Compaiono anche i nomi dei “raccomandati” nelle 80 pagine dell’ordinanza con cui il gip Valerio d’Andria ha disposto le prime misure restrittive e fissato le ipotesi di reato nei confronti dei 35 indagati nell’inchiesta sulla Sanitopoli umbra. Alcuni dei candidati assunti grazie alla raccomandazione compaiono tra gli indagati stessi. Altri no, ma i loro nomi sono comunque nelle carte, accanto a quelli dei rispettivi “sponsor”. Ed il mio in cui hanno trovato il posto, così come ricostruito dalla Procura, appare imbarazzante.
“Consigli per gli acquisti” li chiama il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca, in una significativa conversazione. Lui, in genere, insieme ai suoi bracci destro (Valorosi, anch’egli agli arresti domiciliari) e sinistro (Pacchiarini, sospeso per 6 mesi) si premunisce di indicare alle commissioni d’esame le raccomandazioni che arrivano da politici, rappresentanti della Chiesa, sindacati e da gruppi di potere come i massoni e i ‘Calabria unita’. “… non riesco a togliermi – si sfoga in una intercettazione – le sollecitazioni dei massimi vertici di questa regione a tutti livelli… ecclesiastici (omissis), ecumenici, politici, tecnici… tra la massoneria, la Curia e la giunta (omissis) non mi danno tregua. E la Calabria unita“.
Personalmente, gli stanno a cuore le sorti di una sua amica con cui intrattiene rapporti sessuali, che il Trojan inserito nel suo cellulare fa ascoltare in diretta a chi indaga. Anche lei è indagata. Ha ottenuto l’incarico a tempo determinato per un servizio economico. Ma il gip, a differenza del pm, non propende per la tesi del posto in cambio di sesso. Piuttosto, un favore data ad una persona con cui si ha una relazione.
Il nome buono per il posto da dirigente medico per la Geriatria lo legge invece Valorosi da un appunto “estratto dalla sua giacca“. E’ la moglie di un esponente perugino del Pd, ora indagato. Lui chiede qualche informazione da dare alla moglie prima degli esami. Duca e Valorosi lo tranquillizzano: il presidente della commissione ne è già informato. Un’assunzione a cui tiene l’assessore Barberini, oltre che il marito della candidata. Ma il sabato precedente all’esame scritto al marito sono state consegnate le tracce: farmacologia dell’anziano, le cardiopatie e rapporto ospedale-territorio. “E’ uscito in quello intermedio, ora speriamo che ha fatto” dice Duca dopo l’esame. A “gestire” quella commissione d’esame è la professoressa Mecocci. Duca riferisce all’assessore di averci parlato, anche se con un certo imbarazzo (“in verità mi sono dovuto anche un po’ prostituire“). Però alla fine le ha detto: “Guarda è una persona dell’assessore“.
Il gip rileva che i primi posti nella graduatoria “vengono occupati dai candidati sponsorizzati dalla dott.ssa Mecocci“. La candidata che sta a cuore a Barberini arriva sesta. Come preventivato. Duca infatti aveva detto: “Praticamente secondo noi la riusciamo a mettere quinta… quarta o quinta… oh, se poi scorre perché qui il tempo“. E Valorosi ha la soluzione: “Sesta allora!“.
Il 9 maggio 2018 il dg conferisce al dott. Fabio Gori l’incarico quinquennale di direttore della struttura complessa di Anestesia I. Valutati i curricula dei candidati, la graduatoria finale era stata stilata dopo le prove orali. E’ Paolo Leonardi (ex assessore al Comune di Umbertide e dipendente dell’azienda ospedaliera) a sponsorizzare, secondo i pm, il dott. Gori. Ma c’è da valutare bene, perché un assessore regionale (non indagato) avrebbe avvicinato il dg per favorire un’altra candidata, la Tesoro (anche lei indagata).
La soluzione è quella di abbassare di un punto il punteggio di un candidato proveniente da fuori regione, in maniera tale da avvicinarlo a quello dei candidati perugini. “Invece che 40 – dice Duca – lo portiamo a 39, per avvicinarlo a quell’altri 3 nostri … (omissis)… gestire un punto non è un problema…“.
“Certo quel…” dice Valorosi a proposito di quel candidato esterno che ha un punteggio così alto da scombinare i piani perugini. Poi, sul verbale, si decide: “Mmh… optiamo per non presentarlo, nun me frega un cazzo, altrimenti gl’an da dà mezzo punto in più! An da accorcia’ le dis… an dà abbassà quello“. Insomma: o vince il candidato che piace ad un assessore o quello per cui si sarebbe mosso un altro politico. Piccolo particolare: secondo Pacchiarini “la Tesoro è bravissima e Gori no“.
Il candidato esterno per fortuna non si presenta. Vince Gori, seconda la Tesoro. E Valorosi può ringraziare il Leonardi per come ha gestito “la faccenda“.
Lo stesso Gori, poi, si lamenterà con Duca per come sarà gestito alle sue spalle un altro concorso, quello per dirigente medico anestesista.
Per il concorso per i 4 posti da assistente contabile ci sono grandi manovre. “Tocca farsi dare le domande” dice Duca. “Giovedì mi portano le domande” sussurra poi Valorosi. Anche il vice presidente del Consiglio comunale di Perugia, Alvaro Mirabassi (non indagato) chiede le tracce della prova scritta, secondo quanto ricostruito da chi indaga. E Duca lo rassicura, aggiunge che tanto avrebbe dovuto darle anche a “Gianpiero“.
