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Etè Disco resta senza licenza, Consiglio di Stato conferma ordinanza TAR. Tutto ruota intorno al gazebo

La notizia è di poche ore fa. Il Consiglio di Stato ha emanato un’ordinanza con cui ha di fatto confermato quella del TAR dell’Umbria che sospendeva l’autorizzazione per intrattenimenti danzanti a Sandro Zengoni, titolare dell’omonimo ristorante situato nella prima periferia di Spoleto e dell’Etè Disco, locale a questo annesso. Dopo aver accolto a fine luglio la richiesta di sospensiva della sentenza del TAR, in attesa di giudizio, da parte dei legali di Zengoni – provvedimento che ha concesso al titolare del locale il tempo di organizzare una festa di “fine estate” tenutasi venerdì 7 settembre – il Consiglio di Stato è tornato a pronunciarsi in queste ultime ore sulla vicenda, sollecitando il Tribunale Amministrativo Regionale ad emettere al più presto una sentenza.

L’ordinanza – “Considerato che ad un sommario esame proprio della fase cautelare – si legge nel provvedimento – non si ravvisano motivi per discostarsi da quanto ritenuto dal TAR nell’ordinanza appellata, né allo stato appare ricorrere alcun danno per l’appellante nell’esercizio della propria attività imprenditoriale (…) accoglie l'appello ai soli fini di una sollecita trattazione del merito da parte del Tribunale Amministrativo Regionale”.

Gazebo abusivo – La vertenza tra Sandro Zengoni e il Comune di Spoleto gira soprattutto intorno al megagazebo utilizzato come copertura dalla pista da ballo e risultato essere abusivo in seguito al alcuni controlli effettuati nel 2011 da tecnici comunali. Fu la mancata risposta ai solleciti dell’amministrazione a spingere quest’ultima a sospendere le autorizzazioni al locale, decisione da cui ebbero origine i ricorsi a TAR e Consiglio di Stato. Gazebo a parte, nell’area di proprietà dell’imprenditore spoletino si trovano altri manufatti che sarebbero stati costruiti abusivamente. Si tratta di una tettoia con struttura in pilastri e travi di legno di circa 27 mq, di un ampliamento del fabbricato principale adibito ad albergo-ristorante per circa 132 metri cubi di volumetria e di un magazzino posizionato sul retro di ca. 60 mq. Costruzioni in merito alle quali è stato aperto un processo presso il Tribunale di Spoleto che vede imputato l’imprenditore spoletino.

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