Ci fu un tempo lontano in cui uomini e donne ben più “illuminati” dell’attuale genere umano, ormai sempre più simile ad un animale da combattimento in perenne scontro alla tutti contro tutti, coniarono un acronimo molto noto che dava il segno di come per ottenere la conoscenza si dovesse lavorare continuamente prima su se stessi e poi nella comunità di riferimento.
Questo famoso acronimo è V.I.T.R.I.O.L ovvero Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta).
E così, ogniqualvolta ci imbattiamo nel termine “rettifica” ci torna sempre alla mente questo insegnamento su cui meditare.
E dopo aver ricevuto la richiesta di rettifica da parte del Comune, su un nostro articolo in cui si mostravano foto di un lettore sullo stato di abbandono e degrado della struttura annessa al campo di basket del prato di Monteluco, l’ex- campo da tennis degli anni ’60-’70, per intenderci , ci siamo decisi ad iniziare il nostro rectificando.
Intanto scopriamo con piacere che dopo la nomina, avvenuta nel 2018, abbiamo anche un assessore all’ambiente che è vivo e lotta con noi per il bene ed il progresso dell’umanità.
Ma non conta certo la quantità delle presenze quanto invece la qualità. E molto qualificata è stata appunto la nota di rettifica inviataci in redazione, con il ditino alzato, per spiegarci che è bene non parlare di massimi sistemi se non si conosce la fisica quantica, il misticismo montelucano e la via di certi allucinogeni (per lo più funghi del bosco sacro).
Pubblicare foto del degrado fatiscente di uno stabile aperto alla mercè di chiunque e dire che è una situazione di potenziale pericolo pubblico, pare equivalga ad ammettere di non sapere, introspettivamente forse, che vi è un disegno superiore su tutta l’area.
Una mano sapiente, che risale però ad amministrazioni precedenti, aveva già tracciata la linea: soldi a bisacce per riqualificare il tutto secondo un nuovo piano di sviluppo (il PSR 2014-2020) che darebbe la precedenza a collegamenti con ippovie regionali e bivacchi. Sic!!
Rectificando: tolgo un campo da basket, storico playground spoletino all’aperto (che peraltro in questa fase pandemica è stata la salvezza di tantissimi atleti spoletini che non avevano altri luoghi in cui allenarsi in sicurezza da contagio, vista la ben nota condizione di palestre comunali e provinciali nei plessi scolastici) e ci piazzo un magnifico bivacco al posto del baretto, degli spogliatoi e del bagno.
Dicesi bivacco: struttura incustodita a uso degli alpinisti per rifugio e pernottamento.
E abondandis in adbundandum (direbbe Totò), non vi offriamo un bivacco solo, ma bensì due.
Il secondo sarà costituito nell’ex rifugio WWF a fianco del monastero francescano (ex-cucina dei frati), a ridosso del Bosco Sacro.
Se tutto va come deve, orde di alpinisti, con corde e ramponi, o cavalcatori texani o pseudomaremmani, si affolleranno in queste due perle strutturali della nostra montagna alta ben 700 metri, con punta massima di quasi 1340 mt. del Monte Fionchi, propaggine del Monteluco.
“E vada ben che non si bagni…quel mazzolin di fiori” e che gli avventori avventurosi non litighino tra loro per chi arriva prima nei due stalli, incustoditi sia chiaro.
Ci incuriosisce anche il parcheggio dei cavalli in loco.
E’ da notare come nella nota di bacchettatura alla nostra redazione, si parli de la qualunque, come i lavori di riqualificazione dell’ex-Tiro a volo, segno della effervescente vitalità riformatrice e progettuale sul luogo. Anzi che non sono stati citati “tanto per”, i lavori all’ex-Colonia e magari anche l’ex-Hotel del Matto, che fa sempre mucchio.
La cosa divertente è però la data di avvio dei lavori. Si cita l’apertura del cantiere dallo scorso 8 Giugno, ma in realtà non se ne vedeva traccia in loco da nessuna parte fino a ieri. E poichè repetita iuvant ieri, 6 luglio, una ulteriore nota stampa comunale”ci ha rifatto cavallo” :
Sistemazione di tre stabili e riqualificazione di alcuni punti di interesse e percorsi escursionistici: sono questi gli interventi che, dallo scorso 8 giugno, stanno interessando l’area di Monteluco.
Finanziati attraverso il Programma di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2014-2020 (misura 7 – sottomisura 7.5) per un importo di € 666.120,00, i lavori in queste settimane stanno interessando il recupero dell’edificio dell’ex tiro a volo (sarà un rifugio per le attività collegate a “Natura 2000”, ossia la rete dei Siti di Interesse Comunitario – SIC di cui Monteluco è parte) e la riqualificazione di uno dei sentieri che collegano a Spoleto.
Le risorse ottenute dal Comune di Spoleto permetteranno anche la riqualificazione dell’ex centro visite del WWF, in prossimità del Bosco Sacro e dell’edificio adiacente al campo di basket (ex spogliatoio) nel prato grande: entrambi saranno adibiti ad area di sosta e ristoro per gli escursionisti“
Ora, uno che passa distrattamente da qui, potrebbe anche dire “ma che centrano i cantieri avviati in altri siti del Monteluco se l’articolo che si intende rettificare parla di una situazione specifica di pericolo e degrado in specifica posizione sul Monteluco?”.
