Dovranno scontare pene che vanno da 1 anno e 2 mesi a 2 anni e 9 mesi di reclusione le 6 persone condannate dal tribunale di Perugia nei giorni scorsi a vario titolo per emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, nonché di indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti.
Il procedimento penale – ricostruisce la Procura della Repubblica di Perugia – aveva ad oggetto un sistema fraudolento in cui operatori commerciali, aventi sede nel capoluogo umbro ed in altri comuni limitrofi (il principale dei quali dei quali operante in franchising con corrieri di rilevanza nazionale) appaltavano i servizi di logistica e trasporto di merci ad un consorzio, privo di maestranze, che, a sua volta, subappaltava l’esecuzione a società costituite con le forme giuridiche della società a responsabilità limitata semplificata o di cooperative, con vita media assai breve (due o tre anni, al massimo), con bassissimo livello di capitalizzazione e prive di una benché minima struttura aziendale, rappresentate formalmente da soggetti nullatenenti, completamente sconosciuti al Fisco ed estranei alle dinamiche di gestione, ma con numerosi lavoratori dipendenti (autisti, facchini, magazzinieri).
Le indagini svolte all’epoca dei fatti dal Gruppo della Guardia di finanza di Perugia avevano consentito di accertare che si realizzava, di fatto, una fittizia interposizione di soggetti giuridici inesistenti tra i lavoratori (formalmente assunti dalle cooperative, le quali avevano precostituito inesistenti crediti verso l’Erario al fine di far figurare, sulla carta, la regolarità contributiva e fiscale della filiera) e le imprese che, in Umbria, si avvalevano delle prestazioni dei medesimi lavoratori.
Agli imputati erano stati contestati delitti in materia fiscale (artt. 2, 8 e 10 quater del D. Lgs. 74/200), con riferimento ai quali era stato richiesto, nel corso delle indagini, il sequestro preventivo di oltre tre milioni di euro (di cui oltre un milione di euro effettivamente sequestrati), disposto dal Gip nel novembre 2021 e confermato in sede di riesame.
I principali operatori economici hanno proceduto, nel frattempo, alla definizione in via amministrativa della pendenza fiscale, per un importo complessivo di oltre 1,4 milioni di euro comprensivo di interessi e sanzioni. Pertanto, su parere conforme della Procura, il Tribunale aveva disposto il dissequestro degli importi a suo tempo sequestrati con finalità esclusiva al pagamento del residuo dovuto e restituzione, all’esito, agli aventi diritto dell’eccedenza.