Un anno fa le aziende del Gruppo Novelli, con marchi storici dell’industria agroalimentare italiana, passarono nelle mani, al prezzo simbolico di 1 euro, sotto la spinta del ministero dello Sviluppo economico, della Alimentitaliani, società neocostituita del gruppo iGreco, di Cariati (CS). Oggi, ad un anno esatto da quel 22 dicembre 2016, la sezione fallimentare del tribunale di Castrovillari ha depositato la sentenza, del 15 dicembre, in cui Alimentitaliani viene dichiarata fallita. Nel mezzo, però, ci sono licenziamenti collettivi, passaggi di mano delle società remunerative dell’ex Gruppo Novelli ed anche procedimenti giudiziari davanti al Tribunale di Terni. E la situazione ora è ingarbugliatissima, tanto che ancora una volta sarà il Mise a cercare di trovare la quadra dal punto di vista dell’attività produttiva.
Tutto ha inizio proprio un anno fa. Dopo vari tavoli al Mise, nonostante alcune perplessità e la contrarietà della famiglia Novelli, le società del Gruppo Novelli passano alla Alimentitaliani della famiglia Greco. C’è il placet dei sindacati, che però dopo qualche settimana tornano sui loro passi. Si parla di investimenti milionari previsti in Umbria nei prossimi anni e di una settantina di licenziamenti, per lo più su Terni e tra gli impiegati. Ma degli investimenti scritti sulla carta, nel piano industriale che arriva solo dopo qualche mese dai proclami, in questi 12 mesi non c’è stata traccia. Anche perché ci sono creditori che incalzano e presentano istanza di fallimento.
Nel frattempo il Gruppo Novelli, quello della storica famiglia umbra di cui porta il nome e ridotto ad una scatola vuota a cui però sono rimasti in mano debiti milionari, viene dichiarato fallito dal tribunale di Terni dopo anni di amministrazione straordinaria in cui i debiti sono raddoppiati. Intanto a febbraio 2017, per bloccare le istanze dei creditori, anche Alimentitaliani (guidata da Saverio Greco) si rivolge al tribunale, quello di Castrovillari però, che ha competenza sulla sede legale dell’azienda, in Calabria. L’istanza è quella di concordato in continuità. Istanza che viene bocciata l’estate scorsa, con l’azienda che però può presentare altra documentazione. Che però non va bene: la proposta di concordato è stata bocciata ora su tutta la linea dai giudici Vincenzo Di Pede (presidente), Elvezia Antonella Cordasco (relatore) e Alessandro Paone, chiamati a pronunciarsi anche sulla richiesta di fallimento avanzata da tre ditte creditrici: Grexstore srl, T&M Logistica ed Europrogea srl.
Pesante il giudizio del collegio civile del tribunale di Castrovillari sul piano a garanzia dei creditori, dove non compaiono numeri certi e si ipotizzano fondi di altre società del gruppo iGreco, operanti nel settore della sanità, per riipianare i debiti di Alimentitaliani. Ma il rigetto del concordato e la contestuale dichiarazione del fallimento della società creata poco più di un anno fa ad hoc per rilevare quelle afferenti al Gruppo Novelli, non coinvolge tre aziende che quella guidata da Saverio Greco ha venduto prima di avanzare istanza di concordato: Fattorie Novelli, Bioagricola e Cantine. I “gioiellini” del gruppo agroalimentare, che sono in mano a Poderi Tommaso Greco (e quindi sempre alla famiglia Greco). Non è che però queste aziende rimangono al sicuro: l’incertezza è grande, visto che il piano industriale siglato al Mise per i lavoratori ex Novelli – che prevede esuberi ma anche investimenti – riguarda tutte le aziende. E quindi, venendo ora meno un tassello, non è chiaro quale sarà la strategia del gruppo iGreco. Qualcosa dovrebbe emergere durante un nuovo tavolo che dovrebbe essere convocato al ministero dello Sviluppo economico, che ha seguito la vertenza (spingendo sulla vendita del Gruppo Novelli ad Alimentitaliani) attraverso il sottosegretario Teresa Bellanova ed il consulente Giampietro Castano.
Nelle 19 pagine che compongono la sentenza del tribunale di Castrovillari depositata venerdì mattina, si ripercorrono le strategie, ritenute non rispondenti ai disposti della legge fallimentare, di Alimentitaliani. Bocciando soprattutto il nuovo piano depositato ad ottobre dopo alcune criticità segnalate dal collegio, che aveva respinto il primo presentato nei mesi precedenti. In esso, in particolare, a garanzia dei creditori della società, veniva indicato l’apporto di capitale (per 11,2 milioni) da parte delle altre società del gruppo iGreco, operanti però nel settore della sanità. Ma “la dichiarazione d’impegno appare del tutto generica” si legge nella sentenza. Non solo: “orbene nella predetta dichiarazione, per ciò che riguarda l’adempimento delle obbligazioni concordatarie, non viene chiarito in dettaglio in che termini avverrà il conferimento delle risorse, quali siano le risorse che verranno messe a disposizione del ceto creditorio e a quali precise scadenze temporali tali risorse verranno erogate. Non viene chiarito quando sorgerà l’obbligo di finanziare la società ricorrente ed infatti, il riferimento ‘all’insufficienza dei flussi di cassa per qualsiasi motivo’ è del tutto generica e lascia del tutto indeterminati e non oggettivamente riscontrabili da parte del ceto creditorio i presupposti di fatto da cui scaturisce il predetto obbligo. Ad aggravare tale quadro di indeterminatezza va osservato che non è precisata la modalità dell’intervento né la misura dell’eventuale apporto di ciascuna delle società che hanno rilasciato la dichiarazione d’impegno ed in ogni caso la misura dell’eventuale apporto”.
