Energie rinnovabili, i consiglieri provinciali Rasimelli e Capitani (Pd) contro il decreto del governo - Tuttoggi.info

Energie rinnovabili, i consiglieri provinciali Rasimelli e Capitani (Pd) contro il decreto del governo

Redazione

Energie rinnovabili, i consiglieri provinciali Rasimelli e Capitani (Pd) contro il decreto del governo

Ven, 29/07/2011 - 10:47

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Il Capogruppo e il Consigliere del Pd in Provincia Giampiero Rasimeli e Massimiliano Capitani hanno presentato un ordine del giorno contro “l'azione intrapresa dal Governo con l'emanazione del decreto 28 marzo 2011”. Un provvedimento che a giudizio dei due esponenti democratici “rappresenta un durissimo colpo allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, andando precisamente a colpire la fonte rinnovabile che aveva trovato la più ampia accoglienza e diffusione presso il settore produttivo italiano, cioè il fotovoltaico con specifico riferimento agli impianti a terra”. Per questa ragione Rasimelli e Capitani chiedono al Presidente e alla Giunta Provinciale di “ 1) agire con ogni mezzo e in ogni sede, regionale, parlamentare e di Governo, al fine di ottenere il ritiro del Decreto in oggetto visti gli effetti assolutamente negativi prodotti in questi mesi e data la sua assoluta inapplicabilità, 2) di avanzare, così come emerso nel recente Convegno organizzato dalla Provincia di Perugia sulle energie rinnovabili, una proposta alla Regione, alla finanziaria regionale e alle Banche per la costituzione di un fondo regionale di sostegno alle aziende che operano nel settore del fotovoltaico, 3) di contribuire in prima persona, come Provincia di Perugia, alla costruzione del Consorzio per la realizzazione del grande impianto fotovoltaico della Valnestore, unica forma prevista dal decreto per dare certezza ad un importante ed innovativo intervento per i nostri territori e tale da connotare ulteriormente quell’area come polo tecnologico e innovativo orientato, oggi, alla produzione di energia pulita”.

