Vignaioli resistenti in lotta contro il gelo. Primavera inoltrata, eppure nelle campagne umbre le temperature si sono spinte sotto lo zero. Per contrastare la violenza della natura, nella notte tra il 21 e il 22 aprile, in alcuni vigneti sono stati accesi centinaia di fuochi tra i filari. “Questa è l’impari lotta dell’uomo contro la natura – commenta Giovanni Cenci, vignaiolo, enologo e titolare della cantina Cenci a San Biagio della Valle a Perugia – Il possibile è stato fatto, cento fuochi in mezzo alla vigna a poco sono serviti, nessun rimpianto! I danni sono consistenti, ma guardiamo avanti”.
Le gelate in questione sono state drammatiche. Dopo quelle del 2012 che avevano letteralmente “fulminato” sul nascere gemme e bottoni dei vitigni, i danni alla produzione agricola in Umbria del 2017, secondo Confagricoltura regionale andrebbero dal 40% al 100% soprattutto nel settore vinicolo. Forse lo stesso impatto economico di un terremoto, aggiungono alcuni. “Il danno c’è – chiarisce Giovanni Cenci – è innegabile“. Insomma, come a dire l’ennesima ferita all’economia di una regione già messa in ginocchio dagli effetti sul turismo post sisma.
A differenza della grandine che colpisce ben localizzate aree stimabili in pochi ettari, il gelo non risparmia quasi nessuna coltura in fase di accrescimento. Quando raggiunge punte così basse, il freddo diventa spietato con i vigneti di fondovalle, mettendo a rischio gran parte della produzione del vino perché le viti in questo momento sono nella fase della pre – fioritura.
Ecco perché nella notte tra il 21 e il 22 aprile scorso alcuni agricoltori umbri al calar del sole sono scesi nei propri vigneti, dando fondo ad antiche pratiche mai dimenticate, accendendo dei fuochi tra i filari per cercare di aumentare la temperatura tra le viti. Si tratta di una tecnica arcaica e molto spettacolare, in uso da tempo tra i vigneti della Loira, così come sui declivi di Borgogna: focolai puntiformi vengono sistematicamente dislocati a tabulazione nei campi. Un modo per contrastare i fenomeni climatici estremi utilizzando le vecchie tradizioni nell’eterna opposizione dell’uomo verso le calamità improvvise della natura.
E ora, dopo la notte dei cento falò, si contano i danni. “Del trebbiano e pinot grigio –spiega Giovanni Cenci – riesco a salvare qualcosa, come anche per il sangiovese grazie alla sperimentazione di una coltivazione tardiva. Il merlot invece è tutto perso“. Con i bianchi, quindi, la situazione è difficile ma ad essere grave è quella dei rossi. “Nei prossimi giorni valuteremo meglio le perdite, ad ora posso dire che ci aggiriamo sul 70% dei vigneti compromessi, circa cento mila euro“.
“La maggior parte dei produttori agricoli non ha delle assicurazioni a cui rifarsi per la richiesta dei danni – spiega ancora Giovanni -. Come vignaiolo faccio un appello alla Regione a cui chiedo la proroga delle scadenze per gli investimenti nell’agricoltura. Non chiediamo soldi per i danni subiti dal gelo, ma quanto accaduto blocca il ciclo degli investimenti e il mancato guadagno sulla produzione del prossimo anno non ci permetterà di portare a conclusione alcuni progetti che prevedono importanti investimenti e la cui mancata ultimazione prevede il pagamento di una sanzione”.