L’ingiuria e la diffamazione sono reati molto comuni e dietro ai quali, spesso, ci sono futili motivi per cui parenti e familiari, amici o innamorati, all’improvviso, quando si supera un certo limite di tolleranza, ricorrono alle vie legali e processuali. In questo caso, al quale hanno collaborato il personale del Commissariato di Assisi e quello della Polizia Postale di Frosinone, ad insultarsi sono due donne, due amiche o meglio due avversarie di gioco, le motivazioni sono certamente futili e pretestuose, ma singolare è il mezzo della diffamazione: un noto e diffuso “social network”.
E’ proprio su questo “social network” che le due donne, per evidenti ragioni geografiche, lontane ma poi subito affiatate, si sono conosciute, e per mesi la loro amicizia, iniziata con le carte “virtuali” della briscola in mano e proseguita poi anche a mezzo telefonico, le ha portate a far parte di una vera e propria “community” di giocatori appassionati allo stesso gioco tra i quali, come molto spesso accade, si instaurano legami affettivi di ogni tipo vissuti attraverso identità virtuali che a volte degenerano in contrasti anche pesanti. E quello che è successo alle due amiche che, spinte da un sentimento di gelosia nei confronti di un loro comune amico, anch’esso facente parte della community dei “briscolanti”, iniziano ad insultarsi sul famoso social usando epiteti molto pesanti. La donna del basso Lazio decide a quel punto di recarsi alla Polizia Postale della sua città, per querelare la sua amica virtuale, presente sul social solo attraverso un nome fittizio della quale però conosce tutto, il numero di telefono cellulare ed il fisso, le abitudini e soprattutto i vizi.
Sarà il personale del Commissariato di Assisi, diretto dal Commissario Capo della Polizia di Stato Francesca D. Di Luca, sulla base della semplice querela della diffamata, a svolgere ogni utile indagine ed ogni accertamento volto ad identificare compiutamente la donna, individuata tra i residenti di Assisi. La donna, una casalinga ultracinquantenne di origini campane, davanti agli agenti ha cominciato a narrare una storia fatta di solitudine e tristezza mitigate dal tentativo di crearsi relazioni affettive in un mondo virtuale che ben presto finisce per confondersi con quello reale. Una mano di briscola di troppo, una confidenza in più e cominciano gli insulti scritti via web alla compagna di giochi; per la donna è scattata la denuncia per diffamazione e l’amaro risveglio da quella realtà virtuale.