Ecco il testo completo dell’odg di Capitani e Rasimelli
”Vista l'azione intrapresa dal Governo con l'emanazione del decreto 28 marzo 2011 che rappresenta un durissimo colpo allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, andando precisamente a colpire la fonte rinnovabile che aveva trovato la più ampia accoglienza e diffusione presso il settore produttivo italiano, cioè il fotovoltaico con specifico riferimento agli impianti a terra; tenuto conto che si può, senza dubbio, affermare che senza la tragedia di Fukushjma le misure sarebbero state ancora più dure ed avrebbero posto definitivamente la parola fine sulla crescita e lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica in Italia; considerato che l’emanazione del decreto, concepita a partire dai primi dell'anno 2011, si configura come una delle azioni più devastanti e negative compiute dall'attuale Governo nel settore a partire dall'anno 2008; la volontà di dare uno stop alla impetuosa crescita e diffusione della “rivoluzione energetica” che stava sviluppandosi in Italia sulla scia degli incentivi introdotti dal conto energia del 2007; visto che si è trattato di un intervento prevalentemente lobbistico che voleva favorire e rendere meno aleatorio il decollo del nucleare e nel contempo mantenere lo “status quo” dei grandi soggetti produttori, regalando, come poi è stato, posizioni di privilegio alle compagnie dei combustibili fossili; tenuto conto che si era assistito ad un fenomeno particolarmente positivo, specialmente in questi anni di crisi e recessione, cioè lo sviluppo spontaneo di micro, medie e grandi imprese nel settore del fotovoltaico, con specifico riferimento alla realizzazione degli impianti a terra in quanto più facilmente bancabili; visto che sono stati utilizzati falsi pretesti per giustificare un simile intervento, quali l'insopportabile costo annuo per i prossimi 20 anni per il bilancio dello Stato e l'eventuale distruzione del patrimonio paesaggistico italiano e del territorio destinato ad usi agricoli; tenuto conto che la prima ragione è stata facilmente confutata da fonti di indubbia indipendenza (primo tra tutti il Politecnico di Milano) che hanno dimostrato come per il bilancio dello Stato l'erogazione di 3-4 miliardi di euro/anno per favorire lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica, comporti un ritorno, tra imposte dirette e indirette ed Iva, che riduce a meno della metà la somma effettivamente erogata, senza tener conto della grande sferzata positiva sul settore produttivo della micro e media impresa che questi contributi portavano, soprattutto in rapporto alla creazione di posti di lavoro tecnologicamente avanzati e diffusi sul territorio; considerato che per la seconda ragione, si è dato luogo ad una campagna strumentale tendente a contrapporre il fotovoltaico alla salvaguardia del paesaggio e nel fotovoltaico fra impianti a terra e sui tetti, e che l’esigenza di una puntuale regolamentazione, programmazione e pianificazione deve far parte di una ipotesi e di una pratica organica di sviluppo del settore ma non può essere utilizzata per ostacolare e fermare la produzione di energia da fonti rinnovabili; considerato che alcune Regioni, Umbria, compresa in queste settimane stanno emanando nuove linee guida e provvedimenti legislativi tesi proprio ad una attenta regolamentazione degli impianti che rischiano però di essere completamente superflua stante la normativa nazionale che di fatto rende impossibili nuovi interventi in materia; tenuto conto che ancor più stridente appare il riferimento ad un costo insopportabile per lo Stato derivante dal sostegno alla crescita delle rinnovabili, quando si va ad analizzare la bolletta petrolifera alla fine di ogni anno e si può constatare che un lieve aumento del costo del greggio (dovuto a speculazioni internazionali, od a tensioni socio politiche) porta regolarmente a modificazioni a consuntivo, sul costo effettivamente sostenuto dal sistema Italia per l'approvvigionamento di petrolio, dell'ordine di 5-10 miliardi di Euro l'anno; considerato che le forme nelle quali è stato attuato, sviluppato e articolato il decreto rappresentano un capolavoro giuridico amministrativo per permettere la non realizzazione degli impianti fotovoltaici di medie e grandi dimensioni, sia a terra, sia su edifici. Si è creato infatti un tale coacervo di norme e rimandi, pareri aggiuntivi, enti da consultare obbligatoriamente e quant'altro possibile che rende di fatto il percorso come un “ gioco dell'oca” all'interno del quale sono in agguato numerosissime caselle con scritto “ritorna al punto di partenza”; constatato che questa complessità giuridico-amministrativa non è casuale ma è fortemente voluta dal legislatore al fine di stroncare la crescita del settore che, prima del decreto, poteva permettere all'Italia di raggiungere la quota dei 100 gigaWatt installati entro l'anno 2020 (ricordiamoci che le famose centrali nucleari avrebbero avuto in totale una potenza installata di 12-14 gigaWatt e la Germania ha varato un programma sulle rinnovabili all'interno del quale il settore fotovoltaico prevede la quota di 80 gigaWatt per l'anno 2020) quota che avrebbe permesso, al solo settore fotovoltaico, di coprire il 25% del fabbisogno energetico nazionale, appunto all'anno 2020; tenuto conto che questa possibilità, ancorché remota e da consolidarsi, ha fatto scattare campanelli d'allarme violentissimi nei gruppi di potere e nelle macro aziende che controllano il vitale settore dell'approvvigionamento e distribuzione dell'energia in Italia (Petrolieri, Enel, ENI,ecc); poteva saltare una transizione dolce e guidata (e soprattutto ben remunerata) verso l'uscita, nei prossimi 20-30 anni, dalla totale dipendenza dai combustibili fossili, petrolio e gas naturale in primis; visto che il quadro che ne è derivato sta risultando totalmente paralizzante per il mercato in quanto il settore bancario (in crisi ormai da lungo tempo in Italia e nel mondo) ben lungi da finanziare con facilità questo tipo di impianti prima dell'emanazione del decreto (ricordo che in Italia si fanno sul fotovoltaico Piani Economico Finanziari con valori del IRR – indice di ritorno ell'investimento – ben superiori agli stessi valori che si assumono in paesi più avanzati del nostro quale appunto la Germania) ha colto l'occasione per chiudere totalmente i “cordoni della borsa” motivando tale scelta (e non a caso) dalla totale incertezza creata dal nuovo quadro legislativo emerso dopo il decreto; considerato infine che i primi effetti a cui si assiste sono dannosi e farseschi come quello dell'iscrizione alla graduatoria (che dovrebbe dare diritto agli incentivi per l’anno 2011 all'albo degli GSE per i cosiddetti Grandi Impianti), recentemente conclusasi, nella sua prima fase al 30 di giugno 2011, con registrarti 947 impianti (dei quali circa il 70% fra Puglia e Sicilia) con all'interno impianti con potenze di 3- 15- 50 kW, cioè piccolissimi impianti che hanno sfruttato il requisito della anzianità di autorizzazione creando un caos totale e dando luogo, alla prima figuraccia delle GSE, che ha dovuto subito ammettere di avere sbagliato la graduatoria, a ritirare la medesima al fine di correggere errori materiali evidenti; tutto ciò premesso IL CONSIGLIO PROVINCIALE impegna il Presidente e la Giunta Provinciale • ad agire con ogni mezzo e in ogni sede, regionale, parlamentare e di Governo, al fine di ottenere il ritiro del Decreto in oggetto visti gli effetti assolutamente negativi prodotti in questi mesi e data la sua assoluta inapplicabilità; • ad avanzare, così come emerso nel recente Convegno organizzato dalla Provincia di Perugia sulle energie rinnovabili, una proposta alla Regione, alla finanziaria regionale e alle Banche per la costituzione di un fondo regionale di sostegno alle aziende che operano nel settore del fotovoltaico; • a contribuire in prima persona, come Provincia di Perugia, alla costruzione del Consorzio per la realizzazione del grande impianto fotovoltaico della Valnestore, unica forma prevista dal decreto per dare certezza ad un importante ed innovativo intervento per i nostri territori e tale da connotare ulteriormente quell’area come polo tecnologico e innovativo orientato, oggi, alla produzione di energia pulita”.

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