburg Ballet con una prima assoluta Old Friends, ovvero un collage di brani che esplorano le mutevoli condizioni delle relazioni umane tra momenti perduti e presagi futuri.
Oltre l’attesa per la prima volta a Spoleto di Alessandro Baricco con la lettura del suo Novecento, molto aveva incuriosito l’anticipazione sulla nuova messa in scena affidata a Romeo Castellucci e di cui si sapeva che si sarebbe tenuta in una palestra cittadina. Oggi scopriamo che la scuola è la Fernando Leonardi di San Giovanni di Baiano, che ospiterà non più di 60 spettatori alla volta (ci saranno delle navette che da Spoleto serviranno comodamente il luogo della pièce) e che il titolo completo del lavoro è:
Giudizio. Possibilità. Essere. Esercizi di ginnastica su “ La morte di Empedocle” di Friedrich Holderlin- da eseguire in una palestra.
E’ già tanto che qualcuno non abbia avuto una crisi di identità già così. Repliche in abbondanza (ben 11) per il lavoro di Castellucci che si preannuncia come l’evento “off” di Spoleto61.
Non potendo essere presente al Festival per impegni precedenti Robert -Bob- Wilson che per Ferrara è ormai come la coperta di Linus (la psicanalisi torna a farla da padrona), per Spoleto61 arriva invece They un lavoro interessante sulla identità di genere di Maria Kavallieratos del The Watermill Center/ Laboratory for Performance diretto da Wilson in persona. Una performance coreografata, a metà tra drammaturgia wilsoniana e balletto contemporaneo che non farà certo sentire “orfani” gli amanti del regista texano, senza stivali. Di sicuro però una novità degna della natura festivaliera.
Tutti da vedere poi, Dopo la prova di Ingmar Bergman con Ugo Pagliai e Manuela Kustermann (un gradito ritorno a Spoleto), Lettere a Nour con Franco Branciaroli, una pièce che farà discutere per la sua attualità legata al tema dei martiri della jihad, l’unica data di Donna Fabia con Adriana Asti sulla poesia milanese di Carlo Porta, il difficile Mussolini: io mi difendo di Corrado Augias, Emilio Gentile e con il ritorno a Spoleto del bravissimo Massimo Popolizio ed infine Decameron 2.0 di Letizia Renzini, coproduzione del Teatro Metastasio di Prato e lo Spoleto Festival.
Non mancano due sciccherie, a nostro modesto parere, con Silvio Orlando in Si nota all’inbrunire-Solitudine da paese spopolato, ovvero la storia di un anziano malato di “solitudine sociale” e Ramona del Gabriadze Theater di Rezo Gabriadze, regista, sceneggiatore, pittore, scultore, architetto, marionettista ma non troppo, una sorta di patriarca georgiano che non si sposta dal suo luogo di origine ma che scrive, come nel caso di Ramona di affascinanti amori tra due locomotive a vapore. Come si potrebbe non andare a vederlo?
Citiamo, in chiusura della sezione teatro, lo spettacolo Bells and Spells (Campanelli e incantesimi) di Victoria Chaplin Thierrée (figlia di Charlie Chaplin) e Aurélia Thierrée. La piece racconta gli inconvenienti fiabeschi che una cleptomane incallita avrà con gli oggetti che ruba. E così il cerchio psicanalitico di Spoleto61 si chiude sulla cleptomania.
Meno male che la musica non ha confini lessicali e tanto meno psicologici. E così la salvezza della mente è affidata ai tradizionali Concerti di Mezzogiorno a cura dei Conservatori italiani e ai Concerti della Sera a cura del Conservatorio Morlacchi di Perugia. Ricordiamo il concerto evento “pop” con Francesco De Gregori a Piazza Duomo e l’attesa The Beggar’s Opera di John Gay ovvero la prima Commedia Musicale della storia.
Da non perdere la programmazione de La MaMa Spoleto Open di La MaMa Umbria International coordinata da Adriana Garbagnati, una realtà splendida che invita gruppi teatrali internazionali, sopratutto composti da giovani talenti.
Come sono giovani, brillanti ed affascinanti i ragazzi dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” che saranno presenti al Teatrino delle Sei Luca Ronconi dal primo fino all’ultimo giorno di programmazione.
Come da tradizione ci sarà il Premio Carla Fendi, il Premio CaRiSpo, il Premio Monini-Una finestra sui Due Mondi e il Premio La Repubblica “Giovane talento”.
