di Carlo Ceraso
“Spoleto è il Festival. E Spoleto sta ricreando un grande Festival”. E’ il Brunini che ti aspetti, quello che riceve la stampa locale nella suggestiva ma informale cornice del Tric Trac per parlare delal manifestazione principe della città. Almeno per chi lo conosce. Al suo fianco il direttore amministrativo della Fondazione, quel Marco Aldo Amoruso che di ora in ora sembra assurgere più alla funzione di direttore generale. Con buona pace di chi, dopo sette mesi di lavoro in Fondazione, oggi lo indicava su qualche giornale quale direttore della Mediavip.
Non c’è invece Giorgio Ferrara, impegnato, pare, nella sua casa nel tuderte “ad accudire qualche animale che deve partorire”. Come manca pure il resto del Comitato di Gestione. Ma non è un incontro della Fondazione. No.
Seduto in quel cafè – E’ quello del primo cittadino, del “garante” primo degli interessi di Spoleto. Il motivo appare fin troppo chiaro: mediare le posizioni cittadine, far passare il segnale che il rilancio “è avviato, non realizzato”, che non si può mai esser soddisfatti “perché si deve sempre far meglio”. Concetti che non appaiono affatto convergenti con il ferrara-pensiero e con quello dei suoi collaboratori. E che rinfrancano anche i malcapitati cronisti locali, la vera spina nel fianco di Ferrara & Co. e pare anche del MiBac, che si sarebbe aspettato un po’ più di benevolenza. E così ritrovi il sindaco di sempre, quello che ti ricorda anche com’era piacevole “incontrarsi per una intervista al bar, insieme all’amico Poldo, parlando a ruota libera”.
E Brunini si concede, a ruota libera, senza paura, a viso aperto, con quel modo di fare che, pur non essendo il top dell’english style, sarebbe già molto se fosse imparato da qualche altro esponente della Fondazione.
L'autocritica – Il primo messaggio è forte e chiaro: “di errori ce ne sono stati”. Amen. “E gli errori che abbiamo commesso” continua il sindaco “non li supereremo nel giro di qualche giorno, ma l’importante è esserci e lavorare sodo, con umiltà”. Torna poi a parlare del bicchiere mezzo pieno, così lo aveva definito due settimane fa, anzi “tre quarti pieno, le due dita di vuoto le affronteremo. Il Festival è ripartito, certo con tutti i nostri limiti, le difficoltà di organizzare un grande evento in appena 5 – 6 mesi di tempo, ma se si guarda alla critica nazionale e internazionale il risultato è positivo”.
Un festival da 10 milioni di euro – E’ il budget che il sindaco auspica per il festival. Grazie alla disponibilità del MiBac, agli sponsor e alle istituzioni tutte, da Palazzo Cesaroni alla Provincia, alla Camera di Commercio etc.. Amoruso annuisce, è quanto auspica anche lui. Ma vale restare con i piedi per terra. “Per il 2009 – dice il direttore amministrativo – mi accontenterei di eguagliare un budget simile a quello di quest’anno”.
Città “teatro” e Festival “contenitore”. Spoleto è un teatro naturale, deve diventarlo per il mondo della cultura umbro e nazionale. E il Festival può essere il grande “regista” di un evento lungo 365 giorni fatto di Spoleto Estate, Settimana della danza, Festival Pianistico, Spring Festival, insomma di tutto ciò che di positivo questa città ha saputo realizzare. Spesso, molto spesso, con i propri uomini migliori, con le proprie forze. Ecco quindi che tornerà utile il recupero di tutti gli spazi di importanza artistico-architettonica o naturale. Come l’area dello Stadio, una volta che sarà costruito quello nuovo: “lo aveva capito per primo il Maestro Gian Carlo Menotti quando portò Zingarò. E torneranno utili le collaborazioni con tutti gli altri attori umbri “da Umbria Jazz al Teatro Stabile dell’Umbria”, nazionali con “il Piccolo di Milano” e internazionali “abbiamo riallacciato i contatti con Melbourne che ha rinunciato al nome ‘due Mondi’ e di ‘Spoleto’ ma non al Festival”. Progetti concreti, in parte già realizzati, in questi pochi mesi, come dimostra il protocollo di intesa con il Lirico Sperimentale e il gemellaggio con Charleston. A Santo Chiodo vede presto un Centro servizi da destinare a tutti gli addetti ai lavori, a quegli artigiani (tessili, scenografi, etc.) che potranno operare lì “troppo costretti a farlo nei propri garage e cantine. Un centro al servizio non solo del Festival ma di tutto il mondo artistico nazionale”. E un grande ufficio di relazioni estere tanto che invita “quanti hanno padronanza con le lingue straniere a mettersi in contatto con il Comune”.
