di Carlo Ceraso
Deve esser fatto così il sindaco di Vallo di Nera, Fausto Dominici: quando gli scappa gli scappa. E non c’è niente e nessuno che possa fermarlo. Neanche la memoria dei due eroi nazionali, di due servitori dello Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Così, pochi giorni fa, prima del 18.mo anniversario della strage di Capaci, arriva sui banchi del consiglio comunale del piccolo borgo della Valnerina, la proposta del capogruppo dell’opposizione, Marco Morganti, di intitolare ai due giudici il piazzale-parcheggio di Meggiano, una piccola frazione del circondario.
La fin troppo audace proposta deve aver lasciato spiazzato il primo cittadino che, senza pensarci due volte, ribatte con cipiglio “e questi cosa c’entrano con noi?”.
Neanche gli si fosse parato davanti un usciere comunale per annunciare la visita di due ambulanti che chiedevano di lui (ci sarebbe stato da comprenderlo, poverino, con quei nomi, Falcone e Borsellino, si poteva pure pensare ad un venditore di uccelli e uno di pellami).
Difficile credere che il sindaco non sappia chi sono ‘questi’ due magistrati, cosa abbiano rappresentato e rappresentino per la Nazione. E come siano finiti.
Quando la mafia li ha fatti a pezzi, insieme agli agenti delle scorte, con appena qualche centinaio di chili di esplosivo, lui aveva 33 anni.
La radio c’era, la televisione pure, anche quella a colori: di quei due “attentatuni” ne parlò per mesi il mondo intero.
Dunque, ad esser buoni, si potrebbe liquidare l’uscita del Dominici come una battuta infelice, una caduta di stile. Ma è davvero difficile esser comprensivi. Andiamo con ordine.
Indignato per la risposta ricevuta, Morganti pochi giorni dopo reitera la proposta, stavolta nero su bianco, con la firma in calce anche dei consiglieri di minoranza.
Il risultato è imbarazzante: al momento del voto la maggioranza si astiene compatta e la proposta viene di fatto bocciata, potendo registrare solo i voti favorevoli di Morganti & Co..
Gli astenuti, che meritano la menzione non fosse che per la fedeltà mostrata al primo cittadino, sono Anselmo Benedetti, Mirko Caterini, Franco Cordella, Moira Chiacchierini, Valentina Eresia, Oliviero Massini, Danilo Nicolai, oltre ovviamente al sindaco. Un successo! Partita chiusa? Macchè. E’ il sindaco – guardandosi bene dal fornire un qualche straccio di motivazione sulla decisione presa – a infilare l’ultima perla sulla collana della vergogna.
Rivolgendosi a Morganti, tuona dallo scranno: “ho sentito alcuni concittadini in merito alla tua proposta, pensano che tu sia scemo”.
Ovviamente di far i nomi il don Abbondio di Vallo se ne guarda bene. L’ha buttata là, come le comari quando spettegolano al lavatoio o dal parrucchiere. Il sospetto che potesse soffrire di incontinenza verbale sembra quasi diagnosticato.
Una attenuante però gli amministratori della little city ce l’hanno: pur essendo artigiani, professionisti (il sindaco ha un titolo di geometra nel cassetto), imprenditori, mancano di creatività. Un po’ come quasi tutti i loro predecessori.
Per rendersene conto basta dare uno sguardo all’elenco telefonico o a Google Maps per scoprire che vie e piazze da queste parti sono pressoché anonime: via del fiume, via del fondo, via di mezzo, via dei casali e via del fosso. Che fantasia!
E’ intorno a queste vie che abitano i 347 elettori (419 gli abitanti) che lo scorso giugno hanno riconfermato alla guida cittadina Fausto Dominici, una tessera in tasca del Pd e nelle mani lo scettro di una lista civica bipartisan (come quella avversaria capeggiata da Morganti).
Una botta di vita i vallani se la sono concessa quando qualcuno – chissà quale sindaco e chissà, a questo punto, se fosse in retti sensi – intitolò ben due vie alle figure di Santa Caterina e Santa Maria. Punto, stop, finish.
Figurarsi quindi intitolare addirittura un piazzale a due siciliani che da queste parti magari non si sono neppure fatti vedere e, indirettamente, a quei ragazzi della scorta che cercavano di proteggerli contro un nemico più infame e potente del diavolo. Colleghi questi, di altrettanti giudici, carabinieri, finanzieri, poliziotti, forestali che lavorano e rischiano ogni giorno per garantire la presenza dello Stato anche qui, fra le verdi vallate della Valnerina che, a guardar certe inchieste recenti, non è che poi siano così immuni da alcuni tentativi di infiltrazioni mafiose.
Sembrano lontani i tempi in cui – correva l’anno 2002 – l’ex sindaco Agnese Benedetti, dalla microscopica Vallo di Nera, riusciva a conquistare la copertina di “Sette”, il rotocalco del Corriere della Sera, a fianco degli onorevoli Realacci e Bocchino, per il disegno di legge a tutela dei Piccoli Comuni.
Dominici e i suoi consiglieri oggi rischiano di ottenere lo stesso risultato, anche se per motivi ben diversi. Perché gli “scemi” in giro sono molti più di quelli che si possono pensare.
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