Nel pomeriggio è arrivato l’atteso via libera: le attività di restauro, al di là del Codice Ateco, non rientrano tra le attività culturali e di spettacoli ma tra quelle tecniche. E quindi possono riaprire nella Fase 2. L’atteso chiarimento è arrivato nella Faq del Governo, dopo che Confartigianato aveva lanciato l’allarme di fronte ad un’esclusione ingiustificata. Ed in serata, appresa la notizia, il segretario di Confartigianato Imprese Perugia, Stelvio Gauzzi, ha manifestato la propria soddisfazione.
(aggiornamento ore 19,50 del 2 maggio)
Un problema di classificazione burocratica impedisce alle imprese del restauro, paragonate a quelle dello spettacolo, di riaprire nell’avvio della Fase 2 di convivenza col Coronavirus. Lo denuncia Confartigianato Imprese Perugia, che lancia l’allarme per l’incomprensibile la reiterazione del blocco dell’attività per le imprese del restauro.
“Parliamo di oltre 100 imprese della provincia di Perugia – comunica il segretario Stelvio Gauzzi – che danno lavoro ad oltre 250 persone del settore. Lavoratori fermi oramai da due mesi e senza alcuna prospettiva di ripresa della loro delicata funzione di restauro dei beni culturali, tra gli asset del Pil del turismo culturale e dell’economia turistica della nostra regione”.
“Le imprese del restauro – spiega Gauzzi – operando prevalentemente in laboratori già disciplinati da norme molto stringenti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro o in spazi aperti, lavorano già in condizioni di sicurezza e si adeguerebbero comunque alle ulteriori indicazioni emanate dal Governo”.
Per Confartigianato è urgente sciogliere il nodo dell’appartenenza di queste imprese al codice ATECO 90.03.02, considerati dall’Inail nel codice 90 come “attività creative, artistiche e di intrattenimento” e non, a rigore di logica, nel codice ATECO 74, relativo ad “altre attività professionali, scientifiche e tecniche (74.9)”. In quest’ultimo caso anche le imprese di restauro sarebbero considerate tra quelle inserite nell’elenco delle riaperture previste per il 4 maggio.
“Confartigianato Imprese – conclude Stelvio Gauzzi – confida in una pronta risoluzione della questione da parte del Governo, di concerto con il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, per evitare la dispersione di maestranze e la chiusura di imprese strategiche per la tutela e la conservazione del nostro enorme patrimonio culturale”.
(Foto di archivio)