L’omaggio al M° Menotti – Brunini prende atto che la città non vuole dimenticare il fondatore del festival e, a chi gli rammenta che secondo Ferrara la decisione in tal senso spetta al Comune, risponde che “è allo studio un’opera da realizzare al Giro della Rocca, una scultura, un busto”. E svela un inedito delle trattative della scorsa estate con Francis: “avevamo pensato ad una giornata da dedicare interamente al Maestro Gian Carlo, da tenere a Spoleto e da far replicare in alcune capitali europee. I ricavi sarebbero andati tutti alla famiglia Menotti”. Come l’intero negoziato andò a finire è ormai risaputo. Di domande ce ne potrebbero esser molte. A cominciare dal manifesto 2008, ma non c’è tutto questo tempo: e poi basta dare uno sguardo qualche centimetro sopra a dove è seduto il duo Brunini-Amoruso per capire altri errori (guarda la foto di Massimo Menghini)
Il ritorno delle redazioni – fra i tanti progetti annuncia anche il prossimo avvio di un bando per la concessione di alcuni spazi del Municipio da destinare alle redazioni che “devono tornare ad esser presenti nella città”. Ma di questo se ne occuperà Vincenzo Russo, il vice direttore generale del Comune, e l’assessore Gilberto Stella. Dunque Spoleto al servizio di tutti, anche dei potenti e ricchi editori che l’hanno abbandonata. Brunini spera che l’operazione sia veloce. E magari, aggiungiamo noi, con un avallo del consiglio comunale che consentirebbe ai cronisti di “smarcarsi” meglio da ogni potere esecutivo.
Il voto della città – non si sottrae, almeno Brunini, al voto della Città. Anzi è pronto a diramare un questionario, ad accettare idee e consigli per migliorare il Festival. Ringrazia le associazioni di categoria per aver appoggiato la Fondazione nella causa sul marchio del Festival e promette di ascoltarle per ciò che hanno da dire. Perché un problema c’è, checché il movimento del capo di Amoruso tenti di negare: c’è per AsCom, Cna e Confartigianato, firmatarie di una richiesta di incontro urgente; c’è anche per Assindustria defilatasi improvvisamente proprio nei giorni seguenti la nota sentenza di Firenze.
Il bilancio di Amoruso – a lui Brunini cede la parola ma l’amministratore della Fondazione non aggiunge molto ai già scarni dati. Ed è comprensibile, perché per la chiusura del bilancio bisognerà attendere qualche mese. “Anche se per settembre avremo un primo quadro della situazione”. 20mila sono comunque state all’incirca le presenze “nessuna delle quali ha usufruito di alcun biglietto omaggio. Quanto all’incasso non credo che supereremo la soglia dei 600mila euro”. E’ fiducioso nel sostegno degli sponsor che “quest’anno hanno raggiunto quota 1 milione di euro”. Inclusi i quattro istituti di credito locali? “Sì – ci risponde – le banche locali, a differenza di quanto approvato nel Bilancio preventivo, hanno deciso di sostenere la manifestazione non più quali soci ma quali sponsor”. Un’altra notizia su cui si tornerà a parlare. Spera però di chiudere in pareggio il bilancio, smentendo così i rumors che vorrebbero questa prima edizione concludersi con un passivo di ca. 6-800 mila euro. E magari anche alcuni posti di lavoro tagliati (pare che potrebbero rimanere a tempo pieno solo un paio di segretarie). E’ sincero e risulta anche simpatico quando ammette che “dovevamo fare un Festival all’altezza delle altre occasioni e mi pare che ci siamo riusciti, se si guarda al poco tempo a disposizione”. Che sia stato bruninizzato? Viva Dio, basta con i trionfalismi e i numeri quadruplicati. Resta invece un po’ spaesato quando i presenti non sembrano entusiasmarsi di fronte ad altri annunci. Come quando parla del “grande valore commerciale dei mezzi messi a disposizione dalla Volvo” o della felice operazione “della sala stampa”. Già, sono lontani i tempi in cui altre case automobilistiche oltre ai mezzi mettevano sul piattino anche 500milioni di vecchie lirette. O la stampa era sistemata in alcuni dei palazzi più belli della città. Cose che Amoruso non può sapere perchè non era a Spoleto e che nessuno sembra avergli detto.
Gli ultimi sprazzi della massimosofia? – le modalità di convocazione dell’incontro e la stessa location avevano fatto pensare, a maligni e malfidati (giornalisti inclusi), che Brunini potesse fare anche qualche annuncio sensazionale. Magari con qualche riferimento alle prossime elezioni. Ma l’atteso scoop non c’è stato. Una mezza riprova l’ha involontariamente fornita la presenza in sala del capogruppo diessino Amedeo Marcelli. “E’ il commissario del partito” ha detto di lui, fra il serio e il faceto, Brunini “deve prendere appunti e riportare tutto”.
Un brindisi chiude l’incontro. Fuori, in piazza Duomo, c’è ancora tempo per una battuta. “Quello che ho detto è davvero per il bene della città, e spero che gli spoletini possano comprenderlo. Non ho alcun interesse, né politico, né personale. Tanto fra nove mesi sarò fuori da tutto questo”. E’ l’ultimo sprazzo di massimosofia della giornata. Difficilmente l'ultimo del suo mandato. Resta solo un dubbio. Ma avrà davvero detto tutto quello che si sentiva di dire il sindaco Brunini?