FALLIMENTO MINERVA: LA POSIZIONE DEL COORDINAMENTO PER L'UNITA' DEI COMUNISTI - Tuttoggi.info

FALLIMENTO MINERVA: LA POSIZIONE DEL COORDINAMENTO PER L'UNITA' DEI COMUNISTI

Redazione

FALLIMENTO MINERVA: LA POSIZIONE DEL COORDINAMENTO PER L'UNITA' DEI COMUNISTI

Gio, 17/01/2008 - 13:01

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“Solo chi non conosce nulla delle vicende che hanno riguardato la difesa dei posti di lavoro delle aziende del territorio spoletino degli ultimi 35 anni può raccontare che è stato fatto il possibile per i lavoratori della Minerva. In realtà non è stato fatto niente. Io che ho vissuto in prima fila tutte le vicende di questi anni dico che mai come in questo caso l'indifferenza, l'incapacità, la connivenza hanno segnato il destino di questa azienda e dei suoi lavoratori. Ben altre furono le iniziative, le lotte, l'interesse della città, della sua classe politica e dei suoi sindacati, pur da noi molto spesso non condivise per le soluzioni che proponevano, nella crisi del 1974 alla stessa Minerva, nelle lotte del periodo 1979/81 alla Pozzi, nel tentativo di impedire la chiusura del Cotonificio nel 1984/85, nella resistenza al ridimensionamento della Panetto e Petrelli alla fine degli anni ottanta. A volte si vinse, altre volte si ottenne qualcosa, altre volte si perse. Anche allora ci furono scelte sbagliate da parte del sindacato, basti pensare al Cotonificio, ma lotte in parte ci furono perchè alcuni lavoratori si imposero e non si rassegnarono fino all'ultimo. Posso quindi con giusta precisione misurare le differenze di allora e di oggi, e oggi i partiti che contano e i sindacati che pesano, non hanno fatto praticamente nulla per questi lavoratori che possono essere, senza nulla detrarre al vero, giudicati gli ultimi della scala sociale Si perché le condizioni di lavoro, i diritti sindacali, l'arretratezza tecnologica dell'azienda, il livello di precarietà, il ricorso massiccio agli appalti esterni, non sono solo il frutto di una proprietà e di una direzione che i fatti dicono essere stata incapace e rapace, assistita e cooperata dal Governo del Comune di Spoleto, ma anche di un sistema di connivenze e silenzi dei soggetti politici e sindacali che avrebbero dovuto concorrere almeno alla salvaguardia dell'occupazione di chi vi lavora, visto che la salvaguardia dei diritti dei lavoratori è stata da loro stessi da tempo abbandonata. Come è possibile che sia morta ogni forma di organizzazione dei lavoratori in quella fabbrica, unica sentinella possibile contro la crisi che ha ucciso l'azienda? Come è possibile che ci sia stato un proliferare degli appalti esterni al punto da cancellare quasi i lavoratori di pendenti direttamente dell'azienda, precarizzando il lavoro a condizioni ottocentesche? Come è possibile che l'innovazione tecnologica non abbia praticamente mai avuto luogo e le modalità del lavoro sono state fino al momento della chiusura di una arretratezza evidente che comporta tra l'altro un rischio per i nostri giorni non accettabile? Che senso ha che il Governo della Città di Spoleto abbia costruito relazioni di affari con alcuni personaggi di primo piano dell'azienda appaltandogli il verde pubblico cittadino? Le cose che sappiamo le sappiamo da alcuni lavoratori che sono passati in quell'azienda, tanti ragazzi ad esempio a cui ho fatto scuola e sono passati in quella fabbrica per poi andarsene, perché non si prendeva la 13° dalla Ditta appaltante, perché si rischiava sempre, perché si prendeva molto meno dell'operaio che ti lavorava accanto e faceva lo stesso lavoro. Quando noi siamo stati, spesso, anche negli ultimi mesi, davanti a quei cancelli, abbiamo percepito un senso di rassegnazione inaccettabile tra quei lavoratori, per lo più giovani, che si sentivano in balia di eventi a cui pensavano di non potersi opporre. Perché chi aveva la forza per aiutarli non lo ha fatto fino all'ultimo? Non è una questione morale, di buoni e cattivi, è la registrazione del deragliare di una classe politica e sindacale che negli ultimi anni si è reinventata come altra cosa, non più sindacato della classe dei lavoratori, non più partiti del lavoro, ma collaboratori delle proprietà delle aziende e sostenitori delle necessità del mercato, il cui prezzo sono da sempre i lavoratori a pagare. Chiunque vorrà smentirci queste cose raccontate da chi ha lavorato la dentro non sarà da noi creduto, perché la verità non è una, ce ne sono almeno due, quella dei lavoratori e quella dei padroni e di chi ha collaborato attivamente con loro. Lo stesso fatto per un lavoratore ha un senso, per la proprietà, il senso opposto. Se per un direttore o un sindacalista zelante, un appalto esterno ha il significato di proporre migliori condizioni per produrre a prezzo di mercato, per un operaio questo significa, più fatica, più precarietà, più umiliazioni. In Consiglio Comunale tutti hanno chiesto tempi rapidi, ma affinché di questa richiesta non rimangano chiacchiere, occorre mettere in piedi subito azioni che mettano sotto pressione chi deve decidere con azioni importanti che visto l'impalpabilità del Sindacato deve essere messa in piedi dai rappresentanti politici dei lavoratori e di tutti i cittadini. Di conseguenza la domanda centrale oggi è a che punto stiamo, non possiamo non considerare con molta preoccupazione ciò che hanno detto gli operai dello stabilimento di Santo Chiodo, ovvero che il curatore fallimentare ha dato il via al trasferimento dei telai il che rappresenta un pericolo gravissimo per lo stabilimento. La soluzione che ci dovrà essere, se si farà ciò che è necessario per impedire il pericolo di smantellamento, dovrà portare con se non solo una nuova proprietà che si accolli la soluzione dei problemi che ha lasciato la vecchia proprietà, ma dovrà essere una soluzione che oltre a garantire il funzionamento dell'azienda, garantisca occupazione, dignità, sicurezza e diritti a chi lavora. E' ora di iniziare un processo che porti a una inversione della tendenza a precarizzare il lavoro e i diritti. Costruire percorsi di rilancio industriale che contengano garanzie e diritti per i lavoratori è perciò la condizione imprescindibile per qualsiasi soluzione venga raggiunta per superare la crisi della Minerva.”

Aurelio Fabiani

Consigliere Comunale

Coordinamento per l'Unità dei Comunisti

Spoleto 16 1 2008


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