Spoleto

Festival 2Mondi e la “tigna” del concerto ad Assisi | Mons. Boccardo “Già detto tutto 3 anni fa”

Riusciranno i nostri eroi del Festival dei Due Mondi a creare un incidente diplomatico tra la Diocesi di Spoleto-Norcia e l’Ordine dei Frati minori di Assisi?

Galeotto fu il concerto d’organo in programma per il prossimo Spoleto65 e chi se lo è inventato, come evento musicale!

Nella giornata di lunedì 30 gennaio, in occasione dell’incontro con i giornalisti per la festa di San Francesco di Sales, patrono dei suddetti, Mons. Renato Boccardo, arcivescovo della Diocesi di Spoleto – Norcia, su nostra sollecitazione, è stato molto diretto, chiaro ed esaustivo sulla vicenda. Ma andiamo con ordine.

L’antefatto in Assemblea Soci della Fondazione Festival

Da tempo si vociferava di un evento molto cool che si sarebbe dovuto tenere fuori dal tradizionale territorio di competenza della manifestazione, che potremmo individuare tra bassa Valnerina e Spoleto, come già accaduto peraltro in passato, durante la gestione Francis Menotti.

L’unica cosa che sfuggiva ai più, sindaco-Presidente Sisti incluso, a parte alcuni Soci edotti della Fondazione, è che si trattava di una prima volta assoluta a distanza di quasi 45 chilometri dalla città del Festival. Questo sì un evento epocale dopo 64 anni di Festival.


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Nella stessa assemblea, dopo l’annuncio e a supporto della decisione di prendere contatto con i Frati Minori di Assisi (per intenderci quelli che sovraintendono al sito di Santa Maria degli Angeli), pare che la ragione della scelta sia stata attribuita all’impossibilità di avere a disposizione una chiesa con organo a Spoleto.

Detta così, la notizia dovrebbe aver gettato nello sconforto chiunque, visto che a Spoleto se c’è una cosa che non manca sono le chiese con organo. Se non fosse che attualmente vige una regolamentazione dei luoghi di culto, voluta appunto dalla Diocesi guidata da Mons Renato Boccardo, che esclude l’utilizzo delle chiese consacrate a scopo ricreativo e dunque per l’esecuzione di concerti o spettacoli, anche fossero di arte e musica sacra.

E se 1+1 fa 2, allora chi non vuole fare lo spettacolone festivaliero a Spoleto, quello sembra essere proprio il Vescovo. Ma l’apparenza inganna.

Tuttavia qualche socio annuisce, soprattutto quelli che in passato organizzavano concerti e ora non più (e guarda caso proprio di organo) mentre altri sobbalzano sulla sedia e incalzano il sindaco Sisti affinché prenda contatto con il Presule per un chiarimento immediato. Pur di non veder trasportare il marchio Spoleto lontano dal suo territorio d’elezione e con tutti i dubbi a seguire sulla reale opportunità di una simile scelta.

Il Vescovo a “casa sua” e la Veaute a “casa d’altri”

Se c’è una cosa molto chiara è che Mons. Boccardo può gestire il patrimonio della Diocesi secondo dei criteri e delle scelte che non competono a nessun altro se non alla Chiesa stessa. Tanto più se si tratta di normare questioni di fede, di ritualità o di pratica religiosa.

Una formula che risale a dei Patti che conosciamo bene tutti, rinnovati poi, tanto per ribadire il concetto, anche in un recente passato.

Nell’incontro per San Francesco di Sales chiediamo allora: “Monsignore ma è vero che a Spoleto non ci sono organi per fare concerti?”

E il Presule: “Gli organi ci sono… per fare un concerto è un altro discorso. Ma gli organi ci sono e anche belli. Abbiamo da poco restaurato l’organo grande della cattedrale”.

Lo incalziamo: “ma come mai allora il Festival è dovuto andare dai frati di Assisi per fare uno concerto-evento?”.

E Monsignor Boccardo: “Partiamo da un principio, le chiese sono un luogo sacro e c’è un rito specifico che si chiama dedicazione che, attraverso dei segni liturgici, indica che quello è un luogo messo a parte per la liturgia, per la vita cristiana. Dunque le chiese non sono dei saloni, sale per concerti o teatro. Noi dobbiamo salvaguardare la sacralità del luogo. E se anche ci suoniamo musica sacra il contesto è sempre di un concerto. Già si fa fatica, quando ci sono le messe, a custodire un clima di silenzio e raccoglimento. A volte i luoghi sacri diventano delle piazze. Deve dunque essere un luogo distinto. Si viene invece in chiesa con pantaloncini e infradito e abbiamo perso il senso del luogo altro.

