Nonostante fosse monitorato per radicalismo islamico e su di lui pendesse un provvedimento di espulsione dall’Italia, un detenuto straniero incarcerato a Capanne fruiva di un regime di semilibertà.
Ma l’uomo, sabato sera, non è rientrato in carcere e ha fatto perdere le sue tracce: l’allarme è scattato dodici ore dopo quella che tecnicamente – come spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – è a tutti gli effetti un’evasione.
Il magrebino era detenuto a Capanne per spaccio di droga e sarebbe stato (le fonti investigative non confermano) monitorato con un secondo livello dopo essersi avviato in quello che viene considerato un processo di radicalizzazione.
A cercarlo, gli agenti del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria e la Digos della questura di Perugia, anche se il sospetto è che lo straniero possa non essere più a Perugia. “Ma certo – scrive Bonino – va fatta chiarezza sulla vicenda in sé, sulla mancata espulsione dell’Italia e sul fatto che un detenuto monitorato per radicalismo islamico fruisca di benefici penitenziari che gli consentono di uscire dal carcere”.