Le foto pubblicate per altro sono tutte scattate in data successiva al presunto avvio di cantiere anche nella zona incriminata. E’ evidente che li non c’era nessuna recinzione e cartello di avvio dei lavori.
Ma come è noto sono proprio queste le vie di certi allucinogeni e del misticismo che non tutti possono comprendere. Di sicuro l’amministrazione si è capita da sola.
Stavamo però per dimenticare un passaggio significativo della reprimenda comunale, ed è quando si accenna alla “attività di promozione e informazione sul turismo outdoor relativamente al patrimonio naturalistico e storico culturale della montagna tra Spoleto e Ferentillo”.
Molto spesso il diavolo si nasconde nei dettagli e se si è attenti lettori, dopo il faraonico elenco de la qualunque, da qualche parte deve pur comparire uno di quei capitoletti della faccenda che inducono in tentazione.
Quando si parla di promozione e informazione, a noi poveri giornalisti di campagna vengono subito in mente i più efferati delitti di sperpero mai commessi in nome e per conto di qualche luogo sacro del nostro paese.
Si prende ad esempio Monteluco e si imbastisce qualche costosa e ingiustificata campagna di promozione e informazione fatta magari con vecchi sistemi, per magnificare il luogo e far si che tante persone vengano da noi (aspetta e spera se gli offri il bivacco e non ti prende nemmeno il cellulare!).
Inclusi quei famosi viaggetti turistici delle istituzioni che fanno pubbliche relazioni, a spese del contribuente, per il luogo da proporre, molto spesso limitandosi a consegnare folder inutili da gettare nel cestino o a parlare di aree specifiche che nemmeno conoscono da un punto di vista storico paesaggistico.
Ne abbiamo viste noi di cose…e sopratutto di soldi buttati via.
Monteluco, secondo la vulgata dei cantieri avviati in loco, dovrebbe dunque fondare la sua rinascita su un progetto che è l’esatto contrario della storia e la natura del luogo. Ribadiamo che il progetto è precedente, ma anche questa amministrazione ha il vizio di tutte le altre. Se ci sono i soldi pubblici, meglio se europei, bisogna spenderli e non importa come e per cosa, anche a costo di costruire bivacchi nel deserto.
E giunti al fin della licenza (alla Cyrano de Bergerac) noi tocchiamo: Monteluco è un luogo sacro e lo è anche da prima del III secolo A.C. a cui risale la testimonianza della stele del Bosco Sacro o dei movimenti eremitici del V secolo, per non parlare poi di San Francesco.
Nel corso del tempo ha mantenuto immutata la sua natura intrinseca di luogo di ricreazione, non la merenda con pane e mortadella, ma nel senso di rigenerazione animica.
La presenza di alcune storiche strutture alberghiere nel luogo sono li a testimoniare un tipo di accoglienza specifica che dopo il successo degli anni ’50-’70, ha ceduto il passo solo alla sbornia dei viaggi esotici tra gli anni ’80 e 2000 e alla cronica mancanza di servizi in loco per miopia politico- amministrativa.
Ma oggi, ancor più dopo la pandemia da coronavirus, le qualità primigenie di Monteluco sono fin troppo evidenti ed importanti. Ed è esattamente quella la strada da percorrere.
E dunque fondi per la riqualificazione delle strutture esistenti, commerciali e non, nel senso della accoglienza per un target ben individuato e che non sempre va a cavallo o si dota di corde e ramponi, ma che non vuol dire sia “povero”o di basso profilo. Anzi!
Il loro miglioramento in senso digitale, una rete di comunicazione degna di questo nome e non problemi su problemi con una semplice telefonata al cellulare per via delle zone coperte.
Strutture sportive di servizio, inclusa una piscina e un campo polivalente (e riqualificato con pochissimi soldi) proprio come quello che si sta per smantellare in cambio di un bivacco.
Cose già fatte e viste in opera ad esempio nella amata-odiata Foligno, visto che recentemente anche il Pd di Spoleto ha ritirato fuori la mummificata Area Vasta come se fosse la rivoluzione copernicana.
Una seria politica di sostegno e di percorso culturale che ha a che fare con i 15 eremi storici presenti sul monte, perchè (se qualcuno lo ha dimenticato) Monteluco è anche una fitta rete di eremitaggi sparsi lungo le pendici e che spesso non hanno strade degne di questo nome per essere raggiunti
Insomma cose semplici, poco costose e che non lasciano tracce di antropizzazione allucinata (da funghi del Bosco Sacro) su un luogo che è la memoria di una comunità intera e che ancora oggi è considerato e rispettato come tale.
A meno che l’idea del Bivacco non abbia fatto presa su certa politica attuale (di sinistra come di destra), quella con gli stivali ed i proclami sempre pronti in tasca, a causa di vecchie reminiscenze sbruffone e trombone, per quanto tragiche nei loro esiti.
Lo vogliamo ricordare quell’inizio di discorso, a monito di chi si occuperà di un luogo che era già santo ai tempi del Cristo.
“Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli:
potevo sprangare il Parlamento…”
Occorre solo un po di rispetto, rectificando prima se stessi e poi gli altri.