Oltre cento milioni di euro di debiti e centinaia e centinaia di creditori, almeno 700. Sono i numeri con cui è alle prese il curatore fallimentare del Gruppo Novelli, la società dichiarata fallita il 27 aprile 2017, quando ormai era rimasta una “scatola vuota”.
Dopo l’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo del 23 novembre scorso, il giudice delegato Luciana Nicolì ha calendarizzato una serie di udienze. Troppi, infatti, i creditori ammessi al fallimento per poter essere convocati tutti insieme per proporre loro le ipotesi sul soddisfacimento dei loro crediti. Soddisfacimento che, con tutta la situazione complicata che avvolge le società del Gruppo Novelli passate ad Alimentitaliani, appare piuttosto complicato.
La prima udienza si terrà domani, 18 gennaio. Un’altra è stata già calendarizzata per fine mese ed altre per i prossimi. Tra i creditori figurano per lo più società e professionisti fornitori di beni e servizi, consulenti, ma anche istituti di credito e l’Erario. Il curatore fallimentare dovrà indicare loro le modalità ed i tempi per la soddisfazione di parte dei crediti maturati. Tra le azioni del commercialista orvietano ci sarebbe anche l’istanza per la revoca della vendita, avvenuta il 22 dicembre 2016 al costo simbolico di 1 euro, delle società che facevano parte del Gruppo Novelli ad Alimentitaliani. Con quest’ultima che è stata dichiarata fallita a sua volta un mese fa dal Tribunale di Castrovillari.
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Se il Tribunale dovesse revocare la cessione fatta un anno fa, le aziende – tuttora produttive e detentrici di importanti marchi commerciali come Ovito ed Interpan – tornerebbero in capo al Gruppo Novelli. E a quel punto per i creditori di quest’ultimo ci sarebbero tutt’altre prospettive. Ma nel frattempo ci sono anche i creditori di Alimentitaliani da considerare – tra cui quelli che l’hanno portata al fallimento – e poi c’è il trasferimento di tre società (Fattorie Novelli, Cantine e Bioagricola) fatto da Alimentitaliani nel febbraio 2017 a favore di Poderi Tommaso Greco. Cessione, quest’ultima, che dovrebbe venire revocata, anche se i tempi non sono chiari.
In tutto questo caos, mentre i creditori hanno le loro speranze ridotte al lumicino, rimane aperta la vertenza lavorativa, che tornerà al cospetto del ministero dello Sviluppo economico lunedì mattina.