Dobbiamo salvare e recuperare questa identità originaria delle nostre chiese che non sono state pensate per altri tipi di eventi. Per questo da anni ho chiesto che nelle nostre chiese non si svolgano attività non confacenti al luogo“.

Il colpo di scena

“Quando la signora Veaute ha iniziato il suo mandato 3 anni fa, è venuta a salutarmi e mi ha detto della sua intenzione di fare un concerto in Cattedrale. Ho spiegato allora le ragioni per cui avrei detto di no”.

Colpo di scena dunque, perchè la cosa era chiara e nota già 3 anni fa. Insistere su un progetto come questo a due anni di distanza, sembra quasi essere una impuntatura, anche un po’ tignosa, per marcare il territorio. E sì, che di spettacoli musicali in altri luoghi se ne potevano fare a bizzeffe. Ma tant’è.

Prosegue Monsignore: “Dopo quell’incontro, mai più trattato dell’argomento con la signora Veaute né con altri funzionari del Festival. E’ vero, si dice ‘ma da altre parti si fanno‘, ma io sono il Vescovo di Spoleto e non di Assisi, di Roma o di Palermo. Il decreto che disciplina le chiese per questi eventi porta la data del 2 gennaio 2012. Non è detto che perchè un tempo si facevano (vedi direzione artistica Giorgio Ferrara con Le prediche a San Domenico), questo si debba ripetere fino alla fine dei tempi. Una volta scrivevamo a macchina, oggi mandiamo mail…”

E la questione si potrebbe chiudere qui se non fosse che l’Arcivescovo conferma che uno dei siti che poteva essere tranquillamente richiesto, ovvero Sant’Eufemia, in realtà non è stato più opzionato dal Festival.

Che dire, appare sempre più una scelta molto personale, per usare un eufemismo, quella di portare ad Assisi uno spettacolo con la giustificazione dell’organo e la chiesa mancante.

Impossibile non notare un certo disappunto per la soluzione Assisi, da parte di Monsignor Boccardo, una scelta che aprirebbe appunto anche una possibile difficoltà di relazione nel comprendere l’accoglienza dei propri confratelli di fede, apparentemente senza se e senza ma, del concerto festivaliero.

Difficile anche capire, ed è il motivo delle obiezioni decise che sarebbero state fatte in assemblea sia al sindaco Sisti che a Monique Veaute, il perché della scelta di andare ad Assisi. Forse intesa come vetrina ideale per una Spoleto in debito di ossigeno?

Quando “Le vecchie volpi, finiscono in pellicceria” (Bettino Craxi)

Se la mossa di spostare uno spettacolo lontano è una mossa da vecchie volpi, che fanno ricadere la responsabilità sul padrone di casa cattivo, non andrebbe mai dimenticato un vecchio aforisma di Bettino Craxi rivolto a Giulio Andreotti, “E’ una vecchia volpe, ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”. L’autore dell’aforisma per primo, come è noto!

Prima dunque di finire cuciti su qualche paletot pelosetto, sarebbe il caso di tenere in considerazione le ulteriori dichiarazioni del capo della Diocesi spoletina. Monsignor Boccardo ha infatti reso noto che a breve inizieranno i lavori presso l’ex Seminario, già Istituto Alberghiero prima del trasferimento a San Paolo. Il prestigioso immobile, lo ricordiamo, è rimasto dopo un primo sostanzioso restauro completamente vuoto, e si era pensato potesse diventare sede di un polo scolastico che avrebbe rianimato il centro storico.

All’ex Seminario, al termine del cantiere, oltre agli uffici diocesani verrà ricavato anche un bell’Auditorium tutto attrezzato che magari potrebbe fare gola a qualche organizzatore di spettacolo, chissà. Stessa cosa accadrà anche a San Domenico, che al termine dei lavori di consolidamento, imminenti anche questi, tornerà ad essere un magnifico luogo per concerti vista anche la presenza di uno splendido organo che chi scrive conosce molto bene. Lì negli anni ’70 si esercitava il M° organista Angelo Silvio Rosati, mandato proprio dal M° Menotti a studiare in America. E lì ci ritrovavamo con anche altri membri del coro dei Laudesi Umbri a girare le pagine dello spartito di Bach o di César Franck per facilitare Rosati nell’esercizio.

C’è una regola ineludibile quando non possiedi una casa tua e ne affitti una. Ed è che con il padrone di casa ci devi parlare e soprattutto non puoi decidere la destinazione d’uso della casa come ti pare e piace, solo perch paghi.

E invece, al netto delle poche parole dette in Assemblea, il presidente della Fondazione Festival e la direzione artistica del Festival sembrano, al momento, non essere intenzionate a spiegare molto altro, forse per il timore di bruciare l’annuncio in conferenza stampa del programma definitivo.

(Modificato alle 13,47 del 01-02-2023)