Carlo Vantaggioli
Ormai Spoleto56 si è abituata al ritorno del pubblico numeroso ed anche ieri sera (6 luglio ndr.) al Teatro Romano, per la seconda rappresentazione del Mark Morris Dance Group, non è mancata la partecipazione di tanti appassionati del genere e non, che hanno riempito quasi tutti i settori disponibili. La composizione del pubblico al Festival, si sa, è sempre eterogenea. Intenditori, abituè, ma anche tanti semplici spettatori, magari con il biglietto omaggio, qualcuno più semplice degli altri, che forse affascinato ai numeri da circo o ai balletti televisivi di Amici, ha manifestato una certa “noia” per lo spettacolo del MMDG.
In realtà non compete a nessuno, tanto meno ai giornalisti, fare la difesa d'ufficio di un gruppo che sa difendersi benissimo da solo (basta leggere l'impressionante curriculum della compagnia e di Mark Morris sul programma di sala- clicca qui ).
E' un fatto però che nel programma eseguito al Festival dei Due Mondi, gli aspetti di novità, che superano anche il gusto personale, ci sono e sono degni di considerazione.
Il primo tra tutti, dopo tanti anni a Spoleto, la musica eseguita dal vivo sul palcoscenico. In se non una novità assoluta nel genere, ma che nel programma eseguito a Spoleto56 ha consentito di apprezzare la pulizia cristallina dell'esecuzione danzata con quella suonata, senza che ci si potesse distrarre sull'una o sull'altra.
L' Ensemble musicale del MMDG, appositamente ridotto e composto da Owen Dalby-violino, Colin Fowler- pianoforte e Andrew Janss-violoncello, ha permesso di non pensare solo alla coreografia come gesto eclatante del corpo che disegna linee e movimenti sopra al palcoscenico, occupando tutto lo spazio possibile, ma ad un ambiente racchiuso, intimo, fatto di piccole sfumature, incluso il battere dei piedi sul linoleum, o alzare un dito al cielo, con sincronia quasi unica con il tempo musicale. E' vero che l'abitudine ad un genere contemporaneo della danza, qui al Romano è rimasta spiazzata, e si può anche comprendere l'ingenuità di dire “E' stata una noia”, ma tale è.
Il pregio di una coreografia come quella di Mark Morris è esattamente quello di consentire un passo indietro e tornare al valore di quella rivoluzione che modificò la routine delle grandi produzioni classiche che puntavano tutto sulle forti individualità. O si capisce che il divismo, nella danza contemporanea, è più frutto dell'esaltazione mediatica (vedi Amici) oppure non si va molto oltre un passo a due tra grandi mattatori ad un Galà, genere che non amiamo molto proprio per questo. Quello del MMDG è un gruppo, e come tale consente solo l'espressione di un collettivo che pulsa all'unisono sul tema disegnato da Morris e suonato da un Ensemble che potrebbe eseguire la stessa musica in una stanza di 20mq.
E invece lo spettacolo di ieri è stato di una lucidità e di una fattura così elegante che alla fine anche la lunghezza del programma stesso, rispetto agli standard da una oretta a cui ci eravamo abituati, non è sembrata nulla in confronto. Elegante e limpido nella sua prospettiva coreografica The Argument, con le musiche di Robert Schumann, dove i passi a due di tre coppie di ballerini si intersecano nei sei movimenti schumaniani, con una tale leggerezza e con una chiarezza che discuterne oltre sarebbe impervio.
Dove però si è capito il gusto e la forza espressiva di Mark Morris è in Candleflowerdance con la musica di Igor Stravinsky e in Excursions con la musica di Samuel Barber (ricordiamo legato artisticamente agli esordi del M° Gian Carlo Menotti ndr.).
In queste due fantastiche esecuzioni, Morris chiude i ballerini in una sorta di recinto immaginario in cui i passi di danza si rompono e destrutturano, e riprendono forza, vigore e bellezza, solo quando gli uni aiutano gli altri, in un continuo uscire ed entrare nell'immaginario microcosmo disegnato solo da 4 pezzi di nastro adesivo sul palcoscenico. In quel quadrato della vita si cade e ci si rialza in un gesto fisico, non muscolare, ma di una tale bellezza che commuove ogni volta accade, con partecipazione emotiva anche tra il pubblico.
Niente voli, e niente salti iperbolici o ballerini o ballerine, sculture greche neoclassiche. Nessun costume invadente o mossetta furbetta, nessuna scena su cui appoggiarsi. Solo la vita espressa in movimenti e musica.
L'essenziale reso linfa vitale per un pubblico che alla fine applaude, chi convinto e chi no, con l'aggravante per questi ultimi della abitudine a mentire a se stessi prima che agli altri. Una doppia morale che il Mark Morris Dance Group e il suo Ensemble a Spoleto, pare non sappiano cosa sia.
Repliche: oggi 7 luglio alle 21,15
MARK MORRIS DANCE GROUP
Chelsea Lynn Acree, Sam Black, Rita Donahue, Benjamin Freedman*, Lesley Garrison, Lauren Grant, Brian Lawson, Aaron Loux, Laurel Lynch, Stacy Martorana, Dallas McMurray, Amber Star Merkens, Maile Okamura, Spencer Ramirez, Brandon Randolph*, Billy Smith, Noah Vinson, Nicholas Wagner*, Jenn Weddel, Michelle Yard
*apprendista
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