Per accrescere la sicurezza nel trattamento delle emorragie postum partum , esperti dell’Azienda Ospedaliera di Perugia hanno partecipato a un incontro che si è svolto a Napoli e che ha visto riuniti professionisti dei centri italiani che hanno affinato tecniche altamente innovative per la prevenzione di un fenomeno che può avere un epilogo drammatico.
A rappresentare l’ospedale di Perugia i Dott. Stefano Mosca, responsabile della S.S. di radiologia Interventistica,e il dott. Giorgio Epicoco, direttore della struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia , i cui intervenuti hanno messo in evidenza la attenzione per un problema che va affrontato con tecniche in costante evoluzione .
“ In Italia sono appena 20 gli ospedali che prevedono percorsi specifici per affrontare una patologia tra le più insidiose e comunque la più frequente causa di morte materna – osserva il Dr. Epicoco-. Il centro di Perugia è tra i pochi – sono appena sei- che prevedono la presenza di un team multidisciplinare tra cui una equipe di radiologia Interventistica, direttamente in sala operatoria del blocco parti nelle gravidanze ad “ alto rischio emorragico.“Al meeting di Napoli è stato possibile un confronto con professionisti afferenti a ospedali metropolitani come Milano, Napoli, e Palermo, che ha permesso di verificare la validità e l’efficacia del percorso del centro di Perugia iniziato già nel 2017 dal Dottor Giuseppe Affronti, già direttore della Ostetricia del S. Maria della Misericordia.
“L’emorragia post partum si verifica in 2 casi ogni 1000 nati e pur rappresentando un evento raro nelle civiltà industrializzate – ricorda il Dottor Epicoco- merita un costante monitoraggio . L’Istituto Superiore di Sanità ha osservato che due terzi dei casi di morti materne dovute ad emorragia post partum sono evitabili se si adottano opportune procedure e protocolli multidisciplinari (Ostetrico, Anestesista-Rianimatore, Radiologo interventista, Ematologo”.
La conclusione del convegno, affidato alla dott.ssa Serena Donati dell’Istituto Superiore di Sanità, ha messo in evidenza che il primo obbiettivo da perseguire è quello di ridurre il numero di parti cesarei senza una corretta indicazione, con aumento dei parti naturali dopo un cesareo. ” In particolare – ha riferito il Dr. Epicoco – occorre individuare i casi a rischio più alto (placenta previa, multipli precedenti cesarei, patologie emorragiche materne, etc.) per essere affidati alla gestione di centri di II livello attrezzati e idonei alla gestione di tali emergenze, come quello di Perugia“.