«Benvenuti ai pochi coraggiosi che hanno sfidato la pioggia. Ma non è il numero che conta ma la qualità». Così si è espresso la mattina di domenica 5 maggio 2019 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta ad Arrone per dare il benvenuto ai partecipanti alla sesta edizione della Festa della Famiglia, che aveva come tema “La famiglia per una nuova umanità”.
«Iniziamo insieme questa nostra Festa, ormai evento tradizionale, che quest’anno abbiamo voluto celebrare non nel centro della Diocesi (Spoleto, ndr) ma in questa zona della Valnerina ternana, in questo territorio che è importante proprio per la sua collocazione geografica e sociale. Siamo voluti venire qui per dire che le differenze tra centro e periferia, che normalmente si fanno, nell’ambito ecclesiale non funzionano, perché il centro è dove siamo noi. E oggi il centro della Diocesi è Arrone». I bambini delle famiglie presenti hanno svolto giochi e attività inerenti al tema grazie agli animatori della Pastorale giovanile diocesana e a quelli locali di Arrone.
Gianluigi De Palo, 42 anni, sposato con Anna Chiara, cinque figli (l’ultimo con la sindrome di down), impegnato in parrocchia, volontario alla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma (2000), con alle spalle varie esperienze missionarie in Africa, dal 2011 al 2013 assessore al Comune di Roma alla Famiglia, Scuola e Giovani e dal 28 novembre 2015 Presidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari ha dialogato con i presenti sul tema della giornata. All’inizio ha ricordato la sua esperienza di volontario alla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma, dove ha conosciuto e collaborato con mons. Boccardo. E poi, ha fornito i dati allarmanti del contesto attuale circa i nuovi nati: ogni anno muoiono circa 660.000 persone e ne nascono circa 474.000. In sostanza, ogni 365 giorni scompare una città della grandezza di Reggio Emilia. «La famiglia – ha detto è abbandonata a se stessa, si è convinti che tanto reggerà». Ma non è così. I dati dicono che l’80% dei giovani sogna di avere da due figli in su; sogno, però, infranto dalla mancanza di lavoro – e l’Italia esporta cervelli e pancioni – e dal costo medio di un figlio da 0 a 18 anni che si aggira intorno ai 170.000 euro. Poi, il contributo che i cristiani possono dare alla promozione della famiglia. E qui De Palo è stato chiaro: «Noi cristiani facciamo le cose tanto per farle, non diamo la vita, siamo mediocri, troviamo sempre il colpevole in qualcun altro (ad esempio in quelli che propongono le unioni civili, nel movimento LGBT, nelle varie lobby, in internet, nella televisione e via dicendo), siamo allergici all’autocritica. Come Chiesa dobbiamo parlare della famiglia partendo dalla concretezza della vita quotidiana per poi arrivare all’accademia. La famiglia si difende proponendo. Serve un salto di qualità».
E per farlo De Palo ha proposto alcuni passaggi del capito 2 di Amoris Laetitia di papa Francesco, che ha commentato. «Se i nostri figli non si sposano – ha detto – sarà un po’ anche responsabilità nostra o è solo colpa del mondo? Abbiamo presentato spesso la famiglia come un qualcosa di triste, angosciante, noioso. È doveroso fare autocritica. Come famiglie cristiane abbiamo il dovere di far assaporare ai giovani il profumo e la fragranza del “pane” familiare e poi una volta che lo hanno gustato saranno loro a chiederti quali sono gli ingredienti. Noi invece, con chi si deve sposare, insistiamo solo sugli ingredienti del matrimonio (ad esempio sui valori non negoziabili, sull’indissolubilità, su cosa è il matrimonio ecc…), che sono fondamentali, ma prima è necessario far crescere in loro il desiderio del pane (del matrimonio), che poi inevitabilmente porterà a chiedere con cosa è stato fatto e saranno loro stessi a voler impastare gli ingredienti. I nostri figli – ha proseguito – non si sposeranno per il fatto che noi gli diciamo che la famiglia è la cellula fondamentale della società. Questa è la classica risposta da manuale Cencelli. I nostri figli si sposeranno se vedono che la mamma e il papà ogni giorno danno la vita l’uno per l’altra nonostante i casini che si vivono nella quotidianità. I nostri figli devono rosicare dell’amore che c’è tra di noi (marito e moglie), devono sentire il profumo e la fragranza del pane (matrimonio) e così vorranno assaporarlo anche loro. Aprite le finestre delle vostre case e fate sentire il profumo del pane a tutti».
Nel pomeriggio, i partecipanti, divisi in gruppi, si sono confrontati su quattro tematiche: Famiglia e cultura (curato da suor Anna Maria Lolli responsabile della pastorale giovanile diocesana), Famiglia, giovani e vocazione (curato da don Sem Fioretti, responsabile della pastorale familiare diocesana, e dai seminaristi), Famiglia e impegno civile (curato da Giorgio Pallucco direttore della Caritas diocesana), Famiglia e social media (curato da Francesco Carlini direttore dell’ufficio stampa diocesano). Al termine, c’è stata la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo nella chiesa parrocchiale di Arrone. Hanno concelebrato i sacerdoti della zona, ad iniziare dal parroco ospitante don Davide Travagli. Mons. Boccardo nell’omelia ha sottolineato, commentando il Vangelo del giorno, come spesso nelle famiglie si fa l’esperienza dei discepoli che pescano tutto il giorno senza prendere pesce. «Tante volte – ha detto – le reti nelle nostre case sono vuote e si genera desolazione e frustrazione, si sperimenta il fallimento dopo tanta fatica. Ma come per i discepoli che hanno rigettato la rete in mare dopo aver ascoltato il Signore, e hanno preso una grande quantità di pesce, anche le fatiche domestiche possono essere premiate se al centro si mette Gesù. Grazie all’ascolto della sua parola si può ricominciare sempre, l’amore che sappiamo essere esigente non si spegnerà, la passione di prendersi cura gli degli altri si rinnoverà ogni giorno e la verità preverrà anche quando è scomoda».