Dalla commissione ‘Assetto del Territorio’, convocata ieri (20 febbraio), arriva il mandato unanime al sindaco Luca Secondi e alla giunta tifernate di “attivarsi nei confronti della Regione Umbria per sbloccare la situazione dell’ex ospedale“.
Dopo aver preso atto dell’assenza alla seduta dell’assessore regionale al Patrimonio Paola Agabiti, non collegata nemmeno in videoconferenza, Secondi ha preannunciato che invierà alla Regione “una richiesta di una valutazione tecnica sullo stato dell’immobile, alla luce della fatiscenza in cui versa, e sulle azioni a tutela della sicurezza dell’edificio e dell’area che lo circonda”. Negli ultimi tempi, infatti, il buco sul tetto sembra essersi pure pericolosamente allargato.
Il sindaco ha anche sollecitato la Regione a “valutare l’opportunità di mettere sul mercato il complesso con una manifestazione di interesse europea che possa essere ‘scaldata’, in gergo tecnico, dalla disponibilità dei circa 3 milioni di euro per la ristrutturazione post-sisma”. Secondi, con il vicesindaco Giuseppe Stefano Bernicchi a fianco, ha chiarito che “il Comune non è mai stato inerte sulla riqualificazione di un bene di proprietà della Regione e ha presentato più proposte, sfociate nel protocollo d’intesa con la giunta regionale del 2019, formalizzato in una delibera dell’esecutivo e preceduto nel 2018 da una deliberazione dell’assemblea legislativa. Per le note vicende di Sanitopoli, poi, non è stato dato seguito al protocollo dalla precedente giunta regionale né è più stato preso in considerazione dall’attuale esecutivo.
La proposta del Comune all’epoca era di riqualificare circa 3 mila metri quadri dell’intera superficie per la Casa della salute, con circa 10 milioni di euro, tra le risorse del lascito Mariani (3,7 milioni), i fondi del sisma (3 milioni) e un muto dell’Usl Umbria 1 da 2,5 milioni. Il sindaco ha quindi ricordato che uno dei primi atti dopo l’insediamento della giunta nel 2021 è stato quello di richiedere alla Regione di utilizzare le risorse del Pnrr per il vecchio ospedale ma, anche in questo caso, la proposta non ha avuto seguito (la struttura era stato inclusa in prima istanza nel finanziamento e poi esclusa perché “non era più di interesse sanitario”).
“E’ venuto il momento che questa amministrazione comunale prenda un impegno operativo per risolvere la questione”, ha detto Mancini (Lega), ricordando “il grave degrado dell’immobile. Le responsabilità della situazione attuale sono per il 70% delle giunte regionali di Centrosinistra e per il 30% dell’attuale. Tutte le occasioni maturate e i tentativi di imprenditori seri che potevano e volevano investire in questa struttura, sono stati ignorati”. Giorgi (Pd) ha invitato il primo cittadino a “fare un’ordinanza di messa in sicurezza dell’immobile se non dovesse andare avanti la proposta di metterlo sul mercato, procedendo anche con una denuncia penale alla Regione per omessa tutela avanzata di beni giuridici primari”.
Lignani Marchesani (Castello Civica) ha ricordato che “la Regione a guida di Centrosinistra per 18 anni è stata inerte. Il lascito Mariani, messo dal Comune nella disponibilità dell’Usl Umbria 1 non può essere utilizzato per il Patrimonio. In Consiglio regionale è stata già presentata una mozione di Fd’I per chiedere di utilizzare i 3 milioni per la ricostruzione post sisma per la messa in sicurezza dell’immobile”. Per Gatticchi (Pd) “l’assenza in commissione della Regione manca di rispetto a questo Consiglio comunale e ai cittadini della 4^ città dell’Umbria. Diamo mandato a sindaco e amministrazione di dare seguito ad un’azione più incisiva nei confronti della Regione nell’interesse della nostra città, di fronte a una situazione non più sostenibile. La manifestazione di interesse pubblica può essere una strada, ma il fatto grave è che non sappiamo cosa la Regione intenda fare di questo immobile”.
Bacchetta (Psi) è tornato sulla proposta del Comune nel 2019, “con circa 10 milioni di euro individuati per il progetto Casa della salute. Arrivammo a firmare una convenzione con la presidente Tesei per trasferire all’Usl le risorse del lascito Mariani proprio questo. L’attuale giunta regionale però non solo non ha investito un soldo del lascito sull’ex ospedale, ma ha anche sottratto i 3 milioni del terremoto per Città di Castello, un fatto gravissimo. C’erano 10 milioni veri e non li hanno usati, sono stati scandalosi”. Per Arcaleni (Castello Cambia) “le responsabilità sono sulle spalle di tutti coloro che hanno governato in Regione finora. Siamo arrivati ad un progetto dopo 18 anni e in altre città gli ex ospedali sono stati riqualificati. La verità è che i soldi del lascito Mariani non potevano essere utilizzati per la ristrutturazione ma solo per gli eventuali servizi”.
Schiattelli (Unione Civica Tiferno): “Pensiamo a risolvere i problemi, anziché distribuire le colpe. Il sindaco valuti tutti i processi che ci permettano di arrivare concretamente a una soluzione, compresa la richiesta ai tecnici della Regione di valutare questioni di sicurezza”. Leveque (Fd’I): “Il tetto dell’ex ospedale già cedeva nel 2008, non prendiamo in giro i cittadini. Siamo chiamati a risolvere il problema e noi abbiamo presentato una mozione in Consiglio regionale per mettere in sicurezza lo stabile che è fatiscente. In conclusione il presidente di commissione Minciotti (PD) ha espresso “forte preoccupazione per la gestione di servizi e patrimonio sanitari da parte della Regione. Non ci sono soldi per prestazioni più elementari, quindi non capisco come la Regione possa investire in un immobile come l’ex ospedale. Ritengo più opportuno che la Casa della salute venga realizzata nell’attuale ospedale e il vecchio venga demolito”.