Cronaca

Ex convitto femminile, Inps vince la causa contro il Comune di Spoleto sulla Tosap

L’Inps non deve pagare la Tosap sulle impalcature che fino a qualche mese fa circondavano il convitto femminile di piazza Carducci a Spoleto. Lo ha stabilito la Commissione tributaria provinciale di Perugia, composta dal presidente Silvio Magrini Alunno (che tra l’altro è  anche l’attuale presidente del Tribunale di Spoleto) e da Federico Federici e Rosanna Mirabasso.

Tutto era iniziato dopo l’insediamento della Giunta de Augustinis. L’amministrazione comunale, infatti, a settembre 2018 aveva emesso un avviso di accertamento per la tassa di occupazione del suolo pubblico (Tosap) non pagata dal 2013 al 2018 per i ponteggi di sicurezza intorno all’ex convitto femminile ex Enpas poi Inps. Una maxi cartella esattoriale da circa 800mila euro. Che però nelle settimane successive era stata annullata in autotutela dallo stesso Comune per dei vizi formali.

L’ente locale aveva quindi emesso ad inizio dicembre 2018 nuovi avvisi di accertamento Tosap per un totale di 606.389 euro oltre alle sanzioni. Cartelle esattoriali che erano state prontamente impugnate dall’Inps davanti alla Commissione tributaria provinciale, l’organo giurisdizionale di primo grado competente.

Durante lo svolgimento della causa, il Comune di Spoleto ha confermato la legittimità degli avvisi di accertamento, sostenendo che per l’occupazione del suolo pubblico in questione non spettava alcuna esenzione per il pagamento della Tosap, in quanto nell’immobile da tempo non viene svolta alcuna attività, che sarebbe un presupposto necessario per il beneficio fiscale.

Ma l’Inps, nel ricorso, ha osservato che l’immobile in questione è destinato a compiti istituzionali dell’istituto di assistenza e previdenza. L’edificio, è stato ricordato, serviva ad ospitare i figli degli iscritti alle varie gestioni previdenziali dei pubblici dipendenti ed anche la classificazione catastale è rispondente. Vengono quindi citate varie normative a supporto dell’illegittimità delle cartelle Tosap: l’art. 49 del decreto legislativo 507 del 1993 ma anche il regolamento per l’applicazione della Tosap del Comune di Spoleto approvato nel 1994 e modificato nel 2015, laddove prevede che “sono esenti dalla tassa […] le occupazioni […] effettuati da enti pubblici per finalità specifiche di assistenza, previdenza, sanità, educazione, cultura e ricerca scientifica”. Infine viene richiamato pure un caso analogo nel Comune di Roma, oggetto di una sentenza della Cassazione del 2016 che aveva appunto dato ragione all’istituto di previdenza.

La Commissione tributaria provinciale, quindi, ha accolto il ricorso. Evidenziando che si tratta “di occupazioni di suolo pubblico necessarie per interventi su immobile di proprietà dell’Inps (ente pubblico) e destinato a convitto a favore figli dei dipendenti enti pubblici”, stabilisce che “sussistono quindi entrambi i presupposti per l’esenzione prevista all’art. 49 c. 1 lett. a) D.lgs 507/93: 

  • a) occupazione suolo pubblico effettuata da ente pubblico per interventi su immobile destinato a finalità specifiche di assistenza previdenza sanità educazione cultura e ricerca scientifica.
  • b) immobile con classificazione catastale cat. B/1 – collegi e convitti, ecc…. destinati allo svolgimento di attività istituzionali di natura assistenziale dell’Inps; l’esenzione è svincolata dal concreto ed effettivo svolgimento di dette attività laddove permanga la destinazione e la strumentalità del bene“.

Il primo “round” insomma, è dell’Inps, ma il Comune di Spoleto potrà comunque presentare ricorso ora alla Commissione tributaria regionale qualora lo ritenga opportuno. E chissà che gli altri gradi di giudizio non ribaltino la situazione.

L’affondo di Spoleto Popolare e Alleanza Civica

Sull’esito del contenzioso tra Comune ed Inps non tarda ad arrivare l’intervento dei gruppi di minoranza Spoleto Popolare e Alleanza Civica, espressione della passata amministrazione comunale.

