FESTIVAL DEI 2 MONDI: PADMAVATI, CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO (Guarda la photogallery) - Tuttoggi.info

FESTIVAL DEI 2 MONDI: PADMAVATI, CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO (Guarda la photogallery)

Redazione

FESTIVAL DEI 2 MONDI: PADMAVATI, CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO (Guarda la photogallery)

Gio, 26/06/2008 - 15:00

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di Carlo Ceraso

E' sempre un’incognita aprire agli addetti ai lavori la “prova generale” di una Prima. C’è il rischio di scoprire troppo le carte, di trovarsi addosso, inevitabilmente e prima del tempo, la critica. Lo sapeva bene Francis Menotti, che negli ultimi anni aveva privato giornalisti, inviati e free lance della ‘anteprima’. Come lo sa, altrettanto bene, Giorgio Ferrara che ieri ha sfidato tutti aprendo il Teatro Nuovo per mostrare il ‘suo’ Padmavati. Un capolavoro, per sintetizzare l’opera-ballet messa in scena ieri.

Neanche il tempo di aprire il sipario e Spoleto si è ritrovata d’incanto indietro nel tempo, nel XIV secolo, a vivere l’esotico oriente indiano. Straordinario. La città del festival difficilmente può ricordare una scenografia così imponente (ne sa qualcosa il direttore tecnico Ottorino Neri che ha dovuto sudare sette camicie per riadattare l’opera agli spazi del Nuovo) dove tutto è curato nei minimi dettagli.

Dalle preziose e coloratissime stoffe dei costumi di scena al palazzo reale dalle colonne intarsiate e dorate, ai ricercati fondali. Ne sarebbe rimasto entusiasta lo stesso Alberto Roussell (1869-1937), l’ex ufficiale di marina francese che grazie ai suoi viaggi ebbe modo di scoprire l’India, riportando qualche anno più tardi, ormai celebre compositore, le emozioni vissute nello spartito della Padmavati.

E’ bella, bellissima la regina Padmavati, come un fiore di loto, che ricorrerà alla morte, per sé e per il suo raja, pur di respingere la richiesta del sultano mongolo. Certa della ricongiunzione nell’aldilà con il suo unico Amore.

Intorno a loro è un susseguirsi di movimenti. Dalla lenta e coinvolgente gestualità delle schiave alle danze delle donne del palazzo, a quelle dei temibili guerrieri pronti a dar la vita per la loro regina. E ancora le esili figure delle ancelle, i santoni dalle grandi parrucche nere come la pece e dai goffi perizoma, i demoni. E poi Shiva, il dio che danza, colui che distrugge e restaura. Tutto intorno, drappi che scendono dal cielo, ora rosso sangue, ora bianchi come la purezza. Come un fiore di loto.

Ad accompagnare i canti del coro, fantastico nella interpretazione. E poi lei, Padmavati, Nicole Piccolomini, mezzosoprano statunitense che non si è risparmiata neanche in questa prova generale. La conoscono in mezza Europa, a Spoleto la ameranno.

Già, la sofisticata Spoleto, quella cresciuta all’ombra del Lirico Sperimentale, del Festival, quella che ha ascoltato il bel canto della Tebaldi, Bruson, Rinaldi, Carreras, Pavarotti. Solo per citarne alcuni. Bravo anche il bramino del sultano mongolo. Gli altri protagonisti sono attesi al debutto di domani sera, su uno dei palcoscenici più importanti del mondo.

Come dimenticare poi le tre ‘mascotte’ del Padmavati, i beniamini di quella ventina di fortunati bimbi che ieri hanno potuto prendere parte all’anteprima: l’elefante Baby, il cavallo Otello e Sua Maestà la tigre (chissà perché senza nome). La loro presenza non sposta certo molto all’opera ma la rende straordinariamente più realistica: non è che uno dei tanti colpi di scena del regista Banshali al quale va il merito di aver rispolverato l’opera-ballet (in Italia rappresentata solo due volte, nel 1952 e nel 1972) e di far dimenticare allo spettatore la fragilità del libretto di Louis Laloy, grazie sopratutto alla ricercata musica di Roussell. Magistralmente interpretata ieri dal maestro Villaume e da tutta l’orchestra.

Il sipario si chiude. E sono applausi scroscianti, convinti. Strilla “bravi, bravi” Giuliano Ferrara con la moglie, Anselma Dell’Oglio, che batte i piedi all'indirizzo di orchestrali e cantanti. E non è certo perché sono fratello e cognata del direttore artistico del Festival. Sono applausi convinti i loro. Come quelli di Corrado Augias che siede un paio di file più avanti.

Per il vero, grande applauso del Nuovo non resta che attendere qualche ora.


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