Ex ospedale ‘San Florido’ di Città di Castello. L’ennesimo capitolo si svolge in Consiglio regionale, con una interrogazione di Michele Bettarelli (Pd) alla Giunta. E stavolta (forse) qualcosa si muove.
Dal 2000, con l’entrata in funzione del nuovo ospedale, il vecchio immobile – di proprietà della Regione e risalente al 1700 – è stato chiuso e abbandonato fino ad oggi. La destinazione d’uso e l’effettivo utilizzo sono stati oggetto di una serie infinita di atti prodotti dalle amministrazioni, mai riusciti a far spostare neanche un mattone. Il vice commissario per l’emergenza del sisma 2016, nel gennaio 2018, aveva inserito nel nuovo programma delle opere pubbliche il recupero dell’edificio, stanziando 3 milioni di euro. Nel 2020 però la Giunta aveva informato che questi soldi erano stati utilizzati per altri interventi con maggiore priorità. Nel luglio 2020 l’Assemblea legislativa respinse poi la mozione del consigliere Pd sul recupero dell’edificio e la realizzazione della ‘Città della salute’.
“L’edificio – ha detto Bettarelli – presenta tutti i segni lasciati dall’abbandono, dal tempo che passa e dagli eventi meteorologici e sismici. Le condizioni attuali mettono a serio rischio anche l’incolumità delle persone. È interesse e dovere della Regione procedere al recupero di un bene di pregio architettonico. Lo stato dell’immobile, a causa di 3 anni di immobilismo da parte della Giunta, impone di agire con urgenza prima che sia troppo tardi. Per questo chiedo di sapere se è intenzione dell’Esecutivo mettere in sicurezza la struttura e con quali risorse. Ma anche se intenda procedere al consolidamento e al recupero dell’immobile”.
L’assessore Paola Agabiti ha risposto che “finalmente dopo 20 anni vediamo le prime azioni concrete per il recupero dell’ex ospedale di Città di Castello. Infatti con l’ordinanza 129 del 2022 del Commissario per la ricostruzione sono stati assegnati all’Umbria 3 milioni di euro per la messa in sicurezza della porzione storica dell’edificio. È stato già trasmesso il cronoprogramma dell’intervento: entro il 31 marzo 2023 il Rup deve avviare le procedure per la scelta del contraente per l’affidamento della progettazione dell’intervento. L’importo complessivo necessario per il recupero dell’intero edificio è di oltre 32 milioni di euro. Quindi questo significativo risultato è solo un primo passo che vede la Regione impegnata nel recupero e valorizzazione del bene”.
“Non dimentichiamoci – ha concluso l’assessore – che da oltre 20 anni l’immobile è in stato di abbandono. Vogliamo proseguire nel percorso per individuare ogni forma di finanziamento utile per il recupero. Ciò avverrà in stretto rapporto tra Giunta e Comune di Città di Castello”. Nella sua replica Bettarelli ha detto di prendere atto “del rinato interesse per la struttura, dopo che 10 milioni sono svaniti nel 2019, per fortuna sembra che sia tornata la volontà di recupero dell’ex ospedale di Città di Castello. Più passa il tempo, più lo stabile va in degrado e i costi aumenteranno. Vigileremo che il percorso intrapreso parta effettivamente”.
Sempre parlando di ex ospedale è notizia di queste ore che la procura regionale della Corte dei conti ha citato in giudizio la presidente della Regione Donatella Tesei, l’assessore Luca Coletto e l’ex sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta contestando loro una presunta violazione del vincolo di destinazione del cosiddetto lascito Mariani, che anziché essere utilizzato per migliorare la struttura sarebbe finito nelle casse dell’Usl 1.
I magistrati contabili contestano infatti un danno erariale di 3,8 milioni, tanti quanto la cifra complessiva del lascito. Secondo l’accusa infatti i tre amministratori, chiamati a comparire in udienza a settembre, avrebbero agito “in palese violazione del vincolo di destinazione“, destinando la somma alle casse dell’Asl e non alla riqualificazione dell’ex ospedale.
Proprio su questo e altri punti la Regione ha risposto stamattina (28 febbraio) respingendo tutte le accuse, partendo col precisare che “la somma del lascito trasferita dal Comune di Città di Castello è interamente presente nelle casse della Asl 1 e sinora non utilizzata; il lascito, inoltre, esprime unicamente la volontà delle sorelle Mariani che se ne faccia uso per “alleviare la sofferenza dei malati” della Comunità tifernate, senza riferimento alla ristrutturazione dell’ospedale, privo tra l’altro della destinazione d’uso sanitaria“.