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FESTIVAL DEI 2 MONDI: “ABRACADABRA”… E PIAZZA DUOMO DIVENTA NEW YORK. IL “LINGUAGGIO” DI GERSHWIN TRASFORMA IL CONCERTO FINALE IN UN PROMETTENTE INIZIO (Photo – Guarda la Piazza)

di Carlo Vantaggioli

Al Festival dei Due Mondi se c'è uno spettacolo che per antonomasia può definirsi “tradizionale” questo è il Concerto di chiusura in Piazza Duomo. Lo è non solo per il consueto viavai di Vip ed ospiti d'eccezione che arrivano in massa per una vetrina sotto i riflettori dei media o per pura passione, ma anche perché da sempre “Concerto in Piazza” è sinonimo di “musica classica”, ed ai più alti livelli. Per la verità quest'anno di Vip ce ne sono stati un pò meno, mentre non sono mancate le consuete presenze istituzionali, come il “prezioso” Ministro Renato Brunetta che evita le domande di TO® “non mi intendo molto di musica classica”, il Capo di Gabinetto del Ministro Bondi, Salvatore Nastasi, e il sottosegretario dello stesso dicastero, l'On. Francesco Giro. Presenti anche il Presidente del Consiglio Regionale, Fabrizio Bracco, l'Assessore Silvano Rometti e assente però la Governatrice Maria Rita Lorenzetti. A scendere, in platea, tutta la poltica locale in rigoroso assetto bipartisan, perchè la musica, a quanto pare, mette d'accordo tutti. Oppure sarà l'aria di mondanità che tanto piace agli eletti. Quando Giorgio Ferrara annunciò qualche mese fa che a chiudere il 52° Festival sarebbe stata la musica di George Gershwin, agli ortodossi della ” tradizione” è comparso ben più di un semplice corrucciamento del sopracciglio. Ed in Piazza ieri sera, sull'argomento, se ne sono sentite di tutti i colori, come qualche autorevole commentatore che con il birignao tipico di chi la sa lunga, continuava imperterrito a dire, anche ad esecuzione iniziata, “ma se volevo ascoltare il jazz, allora me ne andavo a Umria Jazz”, rendendo così macroscopico il limite di tanti “pseudo-intenditori” che confondono ad esempio la musica di partitura di Gershwin con l'improvvisazione o il virtuosismo degli assoli, tipici elementi delle partiture “in divenire” del jazz e che nel tempo sono stati usati per trasformare le sue musiche originali. Il “Sig. Gershwin”, per dirne una, scrive il … – continua articolo e photogallery – clicca qui