Il senatore del PD Francesco Ferrante, nei giorni scorsi, si è recato in visita presso il carcere di Spoleto dove, accompagnato dal direttore Ernesto Padovani, ha incontrati gli ergastolani nella sezione a loro dedicata. L’attenzione di Ferrante è indirizzata principalmente verso l’istituto dell’ergastolo ostativo, che il parlamentare giudica una “palese violazione dell’articolo 27 della Costituzione, secondo il quale tutte le pene devono puntare alla rieducazione del condannato”, e per l’abolizione del quale presenterà a breve una interrogazione parlamentare. Gli ergastolani, dal canto loro, hanno scritto una lettera aperta al senatore dove denunciano la crudeltà della loro condizione, definita senza mezzi termini una “Pena di morte viva”. Ecco il testo della missiva.
Senatore, mentre in alcuni Paesi come la Norvegia, Portogallo, Spagna, l’ergastolo è stato eliminato (Islanda mai avuto ergastolani) dando un segno di grande civiltà e umanità e in altri Paesi l’ergastolano può uscire: Irlanda dopo 7 anni, Olanda dopo 14 anni, Norvegia dopo 12 anni, Svezia dopo la commutazione della pena, Svizzera dopo 15 anni, Regno Unito varie possibilità, Austria dopo 15 anni, Belgio dopo 10/14 anni, Cipro dopo 10 anni, Danimarca dopo 10/12 anni, Francia dopo 15 anni, Grecia dopo 20 anni. Invece, la patria del Diritto romano, l’Italia, dopo 25 anni e, mai, proprio mai, unico paese in Europa, per le condanne all’ergastolo con la motivazione di avere agevolato l’attività dell’associazione criminosa (Divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. 26 luglio 1975, n. 354).
Senatore, se Lei è d’accordo che non si può chiedere la certezza della pena senza sapere quando finisce una pena; che la pena dell’ergastolo supera i limiti della ragione, perche una pena senza speranza diventa solo un’esecuzione e una vendetta; che con l’ergastolo non si vive, ma si sopravvive, perché la reclusione a vita, come pena, è peggiore della morte stessa; che il carcere per l’ergastolano è un cimitero, con la differenza che invece di morto sei sepolto vivo; che la pena deve rieducare, ma che rieducazione ci potrà mai essere per una persona che non potrà mai uscire dal carcere?
Senatore, se Lei è d’accordo che in uno Stato di Diritto la speranza di tornare liberi non può dipendere dalla scelta del diretto interessato di mettere in cella un altro al posto suo: se parli esci o se no rimani dentro; che la speranza non dovrebbe essere stroncata per sempre; che una pena che non finisce mai è compatibile solo con l’inferno dei dannati.
Senatore, perché impedire la speranza di continuare ad esistere per condanne subite dieci, venti o trenta anni prima? Che senso ha aver sostituito la pena di morte con l’ergastolo? Non può una persona essere colpevole per sempre.
Una società che non uccide i suoi simili perché preferisce tenerli murati vivi dentro una cella tutta la vita, è una società malata e cattiva alle radici. Senatore, se non è d’accordo che in Italia esista la “Pena di Morte Viva”, gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto chiedono a Lei e al suo partito di presentare al Senato un disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo, in subordine l’abrogazione dell’articolo 4 bis Ordinamento Penitenziario che rende l’ergastolo ostativo.
Gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto