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FABBRICA-LAGER, GDF SCOPRE 16 OPERAI CINESI IN NERO, TRA SPORCIZIA E TOPI MORTI (foto e video choc)

Quattro persone di etnia cinese arrestate, scoperti sedici lavoratori in nero ed un capannone industriale di 1.200 metri quadri con 25 macchine da cucire ed altre attrezzature destinate alla produzione sequestrato.

E' questo l'esito di una importante operazione condotta dai finanzieri della Tenenza di Città di Castello, con l'ausilio dei “baschi verdi” della Compagnia di Perugia.

Le Fiamme Gialle tifernati, dopo una attenta e penetrante attività investigativa, hanno scovato, in via C. Sisi – nella zona industriale Cerbara – un opificio di 1.200 metri quadri utilizzato per il confezionamento di capi di maglieria in cashmere destinati al mercato nazionale che si avvaleva di lavoratori completamente in nero. L'attività era gestita da un cinese, trapiantato a Città di Castello da oltre 10 anni, il quale utilizzava 15 suoi connazionali, tra cui 10 donne.

All'interno dell'ampio capannone, dove i finanzieri hanno trovato tutto il necessario per la produzione dei capi di abbigliamento, erano stati ricavati numerosi altri piccoli ambienti che servivano da dormitorio, bagno, dispensa e cucina, tutti maleodoranti ed in pessime condizioni igieniche.

Le mura divisorie erano state realizzate con dei pannelli provvisori in cartongesso assemblati alla meglio mentre presenti ovunque sporcizia e rifiuti, trappole per topi, servizi igienici maleodoranti ed insalubri, oltre a camere da letto buie, anguste e fatiscenti arredate con suppellettili di fortuna.

Alcuni roditori morti sono stati rinvenuti in cucina vicino al freezer che conteneva prodotti alimentari in precario stato di conservazione.

Pochi euro al giorno era la paga per gli operai che lavoravano sin dal primo pomeriggio e fino alle 5 del mattino successivo.

I finanzieri, dopo aver identificato tutti i lavoratori all'interno della fabbrica, hanno accertato che dieci di essi non avevano alcun documento che ne giustificasse la presenza sul territorio nazionale.

Dopo i dovuti riscontri è emerso che tre cittadini cinesi erano rimasti illegalmente sul territorio nazionale nonostante fossero da tempo colpiti da provvedimenti di espulsione emessi da altrettante autorità di Pubblica Sicurezza.

Per questi è scattato l'arresto immediato ed il giudizio per direttissima che ha confermato per due di loro lo stato di arresto e la successiva espulsione, mentre per il terzo, il Tribunale ha rimandato l'udienza al 2 settembre 2010 in attesa di ulteriori accertamenti a cura dell'Ufficio immigrazione della Questura di Perugia.

Il titolare della ditta – Z.M. di anni 34 – è stato arrestato, per sfruttamento e immigrazione clandestina.

Anche in questo caso gli investigatori delle fiamme gialle hanno verificato il modus operandi delle organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento di manodopera illegale che viene, nella maggior parte dei casi regolarizzata all'ingresso nel territorio nazionale per svolgere servizi di utilità sociale (badanti, colf) salvo poi essere dirottata verso altri impieghi ben più remunerativi per le organizzazioni criminali che la reclutano.

Infatti, gran parte delle lavoratrici risultavano in Italia con attestazioni di regolarizzazione come badanti in località ben distanti da Città di Castello, soprattutto nel Nord-Italia, quando in realtà erano costrette a lavorare in nero ed illegalmente dai propri connazionali.