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Europa approva Piano Acciaio / Nasce certificato di qualità europea / Ast Terni difesa da Angelilli

Luca Biribanti

Il Parlamento Europeo ha approvato nella giornata di oggi il Piano Acciaio; un segnale importante per la zona Europa, visto che il Vecchio Continente è il secondo produttore mondiale di acciaio, con i 177 milioni di tonnellate l'anno, vale a dire l'11% dell'intera produzione. Il piano, fortemente voluto dai rappresentanti italiani nel Parlamento Europeo, è stato attuato per far fronte alla crisi che dal 2008 ha prodotto in Europa la perdita di 65mila posti di lavoro nel settore siderurgico. La vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberta Angelilli, esprime soddisfazione per conclusione dell'iter politico che ha portato all'approvazione di Strasburgo del Piano Acciaio, ma rimane vigile sulla concorrenza non sempre leale degli altri Paesi, circostanza che induce l'Europa a tutelarsi con un certificato di qualità: “Ho seguito con grande attenzione l’iter del Piano, – dice la vicepresidente – nella convinzione che il siderurgico sia decisamente un settore su cui puntare per lo sviluppo delle nostre economie e da tutelare nei confronti della concorrenza asimmetrica e aggressiva dei Paesi Terzi, che spesso non garantiscono norme minime a tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Esprimo soddisfazione per l’approvazione di diversi emendamenti che, insieme ad Amalia Sartori, presidente della Commissione Industria del Parlamento europeo, ho presentato alla relazione finale: introduzione di una certificazione di qualità per i prodotti connessi all’acciaio che sia in grado di tutelare la produzione europea da prodotti non certificati, adozione di politiche di recupero degli scarti della produzione dell'acciaio; promozione di misure per la riqualificazione, formazione attiva e apprendimento permanente dei lavoratori per tutelare e garantire le competenze necessarie alla competitività del settore”.
L'attenzione dell'Angelilli si sposta sul caso Ast Terni, che la vicepresidente ha sempre avuto a cuore: “Il Piano si colloca all’interno di una strategia complessiva che punta a ridare centralità all’industria e al manifatturiero europei, che va sostenuta con forza. Sottolineo però che, oltre alla programmazione di lungo periodo, occorre partire da casi concreti e immediati: soluzione delle molteplici vertenze che interessano gli stabilimenti italiani e ridare un ruolo di primo piano a impianti strategici e di eccellenza come il sito di Terni”

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