(Adnkronos) – “Mi spiace, il suo farmaco non c’è e non sarà disponibile a breve”. E’ la risposta arrivata nell’ultimo anno al 34% degli italiani, secondo una nuova indagine Altroconsumo sui medicinali mancanti. E i tempi di attesa hanno causato problemi al 52% delle persone, con il 17% che ha aspettato anche più di 7 giorni per ottenere il farmaco. Già l’indagine pubblicata nel 2021, riferita alla carenza dell’anno precedente – ricorda l’associazione consumatori in una nota – rappresentava una situazione critica ed evidenziava la necessità di una tempestiva soluzione, anche in funzione dell’impatto peggiorativo esercitato dal Covid, a livello europeo.
Nel 2023 gli italiani hanno dovuto affrontare la mancanza di farmaci molto diffusi come analgesici e antidolorifici (nel 15% dei casi), antibiotici e antivirali (7%). Ma sono mancati anche medicinali per disturbi muscolo-scheletrici, per i problemi a carico del sistema immunitario, cardiovascolare e non solo. In molti hanno optato per un’alternativa, cercando in altre farmacie o acquistando un farmaco equivalente, quando disponibile, cioè con le stesse caratteristiche ed efficacia; il 31% ha invece aspettato che il farmaco tornasse disponibile presso la farmacia dove l’aveva richiesto. Ed è proprio il tempo di attesa che risulta essere peggiorato: nel 17% dei casi è stato persino di oltre 7 giorni, quando nell’indagine del 2020 solo l’8% aveva dovuto aspettare così tanto; il 20% ha atteso tra i 4 e i 7 giorni (3 anni prima il 13%). Inoltre, il 12% dei rispondenti non ha potuto ricorrere ad alcuna soluzione, non trovando né il suo farmaco né uno alternativo, che evidentemente non c’era. Semplicemente non si è potuto curare.
Situazioni di questo tipo, soprattutto per chi soffre di malattie anche gravi, hanno portato a problemi anche pesanti, che si sono verificati per il 52% delle persone, con ansia e preoccupazione (57%) – riporta la nota – ma anche peggioramento dei sintomi e della malattia (30%) e il ricovero nel 2% dei casi. La carenza dei farmaci è, ovviamente, un problema complesso con cause di varia natura. Dall’indagine condotta da Altroconsumo emerge che la motivazione fornita nel 25% dei casi è stata l’eccessiva richiesta. Ciò può avvenire, ad esempio, quando circolano virus, come quelli influenzali, che non consentono, per un breve lasso di tempo, di rispondere in modo adeguato all’eccessiva domanda. A molti, però, è stato detto che l’indisponibilità era dovuta alla carenza di principi attivi/materie prime o a problemi logistici (18% in entrambi i casi) dovuti, ad esempio, al trasporto o alle dogane.
Nella lista ‘Farmaci carenti’ dell’Aifa – rimarca Altroconsumo – sono circa 3.600 i medicinali mancanti in Italia; nel 2021, quando è stata pubblicata la precedente inchiesta, erano 2.400. Il problema, come dimostrano chiaramente anche i dati ufficiali, è in continua crescita. Nello specifico, dei 3.600 medicinali, circa 2mila hanno cessato, in modo definitivo o temporaneo, la produzione; i rimanenti 1.600 non sono disponibili o lo sono in quantità ridotta per differenti motivazioni (problemi produttivi, elevata richiesta o motivi commerciali). Inoltre, sul totale, ben 760 non hanno un farmaco equivalente che possa sostituirlo, e questo è ciò che rende queste mancanze particolarmente pesanti per la salute dei pazienti, insieme alla gravità della malattia per cui sono indicati.
La situazione, purtroppo, per chi deve patire la mancanza di medicinali, ha ben poco di positivo, anche se l’Ema (Agenzia europea del farmaco) ha istituito due gruppi di lavoro per gestire le carenze e prevenirle, monitorando gli eventi che potrebbero interferire sulla catena di approvvigionamento, ed ha realizzato una lista di ‘Farmaci critici’ per malattie gravi e senza equivalenti, sui quali attua un monitoraggio rafforzato per evitarne carenze.
Inoltre – conclude la nota – è in discussione una revisione della regolamentazione Ue sui medicinali, che dedica spazio anche al tema delle carenze e che contiene importanti novità, come obblighi più severi per le aziende su sospensione della produzione e notifica delle carenze; diversificazione dei fornitori da parte dei produttori, che dovranno anche avere un piano di prevenzione e gestione delle eventuali carenze e più poteri per l’Ema.