E’un Giorgio Ferrara divertito e in forma quello che appare dallo schermo di un pc negli Uffici del Festival dei Due Mondi a Spoleto, in collegamento Skype da Cartagena, Colombia.
Il Direttore Artistico della kermesse spoletina si trova in sudamerica per dare avvio alla operazione di collaborazione artistica con il famoso Cartagena Festival Internacional de Musica che vedrà debuttare proprio dopodomani, 13 gennaio (repliche il 14 e il 15 gennaio ndr.) lo splendido allestimento de Le Nozze di Figaro, l’opera mozartiana che ha inaugurato con grande successo Spoleto59 a giugno scorso.
La prima volta di Ferrara via Skype scorre veloce tra saluti e battute sulla temperatura che a Cartagena è di 34 gradi suscitando inevitabilmente l’invidia dei giornalisti presenti che sono intabarrati invece tra piumini e sciarpe.
Giorgio Ferrara spiega così come sia stato necessario adattare lo spettacolo come visto a Spoleto per il teatro locale che ha caratteristiche diverse da un punto di vista strutturale. Così come è stata necessaria una stretta collaborazione tra i tecnici locali e la squadra del Festival che come è noto ha una esperienza da far invidia a qualsiasi teatro del mondo. Su questo punto il Direttore Artistico apre una finestra interessante sui possibili futuri rapporti con il Festival Internacional, collaborazione appunto dedicata alla formazione tecnica delle maestranze. Per il momento non sono previste ulteriori accordi artistici, ma Ferrara fa sapere che sarebbe felice se si potesse ripetere la visita a Spoleto60 dei responsabili del Festival Internacional e delle autorità colombiane, così da tenere saldi quei vincoli di amicizia che hanno portato il Figaro sulla scena sudamericana.
Ferrara racconta, non senza soddisfazione, della commozione dei responsabili della kermesse colombiana alla vista della scena montata. Un Festival quello di Cartagena totalmente programmato sulla musica ma che non aveva mai messo in scena un opera lirica con questo genere di produzione.
C’è spazio nel collegamento intercontinentale per qualche notizia in più sul prossimo Festival dei Due Mondi, che da quest’anno inaugura due nuove collaborazioni. Una con il Teatro Franco Parenti e l’altra con il Teatro dell’Elfo. Confermati per Spoleto60 la presenza e gli spettacoli di Bob Wilson e di Emma Dante, che sta scrivendo un testo teatrale basato su una storia del ‘600, mentre è già nota l’inaugurazione con l’attesissimo Don Giovanni di Mozart, ultimo atto della trilogia mozartiana scritta da Lorenzo Da Ponte, e la chiusura con il Concerto in Piazza diretto da Riccardo Muti.
Una delle novità di Spoleto60 sarà invece legata alla tragedia del terremoto, ed è un concerto di beneficenza che sarà programmato come anteprima dell’inaugurazione del Festival.
Nessun timore per Ferrara sul possibile calo di presenze legato alla paura del terremoto. Anzi secondo il Direttore Artistico il Festival, che dal 2008 ha contribuito a consegnare a Spoleto un incremento di più del 40% delle presenze fino al 2016, potrebbe ancora essere un elemento di vantaggio per il 2017, contro ogni paura.
Non ci sarà invece lo spettacolo in piazza a firma di Marco Balich, il regista delle Olimpiadi di Rio e di Expo 2015. Per l’artista sono necessari due anni minimo di preparazione per allestire uno spettacolo che abbia determinate caratteristiche.
Arriverà invece uno spettacolo di produzione cinese ed in lingua che potrebbe prendere spunto da qualche testo occidentale, forse anche di un famoso scrittore italiano.
Solo uno stringato passaggio invece sulla eventuale riconferma alla guida del Festival anche dopo la scadenza naturale del 2017. Giorgio Ferrara come tutti gli uomini di spettacolo è scaramantico e se si considera che sta per andare in scena con il Figaro a Cartagena, aggiungere alla plausibile tensione del debutto anche quella sul destino della sua carriera di direttore artistico del Festival sembra quasi un accanimento. “Se ne riparlerà entro un paio di mesi”, la chiude li con nonchalance. Per non farsi mancare nulla intanto il 27 gennaio debutto a Parigi per Danza Macabra di August Strindberg, la fortunata piece festivaliera nata solo la regia del compianto Luca Ronconi.
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