Alla fine passa la linea comune tra le Regioni. E da lunedì in Umbria potranno aprire anche gli estetisti, come nel resto d’Italia.
“Siamo soddisfatti della condivisione da parte del Governo delle linee guida sulla sicurezza, in merito alle riaperture delle varie attività, presentate dalla Conferenza delle Regioni. Un documento che rappresenta la sintesi dei vari protocolli regionali e che supera le precedenti indicazioni Inail. Rimaniamo in attesa del recepimento ufficiale che dovrebbe avvenire entro la serata, al termine del Consiglio dei Ministri” il commento della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei a conclusione di una lunga giornata caratterizzata da una serie di incontri.
(aggiornamento ore 22)
“Il documento redatto dalla Regioni, condiviso da tutti i Governatori e presentato al Governo, consente di tutelare la sicurezza di lavoratori e clienti e al contempo di andare incontro alle esigenze economiche delle imprese. Ora, come tutte le altre Regioni, rimaniamo in attesa del Dpcm, che dovrebbe essere pubblicato tra stasera e domani, a seguito del quale emaneremo la nostra ordinanza che dal 18 permetterà la ripresa di tutto il commercio al dettaglio, dei servizi alla persona (barbieri, parrucchieri, estetiste), delle attività di ristorazione e bar, delle agenzie di viaggio, tour operator oltre alla possibilità di svolgere attività sportive all’aperto anche nei circoli”.
Subito l’ordinanza regionale per far riaprire da lunedì 18 maggio in Umbria parrucchieri, centri estetici e tatuatori in sicurezza contro il rischio contagio da Coronavirus. “Le condizioni per ripartire nel rispetto della sicurezza ci sono tutte – scrivono in una nota congiunta di Cna Umbria e Confartigianato Imprese Umbria – perciò auspichiamo che la Regione firmi subito l’ordinanza per la riapertura delle imprese del benessere”.
A pochi giorni dalla possibile riapertura – almeno a giudicare dagli annunci – di parrucchieri, estetiste e tatuatori, la confusione regna sovrana. Eppure gli operatori del settore sono pronti da tempo e chiedono a gran voce di poter tornare al loro lavoro, nel rispetto di tutte le procedure per garantire a clienti e dipendenti, oltre che a loro stessi, la massima sicurezza.
A livello nazionale Inail e Istituto superiore della sanità hanno pubblicato le loro linee guida. Il Governo sta preparando il decreto legge quadro su tutte le riaperture della Fase 2. La Regione ha pronta l’ordinanza, che però rinvia di una settimana la riapertura dei centri estetici, valutati maggiormente a rischio da parte del Comitato tecnico locale.
Le due associazioni giovedì hanno consegnato alla presidente Tesei, insieme alla rinnovata richiesta di apertura dal 18 maggio, le linee guida anti-contagio specifiche per il settore, che in Umbria, tra parrucchieri, estetiste e tatuatori conta circa 2.500 imprese e altre migliaia di addetti.
“Le misure contenute nel documento che abbiamo consegnato alla presidente – afferma Piero Montanucci, parrucchiere e dirigente di Cna Umbria, – tengono conto del protocollo nazionale sulla sicurezza firmato tra Governo e parti sociali il 24 aprile, dei codici di autoregolamentazione che le associazioni si sono date, nonché delle recenti indicazioni di Inail e ISS, che, lo ricordiamo, hanno carattere tecnico e non normativo e vogliono essere, a detta degli stessi estensori, delle indicazioni per prendere decisioni”.
“Le linee guida che abbiamo individuato – aggiunge Roberta Caracciolo, presidente regionale dei parrucchieri di Confartigianato – secondo noi rappresentano l’equilibrio migliore tra efficacia e sostenibilità delle misure, perché sono indicazioni ispirate alla massima sicurezza, ma al tempo stesso sono concretamente attuabili all’interno dei centri e dei saloni. Considerando, peraltro, che i costi dell’introduzione di queste nuove procedure sono altissimi”.
Le linee guida proposte si dovranno trasformare in singoli e specifici protocolli aziendali, diversi da impresa a impresa, che le aziende dovranno predisporre e attuare con la massima attenzione per ridurre al minimo ogni possibilità di contagio. La scrupolosa attuazione di queste misure metterà il datore di lavoro al riparo da possibili responsabilità; responsabilità non di poco conto, visto che il contagio di un dipendente viene assimilato agli infortuni, con tutto ciò che ne deriva anche in termini penali.
“Pensiamo che a questo punto – ribadiscono Montanucci e Caracciolo – i servizi alla persona abbiano tutte le carte in regola per ripartire, soprattutto in Umbria, dove abbiamo dimostrato un forte senso di responsabilità che ha contribuito certamente a contenere il numero di casi di Covid-19. Attendere ancora significherebbe per molte imprese non rialzare le saracinesche, mentre gli abusivi avranno sempre più spazio per fare affari a scapito di tutti mettendo a rischio la salute delle persone”.