Categorie: Dolce vita Spoleto

FESTIVAL DEI 2 MONDI: A PROPOSITO DI ALESSIO VLAD

Tra le brillanti novità di questo nuovo festival nessuno ha mai messo a fuoco la figura di Alessio Vlad, responsabile per la musica del 51°.

Si distinse alla conferenza stampa per una memorabile battuta. A una signora che chiedeva come mai fossero stati aboliti i “Concerti di Mezzogiorno” Vlad rispose che no, che cosa diceva mai, i concerti di mezzogiorno non erano stati aboliti ma semplicemente spostati ad altro orario.

Pensavamo tutti che questa fosse stata un’uscita infelice probabilmente dettata dalla fretta o dall’emozione; tuttavia il maestro Vlad ha voluto fugare questa nostra impressione ed in un’intervista uscita sul Corriere dell’Umbria ribadisce questo concetto. Che sarebbe come dire a un sostenitore della sinistra che si lamentasse per l’assenza di bandiere rosse che no, non è vero, le bandiere ci sono, solo che non sono rosse.

Difatti i concerti di Mezzogiorno avevano un senso proprio in quanto appuntamento mattutino. Lo sapevano bene i vecchi frequentatori del festival che si affrettavano ad arrivare proprio per non mancare l’appuntamento che era una sorta di architrave su cui ruotava tutta l’architettura del vecchio festival.

La gente arrivava per mezzogiorno e poi sapeva che, tra Teatrino delle Sei o qualche altra cosa, la giornata si sarebbe prolungata nel pomeriggio e poi allo spettacolo serale (o a volte addirittura notturno) ed ecco che ci si sentiva pienamente immersi in quell’atmosfera da Festival. Ma il maestro Vlad ha idee chiare, precise che farà valere nei prossimi anni. E questo ci consola. Sempre nell’intervista, raccolta dall’ottimo Ermanno Romanelli, proclama la sua battaglia contro la routine. Proposte “nuove di zecca”!

Deve essere stato questo a ispirare l’esecuzione delle Sinfonie di Beethoven notoriamente un repertorio assolutamente assente da tutte le istituzioni musicali italiane. Viceversa il programma del concerto finale si addentra in meandri sconosciuti del repertorio con una Sinfonia di Brahms (mai sentita…) il Don Juan di Richard Strass (pura avanguardia!) e l’Uccello di Fuoco di Stravinsky (beh, davvero nuovo di zecca!)

E deve essere stato sempre in odio alla routine che in occasione del concerto dedicato al fondatore del Festival ha scelto come musica l’adagio di Barber che, probabilmente, tra colonne sonore di film, pubblicitarie può sicuramente essere considerato qualcosa di davvero “non visto”.

E qui apro una parentesi: le idee chiare del maestro Vlad vanno in confusione quando, per parlare di musica, usa proprio questa espressione “non visto” e non “non udito”! A meno che l’ottimo Romanelli non abbia riportato male le sue parole ma a questo proprio non potrei credere! Comunque vi è da dire che proprio in occasione del concerto dedicato a Gian Carlo Menotti finalmente Vlad aveva la possibilità di uscire davvero dalla routine rendendo un omaggio alla sua musica. Gian Carlo Menotti, musicista tra i più eseguiti negli Stati Uniti, in patria continua ad essere vittima di un pregiudizio duro a morire.

Quale miglior occasione di un concerto a lui dedicato per udire (o magari vedere, se Vlad preferisce così) finalmente un po’ della sua musica strumentale davvero così poco di routine nel nostro paese? Ma no! Nel concerto dedicato a Menotti (musicista) le musiche sono di altri (opere a lui “particolarmente care”).

Forse Vlad con la sua confusione tra “visto” e “udito” pensa che Menotti sia un pittore (o forse, sbirciando sbrigativamente su Wikipedia pensa forse sia un patriota o un allenatore di calcio) fatto sta che in un concerto dedicato a un musicista propone musiche di altri musicisti. Speriamo che questa tendenza non prenda piede altrimenti nel futuro vedremo mostre di Van Gogh con opere di Gauguin (si sa i due erano tanto amici…), libri di Hemingway con all’interno “Il Grande Gatsby” (beh… si conoscevano!).

Ma non è così perché l’intervista ci rivela un altro particolare curioso. Vlad è già stato al festival di Spoleto alla corte del Maestro. Quando? Nel 1976 “assistente al pianoforte per la “Manon Lescault” diretta da Schippers e messa in scena da Visconti”. Peccato che nel 1976, il 17 marzo, Visconti lasciava questa valle di lacrime e lo stesso Schippers quello stesso anno fu costretto rinunciare all’incarico di direttore dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia per la grave malattia che lo avrebbe portato alla morte l’anno seguente.

La Manon, infatti, era andata in scena ben tre anni prima: nel 1973!

P.S. noto che, nonostante la nota da voi pubblicata della “Maestranza a spasso” il programma del Festival, a proposito dell’adagio di Barber continua a riportare la dicitura “versione per quartetto d’archi” che è come dire che le sinfonie di Beethoven che abbiamo ascoltato in questi giorni sono state eseguite nella loro versione per “grande orchestra”!

(Lettera firmata)