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Ex Merloni, “o resta Porcarelli o è la fine” | 31 dicembre scade piano industriale

La questione della ex Merloni resta una “ferita aperta” sull’appennino umbro-marchigiano: così i lavoratori riuniti in assemblea parlano oggi, dopo 8 anni dall’inizio della vertenza. Una ferita che, se non “suturata” al più presto, avrebbe prodotto conseguenze molto pesanti per i territori coinvolti. Otto anni dopo quella ferita è ancora sanguinante, con la sola differenza che il tempo per rimediare è praticamente esaurito. La Fiom lo dice a gran voce a Palazzo Cesaroni: di fronte al consigliere Andrea Smacchi, che ben conosce la vicenda, e all’ex segretario della Cgil Umbria, Mario Bravi, ci sono Filippo Ciavaglia, segretario provinciale della Cgil di Perugia, Maurizio Maurizi della Rsu aziendale e Luciano Recchioni della Fiom Perugia. E ci sono tanti lavoratori riunitisi per la conferenza stampa di oggi pomeriggio: mancano invece i rappresentanti di Csil e Uil. Durante l’incontro è stata presentata una “scaletta di interventi” per fare in modo che la luce sulla ex Merloni non venga spenta, facendo calare il sipario sul futuro lavorativo di tanti in Umbria e nelle Marche. Invocata anche l’azione della presidente del consiglio regionale Donatella Porzi, utile a convocare un’assemblea apposita per parlare del destino dell’azienda.

Siamo arrivati al capolinea, per i lavoratori ex Merloni e per quelli della Jp Industries”, ha spiegato Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, descrivendo la situazione dei circa 800 lavoratori coinvolti, nella sola provincia di Perugia. Ciavaglia – di fronte alla stampa e a una cinquantina di lavoratori arrivati a Perugia per partecipare all’iniziativa – ha ribadito la necessità di individuare soluzioni per la continuità del progetto Jp, che, allo stato attuale, si esaurirà il 31 dicembre con la scadenza dei 4 anni di piano industriale previsti negli accordi (mai realmente decollato) e il concomitante esaurimento degli ammortizzatori sociali. Di pari passo, vanno costruite soluzione concrete per gli ex lavoratori Merloni (quelli rimasti fuori dalla produzione), che stanno esaurendo la mobilità (i primi 100 sono usciti il 12 ottobre) e andranno man mano ad ingrossare le già numerose fila dei disoccupati umbri. “Da questo punto di vista – ha detto Ciavaglia – è fondamentale la rimodulazione dell’accordo di programma (35 milioni di euro disponibili, ma ancora inutilizzati), anche attraverso una sua estensione geografica, coinvolgendo imprenditori e aziende che abbiano davvero la possibilità e l’intenzione di creare nuova occupazione. Insomma – ha chiarito il segretario Cgil – tutto quanto necessario per poter dare risposte vere alle persone rimaste senza lavoro”. Resta l’unica valida la soluzione Porcarelli, dunque, l’imprenditore interessato all’affare della ex Merloni che aveva già raccolto nella scorsa primavera l’offerta dell’amministrazione straordinaria e aveva provato a stanziare un assegno da 12 milioni di euro per rilevare l’azienda. La procedura d’acquisto, però, si era inceppata, a fronte della decisione della banche che avevano giudicato il prezzo troppo basso.
Siamo all’ultima spiaggia, ma crediamo che ci sia ancora la possibilità di fare qualcosa per salvare almeno l’ultimo pezzetto di quella che, fino a poco tempo fa, era la più importante fabbrica manifatturiera della nostra provincia  – ha detto il segretario della Fiom Cgil di Perugia, Maurizio Maurizi – Per questo siamo convinti che la ‘Vertenza Umbria’ non possa che partire da qui, dalla fascia appenninica e dai lavoratori ex Merloni, ma per poter avere qualche speranza di successo sarà fondamentale mantenere una totale unità di azione – ha sottolineato il segretario Fiom – in primo luogo tra organizzazioni sindacali”.
È importante che in questa fase ormai finale della nostra vertenza i lavoratori e le organizzazioni sindacali tornino a far sentire con forza la propria voce – ha detto in chiusura Luciano Recchioni, rappresentante sindacale dei lavoratori Jp Industries – perché non si tratta solo di una delle crisi numericamente più gravi di tutto il Centroitalia, ma anche e soprattutto della nostra dignità, come lavoratori e come persone”.

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