Un modo di farsi pubblicità elettorale, in vista di prossime tornate elettorali. Emanuele Bennati, il presidente umbro di Arci Caccia, bolla così l’ennesimo tentativo di promuovere referendum contro la caccia attraverso l’abolizione della legge 157 e l’art. 842 del Codice civile. Quesiti referendari promossi in varie parti d’Italia, anche in Umbria. Per promuovere le sigle – attacca Bennati – di “sedicenti ambientalisti ‘senza arte ne parte’ prive di radicamento sociale e territoriale minimamente significativo”.
“Le critiche alle proposte referendarie che condividiamo in alcuni contenuti – evidenzia il presidente di Arci Caccia – non vengono dal mondo venatorio, che gli ‘sprinter’ dei referendum virtuali individuano con fazioso fondamentalismo ideologico e talebano nemici da far sparire dalla terra, ma si badi bene, da associazioni ambientaliste con regolare certificazione di esistenza e radicamento che derivano da anni di battaglie ambientali. Alcune da noi condivise, altre che ci hanno visto in schieramenti opposti come quelle contro la caccia”.
“Queste associazioni non sospettabili, non noi – prosegue Bennati – hanno denunciato già nei contenuti i pericoli ‘referendari’ per il patrimonio faunistico italiano che deriverebbero dall’abolizione della legge. Si prospettano possibilità che vanno da ‘caccia selvaggia’ alle commercializzazione e al consumismo che deriverebbe dallo sfruttamento del bene pubblico ‘fauna’ solo al fine di lucrosi profitti del turismo venatorio come in alcuni paesi laddove non c’è adeguata tutela della biodiversità faunistica come le norme in vigore consentono in modo egregio in Italia e come dimostrano i censimenti e le comunicazioni scientifiche rispetto al panorama europeo”.
“Non stupisce la tempistica – prosegue Bennati – dei signori del referendum virtuale dei ‘gregari’ che cercano pubblicità guarda caso con l’avvicinarsi delle diverse tornate elettorali sospese dalla pandemia. ‘Sciacallando’ sulle sofferenze degli italiani, con un occhio alle candidature si aspettano tempi migliori per presentare il referendum e essere contraccambiati magari, se non con una poltrona, con uno ‘sgabello’. Ironizziamo per esprimere una severa critica all’uso improprio e manipolatorio di uno dei più importanti strumenti voluto dai padri costituenti in costituzione a tutela dei più deboli delle minoranze che ora qualcuno usa per ‘spot’ pubblicitari autoreferenziali”.
Pratiche di fronte alle quali Arci Caccia Umbria invita la politica a una riflessione, per trovare soluzioni che puniscano chi approfitta dei quesiti referendari per un uso personalistico e improprio.