Un nuovo interesse per la Fondazione Carla Fendi, oggi guidata da Maria Teresa Venturini Fendi, che per la prima volta si apre alla Scienza. Scienza come ricerca, intuizione. Scienza come Arte. Con questo spirito la Fondazione porta al Festival una mostra di carattere storico-scientifico. Un progetto che si sviluppa su un percorso diverso e parallelo.
Nella Armeria Lucrezia Borgia, ex Museo Civico, viene affrontato il tema MITI e TRASFIGURAZIONI. In una installazione coinvolgente trovano posto reperti preziosi: antichi Scisti Orientali (II – IV sec. d.C), provenienti dalla regione del Gandhara insieme a marmi Classici Occidentali di epoca greco-romana. Un percorso storico artistico di quanto Occidente e Oriente incontrandosi hanno saputo creare e costruire attorno alla ricerca interiore dell’assoluto.
Parallelamente nella Chiesa della Manna d’Oro si parla di scienza. Un’installazione virtuale di carattere astrofisico ci porta dal Big Bang ai risultati della più contemporanea realtà: il CERN Centro Europeo di Ricerca Nucleare. Un viaggio nel tempo e nello spazio assistiti dall’esperienza del INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Una performance precede l’inaugurazione delle installazioni. Sul palcoscenico una pièce in tema, un video inedito prodotto dalla Fondazione Carla Fendi, giovani musicisti con strumenti avveniristici e autorevoli testimonianze ci portano nella dialettica che da sempre muove l’uomo tra spiritualità e ragione. Curatore dell’installazione sul tema del Mito e regista della performance inaugurale, Quirino Conti. Curatori dell’installazione sulla Scienza, Lucas-Federica Grigoletto.
E per non farsi mancare nulla il Premio Fondazione Carla Fendi andrà a Peter Higgs, Francois Englert e Fabiola Gianotti scopritori e artefici della straordinaria scoperta del Bosone di Higgs.
Attese e seguitissime, come sempre le rassegne delle Prediche, gli Incontri di Paolo Mieli e I Dialoghi a Spoleto di Paola Severini Melograni.
Grandi mostre a Palazzo Collicola Arti Visive e da non perdere I Capolavori del ‘300 – Il Cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino.
E a chiusura della lunga presentazione, anche in considerazione della conferma avvenuta poco prima della conferenza stampa stessa, una novità inaspettata ma al tempo stesso di grande valore culturale, artistico etico e solidale. E’ confermata infatti la presenza della Cenerentola Insieme, da La Cenerentola di Gioachino Rossini, nell’ambito della 61ma edizione del Festival dei Due Mondi 2018. La dirigenza del Teatro Lirico Sperimentale, come annunciato a Norcia il 12 maggio 2018, aveva proposto la ripresa de La Cenerentola in versione ridotta alla Fondazione Festival dei Due Mondi ed è stata confermata la recita il giorno 3 luglio 2018 presso il Teatro Romano di Spoleto (ore 20.30).
Lo spettacolo, prodotto grazie al sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione dell’Umbria e grazie alla collaborazione dei Comuni di Cascia, Norcia e Vallo di Nera, la Comunità Agostiniana di Santa Rita e l’Alveare di Santa Rita da Cascia, è stato già messo in scena a Cascia e a Norcia nei giorni scorsi riscuotendo un grande successo di pubblico e coinvolgendo oltre 115 artisti, la maggior parte provenienti dalla Valnerina e dalle zone colpite dal sisma del 2016.
Il Progetto ha inevitabilmente una forte valenza sociale e un impatto culturale sulle popolazione coinvolte che potrà essere replicato coinvolgendo anche il pubblico del Festival e della Città di Spoleto.
Inutile dire quanto invece sia importante il gesto di accogliere lo spettacolo del Lirico Sperimentale all’interno della programmazione del Festival dei Due Mondi sopratutto nel momento di maggiore crisi dello storico Ente Lirico spoletino. Si realizza dunque una di quelle collaborazioni di cui tanto si è discusso negli ultimi decenni e che apre un nuovo percorso che si spera lungo e fruttuoso.
Solo per la cronaca, da registrare la presenza al Maxxi dei candidati sindaci per la prossima tornata amministrativa del Comune di Spoleto, Maria Elena Bececco, Umberto De Augustinis, Camilla Laureti. Assente Maura Coltorti. Tutti i candidati sono stati salutati dal Direttore Giorgio Ferrara.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)