Ad un anno di distanza dalla tragedia di Canne Greche (Gubbio), nella giornata odierna (3 maggio), è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 5 persone, con riferimento alla terribile esplosione che distrusse integralmente un edificio adibito a laboratorio per il trattamento della cannabis light.
La Procura di Perugia ha contestato agli indagati il delitto di omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e quelli particolarmente gravi di incendio doloso e soprattutto di omicidio doloso e lesioni dolose. Nell’incendio persero la vita due dipendenti – il 19enne Samuel Cuffaro e la 52enne Elisabetta D’Innocenti – mentre altri due (uno dei quali all’epoca minorenne) riportarono gravi lesioni.
Sin dai primi accertamenti si era ipotizzato che l’incendio potesse essersi verificato in conseguenza della tecnica di abbattimento della percentuale del THC della cannabis, “inventata” da uno dei soci della società ed utilizzata al di fuori di ogni autorizzazione. E’ risultato infatti che, da marzo 2021, era stato allestito un vero e proprio laboratorio al 1° piano dell’immobile, dove erano state collocate “lavatrici” ad ultrasuoni all’interno delle quali venivano introdotte infiorescenze di canapa e un solvente (altamente infiammabile) del tipo “pentano”. Con il “lavaggio”, in particolare, una parte del THC della cannabis veniva degradato e l’altro assorbito dal solvente, in modo che il livello di quest’ultimo risultasse al di sotto dello 0,6% e che la cannabis potesse essere qualificata come light.
Gli approfondimenti tecnici effettuati successivamente da personale qualificato dei vigili del fuoco e dal consulente tecnico del Pm, unitamente al personale Asl e Arpa, hanno confermato la dinamica del tragico evento come riconducibile all’incendio delle sostanze infiammabili all’interno dei locali – pari ad almeno 8 barili da 200 litri e qualche decina di contenitori da circa 5 litri – tutti contenenti pentano, che liberava vapori negli ambienti di stoccaggio e lavorazione, privi di condizioni di sicurezza.
Parallelamente all’indagine sull’incendio la Guardia di Finanza di Perugia e Gubbio aveva sequestrato un pacco segnalato dall’unità cinofila come stupefacente inviato dalla società titolare dell’attività e destinato ad una tabaccheria nel Lazio. Partendo da questo episodio è scattata l’indagine per individuare fornitori e acquirenti della ditta titolare dell’opificio e sono state disposte numerose perquisizioni e sequestri di cannabis. Nei confronti dei 5 indagati è stata ipotizzata anche la violazione della legge sugli stupefacenti e contestata la detenzione illecita di cannabis e la cessione di quest’ultima, ritenendo che quella attività di “manipolazione” svolta fosse non consentita e quindi non idonea a considerare il prodotto come cannabis light.