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Ex Gruppo Novelli senza pace, tra stipendi arretrati e tagli annunciati. E Bandecchi “vuole” Interpan

Non c’è pace per i lavoratori dell’ex Gruppo Novelli (quelli rimasti per lo meno), che da oltre 10 anni hanno dovuto affrontare cambi di proprietà, fallimenti, inchieste giudiziarie su alcuni acquirenti e soprattutto molti sacrifici economici. Oltre allo spacchettamento dei rami dell’azienda, un tempo florido colosso dell’agroalimentare in Umbria.

Da una parte c’è il ramo uova (Fattorie e Bioagricola Novelli oltre a parte di Alimentitaliani), acquistato – insieme al prestigioso marchio Ovito – all’asta due mesi fa per 5,5 milioni di euro da una misteriosa cordata. A metterci la faccia (e la sua piccolissima società) il 31enne di Gubbio Gianluca Fondacci, dietro il quale, però, ci sarebbero altri imprenditori, in parte umbri stando a quanto era stato annunciato. Il “motore” dell’operazione – rappresentata legalmente dall’avvocato Andrea Migliarini – è l’imprenditore-manager del gelato Marco Toseroni, che lunedì ha incontrato i sindacati ed i curatori fallimentari dell’ex Gruppo Novelli per presentare il piano industriale.


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Dall’altro lato ci sono i rami del panificio e del pet food-mangimificio, entrambi in affitto – a diverse cooperative (la Ternipan dei lavoratori per quanto riguarda il marchio Interpan) – ed al centro di una doppia asta di vendita. Quella che scadeva il mese scorso è andata deserta per entrambi ed ora ce ne sarà un’altra, il 20 dicembre. Con i lavoratori che hanno il diritto di prelazione. E se finora non si è fatto avanti nessuno, per il ramo pane in particolar modo sembrerebbero esserci diverse possibilità. Sì perché si vocifera che la misteriosa cordata che ha comprato il ramo uova sarebbe interessata a riunire le varie aziende dell’ex gruppo Novelli, acquisendo appunto anche le altre due all’asta, o almeno una di esse.

Ma nelle ultime ore è spuntata anche una novità sull’Interpan: l’imprenditore Stefano Bandecchi, patron della Ternana ed ufficialmente ormai anche candidato a sindaco di Terni, sarebbe disposto a finanziare la cooperativa Ternipan. Apportando in sostanza il capitale necessario affinché – in caso di offerte all’asta del ramo panificio ex Novelli – i lavoratori possano esercitare il diritto di prelazione.

Ma andiamo con ordine.

Ex Gruppo Novelli, per le uova piano da oltre 11 milioni

Facendo un passo indietro e tornando al marchio Ovito ed annessi e connessi, lunedì i sindacati di categoria hanno incontrato, insieme ai curatori fallimentari di Alimentitaliani e Gruppo Novelli (procedure legali seguite dai tribunali di Castrovillari e Terni), i rappresentanti della società che ha comprato all’asta, per oltre 5 milioni, il comparto uova. Non c’era il giovane eugubino Fondacci (che sin dal primo momento è apparso come di fatto soltanto un prestanome), ma l’avvocato Andrea Migliarini ed il manager Marco Toseroni, che sarebbe il “gancio” coi reali investitori che continuano a rimanere segreti. I due hanno illustrato una sintesi del piano industriale, ritenuto dal punto di vista degli investimenti piuttosto interessante dai sindacati. Mettendo in campo oltre 11 milioni di euro, compresi quelli che sono serviti all’aggiudicazione all’asta.

Prevista una forza lavoro dimezzata nonostante le garanzie del bando

Ci sono però vari aspetti poco chiari nell’operazione. Oltre al mistero sui finanziatori dietro le quinte, infatti, i tempi appaiono molto più lunghi di quanto prospettato in un primo momento ed in conferenza stampa nel Comune di Spoleto dall’avvocato Migliarini. Se infatti il deposito del saldo per l’acquisto del comparto uova ex Gruppo Novelli era stato annunciato per fine ottobre, sembra che gli investitori invece si prenderanno tutto o quasi il tempo previsto (la scadenza del versamento è per gennaio). C’è poi il nodo della forza lavoro: il bando di vendita, infatti, prevede delle tutele per i lavoratori – circa una novantina attualmente tra Alimentitaliani e società agricole – mentre nel piano industriale presentato se ne prevedono 55. Praticamente un dimezzamento dei dipendenti, che sarebbe stato calcolato sulla forza lavoro minima utilizzata quest’anno (considerando il ricorso agli ammortizzatori sociali ed alla crisi economica attuale). Senza appunto tenere conto né sulle garanzie occupazionali previste nel bando, né sulle esigenze di organizzazione del lavoro (copertura di ferie e malattie, ad esempio). E vale la pena ricordare che i lavoratori attualmente non solo sono costretti in parte alla cassa integrazione, quindi con stipendi ridotti, ma che il pagamento degli stipendi da mesi è parziale.