Inoltre “nella dichiarazione a supporto degli impegni assunti non viene allegata alcuna documentazione attestante la disponibilità delle somme destinate a garantire gli impegni assunti dalla misura dell’eventuale apporto né il professionista attestatore chiarisce i termini dell’impegno e su quale documentazione contabile si basi la serietà dello stesso“. Non è tutto: i giudici condividono anche quanto evidenziato dal pubblico ministero in merito alla sussistenza di un “conflitto di interesse tra il soggetto garante ed il soggetto garantito, non solo evidenziata dalla coincidenza della persona fisica dell’amministratore unico, ma anche in considerazione della composizione della compagine societaria. Difatti la Alimentitaliani srl è partecipata al 95% da Fattorie Greco srl ed al 5% dalla Phoenix srl. Socio al 33% delle Fattorie Greco srl è proprio Saverio Greco, il predetto amministratore unico della Alimentitaliani srl. Ed infatti la società Phoenix srl è partecipata al 100% dalla principale società che dovrebbe garantire il pagamento del debito, ovvero la Igreco Ospedali riuniti srl, di cui soci sono Greco Ernesto e Manfredi Rita”.
Se tra gli aspetti che i giudici di Castrovillari contestano c’è la divisione dei creditori in 5 classi, proponendo dilatazioni ulteriori dei pagamenti rispetto a quanto previsto dalla normativa (che equivale, spiega la sentenza, alla soddisfazione non integrale dei creditori), nel mirino c’è pure la cessione – avvenuta il 7 febbraio 2017, poco prima del deposito della domanda di concordato – delle società Bioagricola Novelli Srl, Cantine Novelli srl e Fattorie Novelli srl alla società Poderi Greco Tommaso e soprattutto la mancata ipotesi di una azione revocatoria della cessione. Riacquisendo queste società, infatti, il concordato in continuità avrebbe potuto avere tutto un altro valore, ma tale idea non viene menzionata minimamente nel piano presentato.
In questo, poi, non si affronterebbero possibili criticità. Come l’azione legale del curatore fallimentare del Gruppo Novelli, Marco Bartolini, “avente ad oggetto la declaratoria di inefficacia / nullità / annullabilità della cessione di azienda effettuata in data 22.12.2016 dal Gruppo Novelli spa nei confronti di Alimentitaliani srl che, a parere di questo Collegio, ha un ruolo determinante sulla fattibilità del piano, attesa che la inefficacia della cessione determinerebbe la drastica interruzione dell’attività d’impresa con tutte le conseguenze in termini negativi per i creditori. Nel piano si fa solo un cenno alle suddette azioni, senza spiegare come s’intende far fronte alle stesse, né si spiega la presunta infondatezza della suddetta azione che, come già detto, avrebbe conseguenze importanti nell’ambito del concordato“. In realtà un’attività, secondo quanto si evince dalla sentenza, Alimentitaliani l’avrebbe prospettata: è quella di “presentare un concordato fallimentare presso il tribunale di Terni subordinato all’approvazione del presente concordato”.
I giudici criticano anche che mancano relazioni tecniche di professionisti specializzati: “per esempio manca una perizia di stima dei beni immobili, manca una dettagliata valutazione dei crediti, manca una puntuale verifica dello stato patrimoniale“. Anzi l’attestatore parla di informazioni “fornitemi in buona fede dalla società” e del “conto economico esaminato, ma non verificato“. In generale il collegio scrive che le “omissioni riscontrate costituiscono una grave carenza della relazione di attestazione, che ne inficia completamente il valore rendendola inservibile ai fini dell’ammissione”. Da qui quindi la dichiarazione di inammissibilità della proposta di concordato preventivo ed il conseguente fallimento di Alimenti italiani srl, nominando giudice delegato la dottoressa Elvezia Antonella Cordasco e curatori il professor avvocato Giorgio Meo e il dottor Fernando Caldiero. Inoltre viene ordinato al legale rappresentante di Alimentitaliani “di depositare, entro 3 giorni, i bilanci, nonché le scritture contabili e fiscali obbligatorie non allegate al ricorso, unitamente all’elenco dei creditori”. Fissata l’adunanza davanti al giudice delegato per il 18 aprile 2018 per l’esame dello stato passivo. Viene comunque autorizzata la continuazione temporanea dell’attività dell’impresa fallita ex art. 104 legge fallimentare sino alla data del 22.12.2018, assegnando al curatore i poteri di gestione ordinaria, compreso il pagamento degli stipendi ai lavoratori.