“Uno dei tanti obiettivi dell’amministrazione Cardarelli – ricordano i consiglieri Maria Elena Bececco, Ilaria Frascarelli, Gianmarco Profili e Roberto Settimi – era riqualificare l’ex Convitto Femminile di proprietà dell’INPS, obiettivo che sembrava essere stato raggiunto con l’inserimento dell’immobile in una costruenda rete nazionale di Senior House. 

Questa che noi ritenevamo una grande opportunità, è stata osteggiata dall’amministrazione de Augustinis con una serie di attacchi anche a mezzo stampa, negando inizialmente l’esistenza del progetto, ed attaccando l’ente proprietario, cioè l’INPS. 

Ricordate tutte le polemiche sul fatto che il​ progetto non esisteva, o che il soggetto attuatore non era credibile? In più, sempre a mezzo stampa, si accusava la vecchia amministrazione di non aver mai richiesto all’INPS il pagamento delle somme dovute al Comune per l’occupazione di suolo pubblico per l’impalcatura a protezione della via pubblica.

Infatti l’amministrazione de Augustinis ha deciso di abbandonare ogni dialogo per attaccare l’INPS e gli ha notificato una richiesta di pagamento di ben 800mila euro​ per non aver pagato la tassa per la occupazione di suolo pubblico negli anni 2013-2018 (oltre sanzioni e interessi)​,​ richiesta prima annullata per vizi formali (perché si erano pure sbagliati) e poi riemessa per 606.000 euro. Un bel tesoretto sul quale i nuovi amministratori già discutevano​ relativamente ai possibili impieghi per cui utilizzarli. Ebbene, come abbiamo letto, è notizia di questi giorni che la Commissione tributaria provinciale di Perugia a cui si è rivolta l’INPS, ha emesso una sentenza con la quale ha ritenuto illegittimi gli avvisi di accertamento.

Senza entrare nel merito della decisione della Commissione Tributaria, non sarebbe stato più opportuno avere un profilo più basso, evitare di lanciare accuse, reportage su giornali nazionali, e magari lavorare per una soluzione definitiva al recupero del palazzo ed al suo riutilizzo? Tutto abbastanza semplice, forse, però, nella foga di attaccare l’operato della vecchia amministrazione, è mancata qualche necessaria riflessione. E non vorremmo che ora l’INPS ci chieda pure i soldi che già versava, così dopo il danno, anche la beffa.

Dopo il gran polverone alzato dal sindaco de Augustinis ci troviamo, almeno secondo quanto stabilito dalla Commissione tributaria provinciale, senza soldi e di fatto si è rallentato se non interrotto​ il percorso virtuoso che era stato​ faticosamente intrapreso per ridare nuova vita a quell’immobile. Oggi INVIMIT, che è il nuovo proprietario, e dovrebbe procedere al suo recupero, ha provveduto ad eliminare le impalcature recuperando le facciate, attuando un intervento di somma urgenza, che sicuramente​ verrà​ pregiudicato in occasione​ degli auspicabili lavori di​ recupero e che quindi dovrà essere poi rifatto con oneri doppi.​ ​ Il decoro urbano è ripristinato, ma i rapporti che si sono sin qui creati tra proprietà ed amministrazione consentiranno al soggetto attuatore di dare ancora priorità a questo intervento destinando all’immobile svariati milioni di euro necessari al suo recupero? 

Noi ci auguriamo di sì, perché al recupero è​ legata anche la possibilità di veder nascere nel centro storico una nuova attività con il relativo indotto in termini di posti di lavoro, ma certamente ciò che si è sinora visto in merito alla gestione dei rapporti tra amministrazione​ e proprietà non fanno ben sperare. Da sempre infatti chi investe in un territorio si aspetterebbe di essere accolto e non osteggiato a colpi di carta bollata, poiché ciò certamente non dà sicurezza all’investitore.

Dal Sindaco, che, come ricordiamo tutti, ha annunciato a suon di comunicati stampa l’invio degli avvisi di accertamento nei confronti dell’INPS, ci saremmo aspettati la stessa enfasi nel comunicare alla popolazione amministrata di aver perso il ricorso intentato dall’INPS!”.

(Nella foto l’ex convitto femminile prima della rimozione dei ponteggi)

articolo in aggiornamento