A Ponte San Giovanni il coordinamento Sciogliamo il Nodo ha presentato il progetto definitivo del primo stralcio della variante
Molti dei circa 120 proprietari che stanno ricevendo, da parte di Anas, le notifiche dell’avvio delle procedure di esproprio. Ma anche residenti (e non solo delle zone di Ponte San Giovanni, Collestrada, Torgiano e Balanzano) preoccupati per l’impatto che la realizzazione del Nodino avrà sul paesaggio e sull’ambiente.
L’assemblea pubblica nella quale il coordinamento delle associazioni contrarie all’opera, Sciogliamo il Nodo, ha illustrato il progetto definitivo, ha fatto il pieno. La Sala Grifo del Park Hotel era infatti piena di persone venute per conoscere nel dettaglio il progetto e come impatterà sui luoghi in cui vivono e lavorano.
Nelle relazioni sono stati toccati i temi riguardanti i flussi di traffico sull’attuale percorso della E45 tra Collestrada e l’imbocco con il Raccordo autostradale a Ponte San Giovanni. Traffico che, è stato ribadito, per i cittadini e le associazioni che si oppongono alla variante questa non riuscirà a decongestionare.
E poi ci sono gli aspetti legati alla durata dei lavori, previsti in 5 anni, al netto delle possibili difficoltà burocratiche o comunque legate al lavoro delle imprese. Tant’è che il Coordinamento parla di effetti per i prossimi 10-12 anni. Con le due aree di cantiere destinate ad ospitare i circa 6 miliardi di metri cubi di materiali inerti che, è stato stimato, saranno rimossi per realizzare gallerie e rampe di raccordo. Con un passaggio ipotizzato di oltre 100 camion al giorno tra Ponte San Giovanni e Collestrada.
E poi c’è chi ha espresso il timore che, anche a fronte di tutti questi disagi per la popolazione locale, il Nodino diventi poi un’opera incompiuta.
I relatori, come spiegato in una nota del Coordinamento hanno esaminato nel dettaglio: “il tracciato definitivo e i due nuovi svincoli di Collestrada e Madonna del Piano; l’attraversamento della collina di Collestrada e della valle del Tevere; le differenze tra galleria naturale, ipotizzata, e artificiale, progettata, con conseguente relativo sbancamento della collina; il mega viadotto sul Tevere; l’abnorme consumo di suolo; la completa inefficacia dell’opera rispetto agli obiettivi dichiarati; la violazione che il progetto definitivo comporta alle norme di tutela del paesaggio e delle zone protette dalla Comunità Europea; le aree di cantiere e la viabilità dei mezzi pesanti che riguarderà le vie principali dei paesi di Collestrada, Sant’Egidio, Miralduolo, ma anche Ponte San Giovanni, con il coinvolgimento di via Pontevecchio e di via Manzoni; le reali tempistiche di realizzazione ed infine la presentazione di progetti alternativi, realmente efficaci e a favore di una mobilità alternativa e sostenibile”.
Nel corso dell’assemblea è stato auspicato che il fronte della protesta venga ampliato, anche oltre le comunità locali. E comunque, alla luce della grande partecipazione, si attende una risposta della politica e delle Istituzioni. All’incontro erano presenti i consiglieri del Comune di Perugia Befani, Casaioli, Cesaro, Ranfa, Renda, Tizi, l’assessore Scoccia e l’onorevole Pavanelli.