Non siamo proprio al livello della famosa aria di Don Basilio nel I° atto del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, ma poco ci manca.
Da alcuni giorni circolano indiscrezioni, anche a mezzo stampa, su alcune news che riguarderebbero il programma del Festival dei Due Mondi e su una parte specifica di questo che vedrebbe protagonisti, in alcune piazze cittadine, animatori musicali o disc jockey che dovrebbero intrattenere cittadini, spettatori festivalieri, avventori comuni, turisti ed anche militari in licenza premio.
Una grossa novità, se fosse confermata, che a ridosso del compimento dei 60 anni di vita della kermesse festivaliera introdurrebbe nel novero delle arti trattate, un genere artistico-musicale che, secondo i più quotati agiògrafi locali di Gian Carlo Menotti, il M° mai e poi mai avrebbe lontanamente tollerato, nemmeno nella versione fischiettata sotto la doccia.
Di fatto la bomba è deflagrata e nelle varie bacheche dei social si lanciano improbabili sondaggi su cosa è meglio o cosa peggio, chi ha ragione e chi torto ed infine anche chi è il vero innovatore e chi il traditore dell’idea primigenia, il plebeo che distrugge la legge imperitura del Prius, che detta alla buona sarebbe “io c’ero prima de sto sercio (sasso ndr.)”. In alcuni casi, si sono letti anche corsivi pensosi in cui velatamente si rimpiangono i tempi dei biglietti a prezzi inaccessibili, così almeno la selezione degli avventori è assicurata e i poracci stanno davanti ai teatri a vedere gli elegantoni che sfilano. Poi dice che uno diventa maoista. Altri commentatori ancora mescolano allegramente la musica da discoteca con il rock ed il pop il jazz e il cha cha cha, facendone un pastone indigesto che non trova nessun fondamento culturale serio su cui appigliarsi.
Tuttavia, la cosa che risulta curiosa è che di questa notizia, in termini giornalistici, non se ne viene a capo circa l’origine. Ovvero non si trovano riscontri effettivi sulla fondatezza di un simile programma e di come questo si articolerà, chi saranno i protagonisti e come queste serate frou-frou saranno inserite nel corso della manifestazione.
Si suona e basta o è previsto il ballo? Ci saranno i buttadentro e anche i buttafuori? Lo sponsor sarà una nota marca di birra o di qualche energy drink? Verrà fornita una dazione luci psichedeliche per ricreare il giusto clima? Ci saranno le poltroncine e si potrà prenotare la boccia di Pommery al tavolo? Ed infine, la domanda delle domande, sarà predisposta al centro della piazza interessata la imperdibile palla stroboscopica ?
Sembrano cose da poco, ma in difetto sarebbe come cucinare una carbonara senza uovo.
Ormai assetati di verità tentiamo di raggiungere almeno una fonte autorevole che possa dare uno straccio di conferma, trovandone una nella persona del Presidente della Fondazione Festival, il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli in persona.
“E’ una colossale frescaccia, lo smentisco”, chiosa con concretezza al telefono con Tuttoggi.info il primo cittadino.
“Amen!”, rispondiamo noi sollevati dal pericolo incipiente dello Unz Unz Unz festivaliero.
Aggiunge Cardarelli, “Confortati dal buon esito degli interventi artistici nelle principali piazze dello scorso anno, è vero invece che stiamo cercando di preparare, in sinergia con il Festival, qualcosa di elegante da proporre agli ospiti e agli abitanti più giovani della città”.
Ergo, Il Festival non cambia musica, mentre il Comune cerca di abbinare nel periodo della manifestazione qualcosa che animi le piazze come una sorta di omaggio a chi è presente in quei giorni di eccitazione artistica e magari rimane, per qualunque motivo, fuori dai teatri.
Poichè non siamo ancora in preda all’arteriosclerosi, ci ricordiamo ancora quando Francis Menotti, padrone della ditta negli ultimi burrascosi anni della kermesse, diede vita al Caffè Chantant in Piazza Duomo, ed anche di quando in quella stessa piazza si cantò e suonò, horribile dictu, il Jazz. Era il 50° anniversario del Festival dei Due Mondi, ed il M° era morto da poco.
Sia chiaro, riteniamo una solenne cafonata fuori contesto animare i principali luoghi di aggregazione cittadina, durante il Festival, con musica da discoteca, intesa come ritmi ballabili “sottocassa” come si direbbe in gergo. Detto questo però al momento non sembrano esserci conferme ad una simile ipotesi.
Al sindaco Cardarelli e al M° Ferrara però diamo un consiglio spassionato: mai come ora Spoleto è piena di energici virgulti dotati di sapienza musicale e artistica in grado di discernere senza timore tra pop, rock, jazz, discoteca, classica e ballabile, soul e mazurka di periferia. Menti che sanno tutto di cosa è bene e cosa è male per un Festival, che sanno schifare un genere di ballo popolare come il Tango e poi corrono a spellarsi le mani per il Flamenco, o che odiano visceralmente chi osa proporre George Gershwin o Frederick Loewe per il concerto in Piazza Duomo, e poi magari si innamorano e reclamano per lo stesso programma le musiche di Maurice Ravel, Ferruccio Busoni. Samuel Barber o lo stesso Gian Carlo Menotti. (CLICCA QUI)
Ecco, dunque, di “lor signori” il Festival si potrebbe tranquillamente avvalere, sicuri di risultati indubitabili.
Se c’è una cosa certa in questa città alla fine dei 59 anni di Festival, quasi 60, è che ormai la popolazione nostrana, commentatori inclusi, ha immagazzinato tutto lo scibile umano, ed anche quello umanoide. In campo culturale e artistico non temiamo confronti, E allora, prima di inventarsi la discoteca in piazza, chiedano consiglio a chi ce l’ha più lungo! Il cervello.
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