Ex calciatore Ambrosini: "Mio figlio con diabete 1, diagnosi è stata uno shock" - Tuttoggi.info

Ex calciatore Ambrosini: “Mio figlio con diabete 1, diagnosi è stata uno shock”

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Ex calciatore Ambrosini: “Mio figlio con diabete 1, diagnosi è stata uno shock”

Mar, 10/12/2024 - 16:03

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(Adnkronos) - "Mio figlio ha il diabete di tipo 1. La diagnosi, quando aveva solo 2 anni e mezzo, per noi genitori è stata uno shock. Mia moglie per giorni rifiutava la sentenza di una malattia inguaribile, poi insieme l'abbiamo accettata. Ma non è stato un percorso facile né banale. All'inizio ci siamo sentiti soli, io stesso ho avuto un crollo". Così Massimo Ambrosini, ex calciatore del Milan con il quale ha collezionato 489 presenze e 12 trofei, racconta la patologia del terzo figlio che oggi ha 4 anni e mezzo, in occasione della presentazione - oggi a Roma - della campagna ' Un passo avanti' per la sensibilizzazione sul diabete autoimmune di tipo 1 e la diagnosi precoce. Un'iniziativa promossa da Sanofi per accendere i riflettori su una patologia complessa e sull'importanza di riconoscerne precocemente segni e sintomi, anticiparne la diagnosi e evitarne complicazioni.  

"Ho passato in ospedale un periodo in cui avvertivo un forte senso di solitudine e di oppressione perché la malattia purtroppo ti catapulta in un secondo in una realtà che non pensavi potesse essere - ricorda l'ex numero 23 rossonero - Con il tempo io e mia moglie abbiamo appreso più conoscenze possibili per quello che riguarda la malattia e ci siamo dedicati a curare, a gestire la salute di nostro figlio. Abbiamo sentito il peso di una responsabilità enorme dal momento della diagnosi". Poi la condivisione della stessa esperienza con altri genitori nella stessa condizione e con le associazioni dei pazienti. 

"Quello che salva un genitore dal punto di vista psicologico - testimonia Ambrosini - è la condivisione. Il fatto di sentire e parlare con persone che prima di te lo hanno passato, capire e condividere come loro ci sono riusciti e sentire dalla loro voce che si può fare, è una modalità che ti tira su dall'abisso dove sprofondi nel momento in cui entri all'ospedale". Il ruolo delle associazioni dei pazienti "è stato fondamentale. Oltre a sostenere la mia famiglia, hanno fatto una cosa fondamentale che è quella di informare. La conoscenza è fondamentale e le associazioni ti danno la possibilità di avere più informazioni possibile per poter andare avanti e affrontare un lungo cammino", conclude. 

(Adnkronos) – “Mio figlio ha il diabete di tipo 1. La diagnosi, quando aveva solo 2 anni e mezzo, per noi genitori è stata uno shock. Mia moglie per giorni rifiutava la sentenza di una malattia inguaribile, poi insieme l’abbiamo accettata. Ma non è stato un percorso facile né banale. All’inizio ci siamo sentiti soli, io stesso ho avuto un crollo”. Così Massimo Ambrosini, ex calciatore del Milan con il quale ha collezionato 489 presenze e 12 trofei, racconta la patologia del terzo figlio che oggi ha 4 anni e mezzo, in occasione della presentazione – oggi a Roma – della campagna ‘ Un passo avanti’ per la sensibilizzazione sul diabete autoimmune di tipo 1 e la diagnosi precoce. Un’iniziativa promossa da Sanofi per accendere i riflettori su una patologia complessa e sull’importanza di riconoscerne precocemente segni e sintomi, anticiparne la diagnosi e evitarne complicazioni.  

“Ho passato in ospedale un periodo in cui avvertivo un forte senso di solitudine e di oppressione perché la malattia purtroppo ti catapulta in un secondo in una realtà che non pensavi potesse essere – ricorda l’ex numero 23 rossonero – Con il tempo io e mia moglie abbiamo appreso più conoscenze possibili per quello che riguarda la malattia e ci siamo dedicati a curare, a gestire la salute di nostro figlio. Abbiamo sentito il peso di una responsabilità enorme dal momento della diagnosi”. Poi la condivisione della stessa esperienza con altri genitori nella stessa condizione e con le associazioni dei pazienti. 

“Quello che salva un genitore dal punto di vista psicologico – testimonia Ambrosini – è la condivisione. Il fatto di sentire e parlare con persone che prima di te lo hanno passato, capire e condividere come loro ci sono riusciti e sentire dalla loro voce che si può fare, è una modalità che ti tira su dall’abisso dove sprofondi nel momento in cui entri all’ospedale”. Il ruolo delle associazioni dei pazienti “è stato fondamentale. Oltre a sostenere la mia famiglia, hanno fatto una cosa fondamentale che è quella di informare. La conoscenza è fondamentale e le associazioni ti danno la possibilità di avere più informazioni possibile per poter andare avanti e affrontare un lungo cammino”, conclude. 

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