“La Alimentitaliani continuerà a produrre almeno fino al 22 dicembre 2018: la garanzia della prosecuzione dell’attività significa sopravvivenza per i lavoratori, che porteranno avanti l’azienda e i suoi prodotti come hanno sempre fatto in tanti anni difficili“. E’ il commento delle associazioni sindacali di categoria, che aggiungono: “Dopo il difficile accordo concluso al Ministero dello Sviluppo Economico un anno fa, la sentenza di fallimento della società Alimenitaliani è l’ultimo atto di una storia, quella con il gruppo IGreco, che non ha mai fatto intravedere il promesso lieto fine. Sono stati mesi molto duri, nei quali i lavoratori non hanno mai perso la speranza e la dedizione per la propria attività, nonostante gli sforzi chiesti e mai ripagati. L’autorizzazione alla continuazione dell’attività produttiva non segna, però, la fine di questa azienda ma una nuova fase, da gestire con l’obiettivo prioritario della salvaguardia dell’occupazione. Per questo abbiamo chiesto unitariamente un incontro urgente al Ministero dello Sviluppo Economico per valutare ogni possibile prospettiva e lo stesso faremo con tutte le istituzioni coinvolte e con i curatori fallimentari nominati dal Tribunale. Infine un appello agli organi di stampa e agli operatori della grande distribuzione: l’azienda è viva e continuerà a produrre, rispettando i tempi di consegna dei prodotti, andrà avanti superando anche questo momento di difficoltà, per questo il sindacato non farà passi indietro, anzi, moltiplicherà gli sforzi per garantire una prospettiva futura e l’occupazione. Come abbiamo detto in tutte le sedi la battaglia a difesa dell’occupazione andrà avanti, con o senza i Greco“.
Un passo in più lo fa il segretario regionale dell’Umbria della Uila Uil, Stefano Tedeschi, che annuncia: “Le segreterie nazionali hanno chiamato il Ministero dello sviluppo economico che già conoscendo la vicenda ha previsto di incontrare la settimana prossima la famiglia Greco e dopo Capodanno di convocare il tavolo con le organizzazioni sindacali”.
Ad intervenire con una nota congiunta sono stati i parlamentari umbri del Pd Marina Sereni e Gianluca Rossi: che evidenziano che “la decisione del tribunale di Castrovillari di giudicare inammissibile la proposta di concordato presentata da Alimentitaliani, aprendo di fatto la strada al fallimento, rende necessaria un’immediata presa d’atto da parte del governo al fine di scongiurare le complicazioni conseguenti che minerebbero la continuità produttiva ed il mantenimento dei livelli occupazionali dell’azienda ex Novelli. Ci auguriamo che nelle prossime ore si decida di battere tutte le strade praticabili per scongiurare conclusioni rovinose, altrimenti si provocherebbe un danno senza precedenti per un sito produttivo importante e per centinaia di lavoratori; in particolar modo si valuti la possibilità di applicare la cosiddetta ‘Prodi bis (d.lgs. 270 del 1999)’, ossia l’amministrazione straordinaria per le grandi imprese in stato d’insolvenza, per cercare di salvare un asset produttivo di prim’ordine dell’agroalimentare umbro e italiano”. Di fatto, però, quello che al Gruppo Novelli si è vissuto per anni prima della cessione di un anno fa, con i debiti che durante l’amministrazione straordinaria sono pressoché raddoppiati.
Parla di “triste epilogo di una fine annunciata” la deputata di Civici e Innovatori Adriana Galgano. “Questo ennesimo fallimento di una delle aziende storiche dell’economia umbra evidenzia, una volta di più, che è assolutamente necessario cambiare modalità di gestione delle vertenze rispetto alla selezione degli interlocutori, ai tempi, e alla valutazione dei piani industriali. E’ inoltre indispensabile – ha continuato – effettuare verifiche serie ed approfondite su coloro che si propongono di rilevare le imprese in crisi. Non si possono affidare le nostre eccellenze produttive in mano a società che non sono in grado di sostenerne finanziariamente ed economicamente il rilancio”.
Aspra la critica da parte del senatore Stefano Lucidi (Movimento 5 stelle), che in questi mesi più volte ha attaccato le connivenze della politica nella cessione del Gruppo Novelli alla Alimentitaliani e che ora ha presentato una nuova interrogazione parlamentare sulla ex Novelli.
I Vescovi di Spoleto-Norcia e di Terni-Narni-Amelia, territori in cui hanno sede gli stabilimenti della ex Novelli, condividono l’ansia e la preoccupazione di tante famiglie che affrontano nuovamente un tempo difficile per la serenità e la sicurezza della vita quotidiana, ed esprimono loro viva solidarietà, sostenuta dalla preghiera di tutta la comunità ecclesiale.
Auspicano che, con l’impegno di tutte le parti interessate, si giunga ad una soluzione concreta ed efficace degli attuali problemi e sollecitano il coinvolgimento delle diverse realtà imprenditoriali del Paese affinché l’Azienda possa continuare ad essere garante di occupazione e sviluppo nella regione.
(Modificato h 15,37 del 23 dicembre)