L’11 maggio, nella riunione con i presidenti delle commissioni dei concorsi, “il Duca – scrive il gip – fa riferimento alla necessità di rispettare gli interessi dei loro amministratori“. Riceve così la busta con le tracce e si reca in Consiglio regionale, dove ha un incontro con la presidente Catiuscia Marini. Il colloquio tra loro è intercettato dal captatore installato sul cellulare di Duca. Che riferisce alla Marini: “Qui ce so le domande, tra quelle lì… sta tranquilla“. Quindi consegna un foglio al segretario della presidente, Valentino Valentini (non indagato), perché le porti ad una delle candidate.
Le tracce sono consegnate anche a Moreno Conti. Al quale Duca riferisce che “sanno tutto” anche “Luca” e “Gianpiero“.
Dalla lettura del verbale relativo alla correzione delle prove scritte, rileva il gip, emerge che i quattro candidati per il quale è stato previsto un trattamento di favore (nell’ordinanza compaiono i nomi) si sono posizionati nelle prime quattro posizioni.
Il 25 maggio, dopo che si erano tenute le prove pratiche – scrive il gip – Duca ribadisce alla presidente della commissione Rosa Maria Franconi “la necessità di portare avanti le persone raccomandate da Bocci, da Barberini e dalla Marini e dunque di ‘gonfiare’ in particolare la valutazione di una delle candidate, che, pure, secondo quanto riferito dalla Franconi, aveva grossi problemi“.
Quanto al candidato che aveva fatto bene, ma che non era tra quelli segnalati, Duca assicura che lo avrebbe inserito nell’altra procedura per categorie protette in corso in quel periodo. L’ipotesi della Procura di Perugia è che sia stato pilotato anche il concorso per le categorie protette. Un aspetto, questo, che sta indignando particolarmente l’opinione pubblica umbra.
I manager hanno anche la pazienza di fornire piene informazioni ai politici ed ai candidati per non fallire lo scritto. Come quando, secondo quanto riferisce Duca, Valorosi si era recato da Bocci per consegnare le tracce e per chiarirle ad un candidato: “E’ stato un’ora a descrivergli lui quello che doveva scrivere… omissis… che era andato da Bocci per… per scrivergli un po’ d’appunti per ‘sta ragazza“. Quell’omissis fa pensare che “‘sta ragazza” potrebbe presto essere sentita dai magistrati.
Giorni dopo Valorosi informa Duca che Bocci vuole anche le domande della prova ora: “Messaggio da Bocci… vuole gli orali, le domande orali“. E Duca: “Ho capito“.
Ma c’è anche chi, nonostante sappia in anticipo le domande, non riesce proprie ad emergere. Sarebbe questo il caso di una candidata per la quale si era mosso Bocci, incontrato da Valorosi in un bar. All’orale la candidata farà “scena muta“. Viene bocciata. Ma poi, come spiegarlo al politico sponsor? Valorosi chiarisce che l’on. Bocci non ha posto l’assunzione della sua candidata come imprescindibile, rassicura Valorosi. “L’importante è che lui è a posto” chiede Duca. E Valorosi: “… perché lui non è che m’ha insistito ‘no, è questione di vita o di morte…“. E Valorosi chiarisce ancora: “Gli ho detto: Gianpiero, io se tu dici che è una questione vitale… da quanto vedo c’ha delle difficoltà…“. “E allora – conclude – meglio prendere due buoni…“.
Sul concorso per coadiutore amministrativo Bocci avrebbe fatto due nomi. “Gianpiero mi ha dato due nominativi“. E Duca: “Tra … o questo, chi volete?“.
Tra gli indagati anche un padre, che si è mosso per la figlia. Non è il solo familiare impegnato, come emerge dalle carte. Ma lui è indagato. Altri, per ora, no. In vista della prova orale chiede di poter avere “il materiale” qualche giorno prima. Duca, segnalando alcune persone al presidente della commissione, chiede di poter avere le domande e che la figlia del papà indagato, se non può rientrare tra i primi tre, che almeno non sia in fondo alla graduatoria. Alla fine, ottenute le domande dal papà, la ragazza arriverà settima. Si piazzano bene anche tutti gli altri candidati segnalati.
In qualche caso è meglio assicurarsi che in commissione ci sia una persona “affidabile“. Uno dei membri, come da procedura, viene sorteggiato. Duca dà istruzioni per far uscire proprio il nome utile: “Tu metti un bussolotto enne nomi che devi numerare prima e dare evidenza e poi sorteggi…“.
La fame di lavoro rende ambito anche il posto da infermiere, pur a tempo determinato. Gabriella Carnio (indagata), membra della commissione dice che l’assessore può stare tranquillo: i suoi segnalati avrebbero preso tutti 20, il massimo. E qui Duca dà i numeri: “Li potemo pass’ su a 18, 19, 20 i giochi…“. Un gran lavoro, la selezione. La commissaria Carnio riferisce ad un primario che si rammaricava per il basso piazzamento di due infermiere del suo reparto: “So’ tanti… erano tanti da sistema’… tanti… tanti…“. E poi lo sfogo: “Ah ragazzi, che voi non ve rendete conto di queste cose quel che c’è!“.
E ancora, nelle 80 pagine, raccomandazioni per figlie, figli, nuore, nipoti. Che piovono, secondo quanto ricostruito da chi indaga, sulla testa del direttore generale Emilio Duca. Così tanti casi che la lista con 35 indagati appare fin troppo breve. L’inchiesta sulla Sanitopoli umbra è solo all’inizio.