Rimane alta l’attenzione in città sul futuro dell’ex stabilimento Cementir di Sant’Angelo in Mercole, per cui è stata annunciata la vendita dall’attuale proprietario, Cemitaly (gruppo Italcementi). Dopo l’arrivo a Spoleto, sabato, dell’assessore regionale Fabio Paparelli, che ha annunciato la richiesta di riprendere il confronto al Mise mentre è già convocato per fine mese un tavolo regionale, il centrosinistra cittadino sollecita invece il sindaco Umberto De Augustinis.
Ad intervenire, annunciando un’interrogazione, sono infatti i consiglieri comunali dei gruppi Partito democratico, Ora Spoleto e Per Spoleto.
“In questi giorni – evidenziano gli esponenti di minoranza – è stata naturale la presenza di tutta la politica accanto ai lavoratori della Cementir che stanno vivendo uno dei periodi più difficili della loro vita. Dopo le dichiarazioni di unitarietà e l’incontro, voluto dal Partito Democratico, con l’Assessore regionale Fabio Paparelli e con i lavoratori del sito e le loro rappresentanze sindacali sabato scorso, ora serve un atto che segni la strada per poter fare tutto il possibile per una delle ultime aziende che ancora resiste, con grande difficoltà, in una economia cittadina ormai allo stremo”. Per questo, appunto, il Partito Democratico, insieme alle liste civiche Ora Spoleto e Per Spoleto, ha presentato oggi un’interrogazione al Sindaco De Augustinis.
“Tutte le forze politiche sono preoccupate per il futuro dei lavoratori – si legge nel testo dell’interrogazione – ma la solidarietà non basta, Spoleto e la Cementir hanno bisogno di impegni concreti da parte delle Istituzioni e delle forze economiche e sociali.
Nel corso dell’incontro con l’Assessore Paparelli è emersa la necessità di richiedere con forza al governo nazionale la immediata convocazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico delle parti interessate con l’obiettivo di chiedere il rispetto degli impegni sul mantenimento dei livelli occupazionali, assunti proprio in quella sede dalla Italcementi in sede di acquisizione del sito. Bisogna far ripartire immediatamente il forno che dal 1 marzo risulta inattivo ma che è funzionale al mantenimento del processo produttivo. Il tavolo presso il Mise dovrà inoltre servire a sollecitare il governo sullo sblocco delle opere pubbliche a livello nazionale e di estendere la sburocratizzazione per la ricostruzione post – terremoto nelle città che fanno parte del cratere così come avvenuto per il Ponte Morandi di Genova.
Fatte tutte queste premesse chiediamo al Sindaco se intende farsi parte attiva, insieme alla Regione, per la convocazione immediata del tavolo presso il Mise, anche sollecitando i parlamentari umbri. Chiediamo, inoltre, se non sia il caso di evitare la frammentazione di diversi tavoli con le parti, partecipando solo a quelli regionali e nazionali, non avendo il Comune strumenti normativi e risorse finanziarie per assicurare interventi concreti. Chiediamo, infine, se il Sindaco intenda, come necessario, seguire personalmente e senza delegare altri la vicenda, data l’importanza per le 84 famiglie coinvolte, oltre l’indotto, e per il loro futuro che preoccupa tutta la comunità cittadina”.
Sulla vertenza interviene anche Ettore Magrini (Usb) con una lunga nota in cui richiama la difficile situazione occupazionale cittadina. Di seguito la sua nota.
“La crisi della ex Cementir sta dentro un’operazione di mercato che ha lo scopo di alleggerire il settore cancellando, come avviene quando non vi è un forte contrasto, centinaia di posti di lavoro. In questo senso la scelta di vendere lo stabilimento di S. Angelo in Mercole a una proprietà sconosciuta, ha l’aspetto di una intenzione di chiusura. Non basta prendere tempo sfruttando i precedenti impegni che avrebbero dovuto garantire per 3 anni i livelli occupazionali.
Quel tempo va riempito con iniziative forti, adeguate a fronteggiare la situazione che è grave. Occorre mobilitare la città e i lavoratori tutti, ma questa è una scelta che non è nella testa dei sindacati concertativi, che il 15 saranno a Roma per chiedere lo sblocco dei cantieri a partire dalla TAV (come ha detto anche l’Assessore regionale Paparelli), con una logica che delega una immaginaria soluzione alla ripartenza di tutti i cantieri che utilizzano cemento, indipendentemente dal loro essere servizio utile alla collettività e ad una buona ricostruzione, oppure consumo e devastazione del territorio irrecuperabili.
Non è questa la strada, a nostro parere. Lo stillicidio di posti di lavoro nella città di Spoleto dal 2014 a oggi non ha visto tregua: Pozzi, Novelli, Maran e Cementir, fanno parte di questa triste storia. Eppure in questi anni non si è visto uno straccio di tentativo di allargare la lotta alla città, alle altre fabbriche, lasciando soli i lavoratori delle singole aziende che sono state spogliate come i petali di un fiore.
Qualcuno aveva scritto 10 anni fa:”Dopo una lunga trattativa, i rappresentanti dei lavoratori della Cementir si sono accordati sul numero di dipendenti da mettere in mobilità”, accettando così la cancellazione di 9 posti di lavoro a Spoleto (42 nel gruppo). Questa è la logica che ha guidato CGIL CISL e UIL, trattative a perdere e sistematica rinuncia a mobilitare i lavoratori, che ha condotto, dopo un valzer di cambi di proprietà, alla drammatica situazione odierna.
Senza la giusta risposta e una forte mobilitazione ogni trattativa non può che essere una dura sconfitta per i lavoratori!
Non dobbiamo rassegnarci a perdere un altro pezzo importante del nostro debole tessuto produttivo. I lavoratori della ex Cementir, che da tempo denunciano (inascoltati) l’assoluta mancanza di investimenti e riduzioni delle produzioni, stimano che oltre agli 81 dipendenti e ai 9 impiegati alla cava, esiste un indotto che coinvolge almeno altrettanti posti di lavoro.
Si sono persi due anni da quando nel settembre 2016 Caltagirone annunciò di voler licenziare 106 dipendenti, di cui 21 a Spoleto; allora come USB scendemmo in Piazza insieme a Casa Rossa, al PRC e al Comitato Disoccupati e Precari, per chiedere di intraprendere la strada di forti iniziative per difendere i posti di lavoro ed è quello che facciamo ancora oggi. Allargare la mobilitazione subito, prima che sia troppo tardi, è il solo modo di dare il sostegno che serve a qualsiasi vertenza, tanto più essa è difficile”.