Una festa “grande” quella che i fedeli della parrocchia di San Martino in Trignano hanno realizzato lunedì 16 luglio per i 30 anni di sacerdozio di don Gianfranco Formenton, il parroco degli ultimi, irriducibile nel portare il messaggio del Vangelo e i messaggi di Papa Francesco.
L’appuntamento l’aveva lanciato sul proprio profilo Facebook invitando tutti alla Santa Messa di lunedì (ieri). I doni? “basteranno regali simbolici” aveva subito precisato don Gianfranco “una poesia, un fiore, un bacio…e, se proprio volete, potete portare una offerta per terminare la Sagrada Familia di San Martino”.
Immancabile il richiamo a chi negli ultimi tempi sta cavalcando l’odio razziale: “a chi non potrà esserci chiedo una preghiera per resistere nella lotta contro i nuovi sacerdoti di Baal del Monte Carmelo (nella Bibbia il monte era la residenza del profeta Elia che qui sfidò e vinse un gruppo di profeti del dio fenicio Baal, n.d.r.)”. Un invito aperto a tutti “preti, giovani, scout, richiedenti asilo, amici atei, peccatori impenitenti e compagni di ideali”; ovviamente non a chi cavalca l’odio razziale: “non potendo assicurare che tutti i partecipanti siano italiani, cristiani e di razza bianca, consiglio a quelli che sono daltonici o allergici ai colori dell’umanità di restare a casa loro”.
Circa duecento le persone che si sono volute stringere intorno al loro amato parroco, tra cui alcuni appartenenti della comunità africana e sudasiatica.
E poi i ragazzi degli scout, che Baloo Gianfranco guida da sempre.
Ordinato sacerdote il 16 luglio 1988, don Gianfranco è stato subito inviato in Umbria, a Sellano per la precisione, dove ha vissuto il terribile terremoto del 1997. Un evento che ha dovuto rivivere due anni fa con le terribili scosse che hanno sconquassato il Centro Italia e anche una delle sue parrocchie (Sant’Angelo in Mercole, dichiarata inagibile). Qui ancora vive nella canonica, presa di mira lo scorso inverno da facinorosi che hanno con ogni probabilità voluto mandare un avvertimento alla sua opera pastorale.
Don Gianfranco è rimbalzato spesso sulle cronache per alcune sue prese di posizione pubbliche su temi ‘scottanti’ come quello degli ultimi, dei migranti, contro la politica che ammorba la società. Chi ha provato a imbavagliarlo ha pagato amare spese: ne sanno qualcosa i sindacalisti del tempo che cercarono di fermare la sua opera di denuncia nei confronti di una azienda locale per l’alto rischio di inquinamento; una parlamentare di Forza Italia che gli inviò una lettera per convincerlo (magari insieme ai suoi fedeli) che darle il voto sarebbe stata una scelta ‘giusta’.
Come dimenticare il cartello che invitava “i razzisti ad andare via”, lo scontro a distanza (era il 2015) con il leader leghista Matteo Salvini ed altri parlamentari del carroccio.
Pochi giorni fa anche l’autorevole e indipendente quotidiano britannico The Guardian si è interessato alle iniziative di Don Gianfranco come pure di altri come l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, don Cosimo Scordato, don Luigi Ciotti, padre Enzo Volpe, don Alex Zanotelli, definiti l’unica “resistenza” al dilagare dei fenomeni politici che stanno mettendo in cattiva luce il Paese.
“Esiste una forza malvagia nel razzismo – ha dichiarato Formenton agli inviati Angela Giuffrida e Lorenzo Tondo del The Guardian – e Salvini ha contribuito a fare questo. E’ stato un mago nella coltivazione dell’odio e nella manipolazione della rabbia”.
Al fianco di don Gianfranco, alla Messa come alla festa, c’erano tra gli altri l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, don Vito parroco di Montefalco e don Luigi (già parroco di San Martino in Trignano) e l’ex sindaco di Spoleto Massimo Brunini. Aurelio Fabiani, leader di Casa Rossa, ha voluto donare a Formenton un quadro che ritrae San Francesco che predica agli uccelli. Nel corso della sobria cena all’aperto sono stati suonati e cantati alcuni dei più celebri brani di Francesco Guccini e Fabrizio De Andrè.
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