Spoleto

Ex Cementir, incognita sul futuro | Forni spenti e 200 famiglie a rischio

Altre 200 famiglie spoletine appese ad un filo: sono quelle degli 81 dipendenti dello stabilimento ex Cementir di Spoleto e quelle dell’indotto, autotrasportatori e cava in primis, ma non solo. C’è apprensione intorno alle sorti del cementificio di Sant’Angelo in Mercole dopo l’annuncio della vendita da parte di Cemitaly (gruppo Italcementi), che poco più di un anno fa aveva acquisito la Cementir.

Che lo stabilimento spoletino non fosse centrale nelle strategie della holding si è visto in questi mesi: nel 2018, rispetto all’anno precedente, la produzione è calata del 60% secondo le stime di Eugenio Cernigliaro, presidente del Cam, il consorzio autotrasportatori Monteluco che raccoglie 12 ditte e 35 lavoratori dell’indotto, con mezzi adibiti al trasporto di cemento e quindi non riconvertibili ad altre attività produttive.

Una rappresentanza di lavoratori ed autotrasportatori ieri pomeriggio si è ritrovata fuori dall’azienda, per un presidio convocato in concomitanza con l’incontro tra le organizzazioni sindacali e i vertici aziendali dopo l’annuncio arrivato venerdì della vendita e che è stato concomitante allo spegnimento dei forni. Rumors parlano di interessamenti di società umbre all’ex Cementir di Spoleto, ma per il momento le bocche sono cucite. La speranza è che si arrivi veramente a vendere, in modo da far ripartire l’impianto e salvare i posti di lavoro in bilico, in una città già provata dalla chiusura di numerose aziende, ma i timori sono palpabili.

Concretamente, lo stabilimento di Spoleto è stato scisso (così come altri 3 in Italia) dalla Italcementi, paventando una vendita o una chiusura. In un quadro economico nazionale del settore in crisi. “Abbiamo un grosso punto interrogativo – spiegano le Rsu – su quello che sarà il futuro di questo stabilimento. Nei mesi scorsi ci erano state date rassicurazioni sul ruolo di questo cementificio, ad oggi invece abbiamo una comunicazione nella quale si annuncia l’avvio di un percorso di alienazione. Siamo molto preoccupati, – proseguono i rappresentanti dei lavoratori – perché parliamo di uno stabilimento molto attempato a livello industriale e siamo di fronte ad una riorganizzazione a livello nazionale. Avere uno stabilimento che ha 100 anni di storia, non è competitivo rispetto ad altri molto più moderni. Chiediamo che le istituzioni ci siano vicine, in modo che possiamo avere più chance in questa situazione che coinvolge anche altri siti produttivi. Abbiamo attualmente aperto dei tavoli in sede comunale e regionale, c’è bisogno di far sbloccare i fondi del terremoto legati al cratere”.

La situazione è preoccupante perché per la prima volta è stato fatto esaurire il carbone, sono stati fermati gli acquisti delle materie prime ed automaticamente il forno si è fermato.

La vendita del cementificio preoccupa sia i dipendenti interni che gli autotrasportatori (ma nell’indotto ci sono anche altre ditte di servizi, la mensa, la cava…). “Sono 40 anni – spiega Cernigliaro – che trasportiamo per questa cementeria, nel bene e nel male, ci troviamo nella stessa situazione degli operai interni. Ci sono circa 50 famiglie che risentono di questa situazione. Questo passato è stato un anno difficilissimo, con un calo di attività del 60%, da quando è entrata questa proprietà – rivela – si è visto che non c’era nessuna volontà né di investire né di rilanciare il sito, abbiamo visto subito a livello commerciale il dirottamento di clienti su altre cementerie con la scusa che logisticamente era più favorevole servirli da altri siti, salvo poi non dirottare qui altri clienti logisticamente più vicini”.

Oggi si terrà l’assemblea dei lavoratori per decidere il da farsi. La proprietà ieri ha indicato come data in cui  ipotizza il termine dell’operazione di vendita e quindi la ripartenza delle attività per il 25 aprile. Intanto il 25 marzo è previsto un tavolo in Regione.

Sulla vertenza interviene anche il sindaco Umberto De Augustinis: “Stiamo seguendo l’evolversi della situazione giorno per giorno, consapevoli del passaggio delicato che i lavoratori e le loro famiglie stanno vivendo”.

“Si tratta di una realtà produttiva molto importante per il territorio, – ricorda – che ha contribuito allo sviluppo economico dello spoletino e a cui va necessariamente data una prospettiva, scongiurando il prima possibile ipotesi di ridimensionamento o, addirittura, di chiusura. Siamo stati informati circa l’interessamento di alcuni acquirenti, pur non disponendo al momento di ulteriori dettagli: nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo affinché si arrivi ad una soluzione positiva. Garantiamo fin d’ora la massima vicinanza ai lavoratori, disponibili come sempre a fornire loro tutto il sostegno e l’aiuto di cui possiamo come amministrazione comunale”.