A poco meno di un mese dall’inizio dell’edizione numero 53, che si svolgerà dal 21 aprile al 1° maggio, la tradizionale e attesissima “Festa del Tulipano” di Castiglione del Lago può già vantare un doppio lusinghiero traguardo. Da una parte il completamento ormai prossimo dei quattro carri allegorici con strutture interamente rivestite di petali di tulipano, che renderanno uniche le tre parate di domenica 23 e martedì 25 aprile e, eccezionalmente in notturna, di domenica 30. Dall’altra, l’inserimento della manifestazione, da parte del Ministero della Cultura, nel gruppo dei 27 eventi che si svolgono sul territorio nazionale attenzionati per la realizzazione del progetto “Legami intangibili nei paesaggi festivi”, promosso e finanziato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e sviluppato dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del medesimo dicastero.
Un riconoscimento, quest’ultimo, annunciato giovedì sera davanti a un folto pubblico presso la Scuola di specializzazione in Beni Demoetnoantropologici dell’Università degli Studi di Perugia, che ha sede proprio a Castiglione del Lago, nel corso di un incontro in cui si è cercato di ripercorrere la storia e le motivazioni che portarono ad istituire nel 1956 un’iniziativa dall’oggetto certamente insolito, ma ben presto divenuta patrimonio della comunità castiglionese.
E’ stato il professore Daniele Parbuono, Direttore della Scuola e Delegato del Magnifico Rettore dell’Ateneo perugino, a fare gli onori di casa e spiegare da un punto di vista storico-culturale-sociale le tre fasi che hanno portato la Festa del Tulipano a cambiare in quasi settant’anni il proprio volto. Dalle origini con l’attività di coltura dei tulipani avviata trent’anni prima da un illuminato proprietario terriero, Remo Zenobi, dietro suggerimento del paesaggista fiorentino Pietro Porcinai chiamato a realizzare il giardino della villa di famiglia, al nuovo corso della festa targato “Associazione Eventi castiglione del Lago”, presieduta da Marco Cecchetti, è stato tutto un riscoprire tramite documenti storici, testimonianze e aneddoti la valenza di un’iniziativa dai tratti fortemente identitari per la collettività di riferimento.
Tratti che, come hanno spiegato per conto dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura il Direttore Leandro Ventura e i funzionari Fabio Fichera e Cinzia Marchesini (quest’ultima responsabile per la tutela del patrimonio demoetnoantropologico e immateriale dell’area geografica Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Umbria) verranno immortalati dalla fotografa professionista Barbara Di Maio in un lavoro che va al di là dell’immagine e tende a far emergere gli aspetti storici, la preparazione dell’evento e la sua importanza sociale; stessi elementi che saranno oggetto di una tesi di laurea della specializzanda perugina Emanuela Ghirga al termine del suo percorso di studi di alta formazione.
Se i materiali prodotti andranno a confluire nell’Archivio pubblico fotografico nazionale di Roma a disposizione di studiosi, ricercatori e della stessa comunità locale, ma anche a costituire l’oggetto di mostre e attività di promozione in Italia e all’estero, è altrettanto vero che nell’immediato l’attenzione si concentrerà sugli ultimi ritocchi pratici ed organizzativi della festa.