Oltre a questi aspetti, comunque, i curatori fallimentari aspettano di leggere il piano industriale nel dettaglio. Che tra l’altro prevedrebbe la vendita della Cantina Novelli e probabilmente anche del parco di Vallecupa. Intanto il piano sintetico verrà illustrato anche ai lavoratori durante le assemblee sindacali convocate per mercoledì 16 novembre.

I bandi di vendita dei rami panificio e pet food

Come detto, poi, la partita dell’ex Gruppo Novelli vede al centro anche altri due comparti: il panificio ed il pet food – mangimificio. Entrambi sono al centro di una vendita giudiziaria con l’asta che – dopo essere andata deserta il 6 ottobre – è stata fissata per entrambi i rami d’azienda al 20 dicembre 2022.

Per quanto riguarda panificio ed essiccatoio, l’asta interessa “uno dei due comparti produttivi del complesso industriale sito in Amelia (TR) e, in specifico, dell’impianto industriale per la produzione, confezionamento e commercializzazione di pane e prodotti di panetteria” e “uno dei due comparti produttivi del complesso industriale sito in Terni e, in specifico, del panificio ed essiccatoio alimentare e zootecnico“. Al ramo di azienda, viene ricordato, afferiscono 74 lavoratori, di cui 9 attualmente in cassa integrazione per area di crisi industriale complessa. L’offerta minima è di circa 4,2 milioni di euro, con il rilancio minimo di gara di 100mila euro e la cauzione prevista pari al 10% del prezzo offerto.

Per quanto riguarda invece il pet food – mangimificio, l’offerta minima prevista è di oltre 2,5 milioni, con un rilancio minimo di gara di 50mila euro e cauzione pari al 10% del prezzo offerto. In questo caso l’asta è relativa all'”impianto di produzione e commercializzazione di alimenti secchi confezionati per animali da compagnia e di produzione di mais a fiocchi” e all'”impianto di produzione di mangime zootecnico per animali da reddito e relativa commercializzazione”, situato a Terni. Al ramo d’azienda afferiscono 14 lavoratori, di cui 8 in cassa integrazione per area di crisi industriale complessa.

Bandecchi pronto a sostenere i lavoratori della Ternipan

Se l’acquisizione del mangimificio “fa gola” innegabilmente alla nuova proprietà del comparto uova dell’ex Gruppo Novelli, il ramo del panificio (con il marchio Interpan) dal 2018 viene gestito dalla cooperativa dei lavoratori Ternipan. Che però non avrebbe il capitale sufficiente ad acquistare l’azienda.

Ad aiutare gli operai sembra essere disposto il patron della Ternana Calcio Stefano Bandecchi. Come ha annunciato lui stesso a margine della conferenza stampa sulla sua candidatura a sindaco di Terni. L’imprenditore, infatti, ha ipotizzato un suo ingresso nella Ternipan, “per aumentare i posti di lavoro, per tentare di riportare Interpan dove dovrebbe stare, farla diventare un’azienda internazionale e molto innovativa“. “Chi gestisce oggi questa azienda (la società Ternipan appunto, ndr) sono persone bravissime ed in gambissima con idee di sviluppo eccellenti e sono tutti ternani”. “Il notaio il 20 dicembre – ha ricordato Bandecchi – aprirà le buste e vedrà chi ha offerto e che cosa è stato offerto per la fabbrica Interpan, dopo di che si apre la possibilità per la società che gestisce attualmente la fabbrica di poter fare un’offerta analoga o più alta e c’è il diritto di prelazione. Noi aspetteremo il 20 dicembre per vedere chi voleva comprare la fabbrica e poi faremo un’offerta analoga o superiore o inferiore se non c’è nessuno e cercheremo di rilevare la fabbrica. Se qualcuno ha offerto 4,3 milioni, vuol dire che noi rifletteremo se offrire 4,4 milioni oppure lasciar comprare la fabbrica agli altri. Ma se io entro in questo gruppo – ha concluso – non entro per fare chiacchiere”.