Sono in dodici. Il più piccolo ha 3 anni, la più grande ne ha 50. Sei sono maggiorenni, l’altra metà invece è composta da minori. Sono tutti membri della stessa famiglia e sono arrivati dal Sud Sudan, per sfuggire alla guerra. Perché cristiani perseguitati, come tanti altri uomini e donne, bambini ed anziani, che vivono in Paesi martoriati dai conflitti. Ma ora, per loro, si apre un nuovo capitolo di vita.
Il protocollo d’intesa con lo Stato italiano, siglato dalla Cei – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio ha, infatti, permesso a questa numerosa famiglia di raggiungere, attraverso canali umanitari sicuri e legali, la loro terra promessa, in Italia, a Foligno.
Ad accoglierli la comunità, che insieme agli operatori della Caritas diocesana li accompagnerà in un percorso di integrazione e autonomia, aiutando i più piccoli da un punto di vista scolastico e gli adulti sul fronte lavorativo, garantendo tutti i servizi di mediazione linguistica, cure mediche adeguate e corsi di lingua italiana.
Arrivati martedì 27 febbraio, alle 4.30, all’aeroporto di Roma Fiumicino insieme ad un altro centinaio di persone, tutte provenienti da Paesi dell’Africa, sono stati accompagnati in quella che sarà la loro casa nelle settimane e nei mesi a venire. “Con questo progetto che ci vede in prima fila come Caritas diocesana – ha detto il direttore dell’Ufficio pastorale folignate, Mauro Masciotti – vogliamo spezzare quel traffico umano, di uomini e donne, che si perpetua con i barconi, ed al contempo aiutare persone che sono in pericolo di vita i membri di questa famiglia. In questo caso, non siamo di fronte a migrazioni economiche come ci raccontano quotidianamente le cronache. Questo progetto prevede invece un percorso di accompagnamento per un periodo più o meno lungo e poi, quando ci saranno le condizioni di sicurezza, il ritorno nel loro paese d’origine. E’ una forma di accoglienza – ha quindi concluso Mauro Masciotti – che trova riscontro anche nelle recenti parole di Papa Francesco che, nell’Angelus di qualche settimana fa, invitava al digiuno ed alla preghiera come segno di vicinanza alle popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan”.
“Quello in cui siamo coinvolti – ha aggiunto Elisabetta Tricarico, responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas diocesana di Foligno – è un progetto di accoglienza umanitaria che secondo il protocollo d’intesa punta al trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni e prevede l’invio di personale specializzato nei Paesi di guerra per una valutazione di quelle che sono le vulnerabilità maggiori, sulle quali cioè è necessario intervenire. Lo scorso 30 novembre erano arrivati in Italia i primi 25 accolti, ora invece la seconda tranche, all’interno della quale c’è anche questa famiglia composta da ben tre generazioni, che sperano in un futuro migliore in un nuovo paese, dove poter vivere e crescere in tranquillità. Un posto che li accolga e in cui trovare un po’ di serenità. L’accoglienza offerta dalla Caritas diocesana di Foligno prevede un percorso di supporto ed accompagnamento. Avranno al loro fianco anche una famiglia folignate che gli farà da “tutor”, perché l’idea è quella di creare attorno a loro una rete che li sostenga e li accompagni al fine di renderli autonomi. In più – ha concluso Elisabetta Tricarico – lavoreremo su progetti educativi personalizzati, con un occhio attento alle esigenze di ciascun membro della famiglia”.