Anche Umbertide ha celebrato ieri mattina la Festa della Repubblica. Al Museo di Santa Croce si è tenuto l’approfondimento sul tema “La scelta repubblicana del 2 giugno 1946: uno spirito da ritrovare” a cura del presidente del Consiglio comunale, nonché dottore di ricerca in Diritto Pubblico Paolo Bondi, a cui è seguito il concerto d’onore del maestro Gianluca Tacchi.
Le celebrazioni si sono aperte con l’introduzione dell’assessore Stefania Bagnini e il saluto del sindaco Marco Locchi. “Il 2 giugno è la festa civile più importante del nostro Paese che ricorda il 2 giugno del 1946 quando chiamati al referendum gli italiani scelsero la Repubblica ed elessero i padri fondatori della Costituzione Italiana”, ha detto il primo cittadino che ha voluto ricordare le parole pronunciate in merito dal Presidente della Repubblica Napolitano: “Vigilerò perché non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità e verso l'inconcludenza, né per quel che riguarda scelte urgenti e vitali di politica economica e sociale, né per quel che riguarda la legge elettorale e riforme istituzionali più che mai necessarie. Occorre recuperare fiducia nella politica e nelle istituzioni, dando risposte concrete soprattutto ai molti tra voi che vivono momenti duri e penosi e sono in allarme per il presente e per il futuro.
Viviamo con profonda preoccupazione il protrarsi e l’aggravarsi della situazione, la crisi diffusa, in molti casi drammatica, delle imprese e del lavoro. Ma diciamo a noi stessi, come all’Europa e al mondo, che a queste difficoltà non ci pieghiamo, che vi reagiamo convinti di poterle superare. Purché scatti uno sforzo straordinario di mobilitazione operosa e di coesione sociale e insieme un impegno efficace e convergente di Governo e Parlamento. Di qui al 2 giugno del prossimo anno, l'Italia dovrà essersi data una prospettiva nuova, più serena e sicura. Andiamo avanti con coraggio per potervi riuscire. Viva il 2 giugno, viva la Repubblica”.
Paolo Bondi che ha analizzato le vicende giuridico-costituzionali che accaddero nel periodo di transizione tra la destituzione di Mussolini, il 25 luglio del 1943, e l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio del 1948.
“La destituzione di Mussolini determinò un caos istituzionale e politico che si acuì con l’armistizio dell’8 settembre 1943. – ha spiegato Bondi – L’Italia non aveva più una guida ed era spaccata in due: il re si era rifugiato al sud, a Brindisi, insieme al Governo Badoglio, e il nord era sotto l’occupazione nazista e vedeva la nascita della Repubblica di Salò. Solo il 1° aprile del 1944, con il patto di Salerno, venne firmata la tregua istituzionale tra Repubblica e monarchia, che si tradusse nella stesura della prima Costituzione provvisoria, a cui ne seguì una seconda nel marzo del 1946, con la quale si demandò al popolo italiano la scelta tra Repubblica e monarchia. Al referendum del 2 giugno 1946 furono 12.717.923 gli italiani che votarono la Repubblica, contro i 10.719.284 voti a favore della monarchia, un distacco chiaro ma non marcato come ci si aspettava. All’esito del referendum seguirono i ricorsi dei monarchi fino alla proclamazione della Repubblica, il 18 giugno dello stesso anno, quando si diede il via alla fase costituente che portò all’entrata in vigore della nostra Costituzione il 1° gennaio del 1948.
Il 2 giugno e la Costituzione italiana sono due elementi inscindibili, – ha spiegato ancora Bondi – come dimostrano il primo e l’ultimo articolo della Carta costituzionale. L’art. 1 recita che l’Italia è una Repubblica democratica, l’art. 139 che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale. Oggi tutti noi dovremmo ritrovare lo spirito, la forza e il coraggio dei padri costituenti, che riuscirono a risollevare le sorti di un Paese martoriato dalla guerra e di accompagnarlo verso una fase di ricchezza e di sviluppo economico”.
La cerimonia si è poi conclusa con il concerto per organo e pianoforte del maestro Gianluca Tacchi che ha aperto e chiuso l’esibizione suonando l’Inno di Mameli prima in un’inedita versione con l’organo Morettini, poi con il pianoforte.
Riproduzione riservata