Economia & Lavoro

Ex Novelli, Lucidi “Iniziata la fase di smembramento societario degli immobili”

“Era il 22 dicembre del 2016, due anni fa esatti, quando con avallo della Regione Umbria e dei vari Comuni interessati, andava in scena al MISE la drammatica cessione della storica Novelli ai calabresi Greco”. Lo ricorda il senatore umbro Stefano Lucidi dopo la riunione che si è tenuta al Ministero dello Sviluppo Economico nei giorni scorsi avente ad oggetto la situazione di Alimentitaliani (fallita) che detiene le società dell’ex Gruppo Novelli (fallito anche lui).

Durante la riunione – evidenzia – abbiamo avuto conferme e clamorose novità per lo più ancora non sono emerse sui media. Sono tre gli aspetti che mi hanno colpito: la crisi del ramo pane, il rientro in-bonis delle uova e l’inizio della fase di dismissione dei beni immobili”.


Ex Novelli, si spinge per un accordo tra curatori fallimentari di Terni e Castrovillari


Per il ramo pane Ex Novelli è stato dichiarato che non sta andando a buon fine, ed essendo ramo in perdita (130.000 euro al mese di rimessa) se a gennaio 2019 se non verrà chiuso il trasferimento lo stabilimento verrà chiuso.

Per il ramo uova invece, alla fretta di luglio scorso di chiudere il bando pena la cessazione delle attività, corrisponde oggi una proroga dell’esercizio provvisorio fino a tutto il 2019 e il curatore unico dichiara che il ramo uova oggi potrebbe addirittura essere considerato in-bonis e che gode di ottima salute.

“Un clima di incertezza totale sul futuro aziendale” prosegue Lucidi, che aggiunge un ulteriore elemento di criticità, forse il peggiore: “in tutto questo caos ci è stata data una notizia forse un po’ sottovalutata e cioè che è iniziata la fase di smembramento societario di beni immobili, essendo pronto un dossier di 30 pagine di risorse che possono essere messe sul mercato prima che lo facciano le banche, una notizia che ci ha fatto letteralmente saltare sulla sedia”.

“Purtroppo ancora una volta chi farà le spese di scelte politiche scellerate sono solo i lavoratori diretti e indiretti, con le loro famiglie, a questo punto o si trova un accordo tra i curatori fallimentari oppure – conclude il parlamentare –  serve un’azione forte di un soggetto istituzionale che possa azzerare tutto quanto quello che è successo in questi anni”.